Pochi i centri italiani che usano la tecnica impiegata al San Donato di Arezzo dall’equipe del dott. Giorgio Ventoruzzo. Una metodica che colloca l’ospedale al pari dei migliori centri nazionali e internazionali di chirurgia vascolare
Arezzo, 8 agosto 2024 – Venerdì scorso è stato operato e domenica è tornato a casa. Un paziente di 71 anni con un aneurisma toraco-addominale è stato sottoposto ad un intervento di esclusione endovascolare dall’equipe del dott. Giorgio Ventoruzzo, Direttore UOC Chirurgia Vascolare dell’ospedale San Donato di Arezzo , che ha impiegato una tecnica mininvasiva per via percutanea senza incisioni chirurgiche.
“Gli aneurismi aortici – spiega il dott. Giorgio Ventoruzzo – sono dilatazioni dell’arteria più grande del nostro organismo che attraversa torace e addome e da cui partono le arterie che irrorano gli arti, collo-testa e organi interni. È una patologia potenzialmente letale perché la dilatazione progressiva del vaso nel tempo può portare alla sua rottura determinando una catastrofica emorragia interna che risulta mortale nella totalità dei casi non trattati”.
“Generalmente – prosegue il Primario di Chirurgia vascolare – gli aneurismi interessano l’aorta addominale sotto il livello delle arterie renali e vengono operati con tecniche chirurgiche endovascolari o tradizionali da considerarsi ormai routinarie. In alcuni casi l’aneurisma può avere una estensione maggiore coinvolgendo, come in questo caso, le arterie renali, le arterie viscerali e una parte variabile di aorta toracica”.
“Questi pazienti, fino a pochi anni fa, venivano operati con chirurgia tradizionale open, solo in pochi centri di eccellenza nazionali e internazionali. Attualmente abbiamo a disposizione endoprotesi di nuova generazione custom made, cioè fatte su misura in base all’anatomia del paziente, dotate di branch ovvero di ramificazioni interne o esterne che vengono collegate ai vasi coinvolti dalla dilatazione aortica tramite appositi stent coperti”
“È un intervento tecnicamente complesso, eseguito sotto visione radiologica, che dura in media 3-4 ore – prosegue il dott. Ventoruzzo – e che, quando è possibile, eseguiamo con una tecnica che ci permette di collegare le ramificazioni dell’endoprotesi ai vasi utilizzando come accesso solo le arterie degli inguini. L’intervento è di per sé delicato: ci possono essere complicazioni anche rilevanti ma se tutto va bene il giorno dopo il paziente si alimenta, cammina e dopo due giorni può tornare alle sue normali attività quotidiane. Sempre più interventi di questo tipo, che definiamo di chirurgia endovascolare aortica complessa, vengono effettuati al S. Donato ponendo il nostro ospedale al pari dei migliori centri nazionali e internazionali di chirurgia vascolare”.
Gli interventi vengono eseguiti attualmente con ausilio di apparecchio angiografico mobile in sala operatoria.
“La presenza di una sala operatoria ibrida con apparecchio angiografico integrato di ultima generazione da allestire nel nuovo blocco operatorio in costruzione – conclude il dott. Ventoruzzo – potrà consentire un ulteriore upgrade tecnologico e di qualità offrendo sempre maggiori possibilità terapeutiche e miglioramento nella sicurezza delle cure”.