Roma, 9 novembre 2020 – A fronte di segnalazioni relative a Medici Anestesisti Rianimatori e dei Medici dei Pronto Soccorso comandati a prestare cure a pazienti ricoverati in reparti Covid a media e bassa intensità di cura, che non competono a tali specialisti, l’AAROI-EMAC ha diffidato gli Enti Pubblici e Privati del SSN dal ricorrere a simili prassi.
“Prassi che – si legge nella Diffida – lì dove si sono o si fossero verificate, risultano non solo gravissime alla luce delle note carenze di personale medico specialista in Anestesia e Rianimazione, ma anche vergognosamente sprezzanti dei sacrifici che tale personale sta facendo ormai da mesi, rinunciando alle ferie, ai riposi, al diritto alla formazione. Analoga considerazione valga per i Medici in servizio nei Pronto Soccorso, anch’essi sottoposti a tali sacrifici”.
In presenza di tali situazioni l’Associazione si troverà costretta ad agire presso le sedi competenti, intraprendendo le opportune iniziative anche legali a tutela dei suoi Associati.
“L’emergenza sanitaria sta diffondendo modalità gestionali del tutto inadeguate – afferma Alessandro Vergallo, Presidente Nazionale AAROI-EMAC – Da una parte assistiamo all’utilizzo improprio degli Anestesisti Rianimatori in reparti che possono essere tranquillamente gestiti da altri specialisti, dall’altro si diffonde l’idea – fino a diventare una vera e propria proposta in un documento delle Regioni – di derogare a quanto previsto dalla normativa vigente in materia di equipollenza e di affinità delle discipline del personale dirigenziale del SSN, prevedendo la possibilità di ricorrere ad altre specializzazioni per la gestione di pazienti Covid. Eventualità che, ancor più in reparti ad alta intensità di cura, è del tutto inaccettabile. Allo stesso tempo, e per egual motivo, è da scongiurare un’altra ipotesi presente nello stesso documento delle Regioni, in cui si parla di assunzioni anche per specializzandi dei primi anni”.
“Proprio perché ci troviamo di fronte ad una situazione di portata eccezionale – sottolinea Vergallo – è necessario che qualsiasi proposta sia basata sull’appropriatezza delle cure che tutti gli operatori del SSN, non solo quelli ospedalieri, sono chiamati a svolgere, stante anche l’evidenza che l’emergenza negli Ospedali sta diventando ingestibile anche a causa di una medicina di famiglia che deve ancora decidere, dopo oltre 9 mesi, quale apporto concreto voglia dare nella gestione della pandemia sul territorio”.