Roma, 7 aprile 2016 – Il rapporto di Trasparency Italia sulla corruzione in sanità ha occupato le prime pagine di tutti i giornali di oggi, richiamando l’attenzione sul mondo della sanità come concentrato e catalizzatore di fatti corruttivi e di sprechi. Nessuno – ha commentato il Segretario Nazionale Anaao Assomed, Costantino Troise – ha richiamato l’invito di Cantone alla cautela sui numeri e sulla dimensione del fenomeno, visto che “per misurare la corruzione si utilizzano perlopiù dati di percezione” (come riportato solo nella chiusura del rapporto).
Pochi hanno avuto il coraggio di andare controcorrente, facendo notare che il passaggio dalle percentuali ai valori assoluti disegna addirittura, con una media inferiore a 20 episodi all’anno, un sistema virtuoso, o comunque tra i meno inquinati dei settori pubblici e privati. Considerando anche che la filiera della salute vale 11 punti di PIL.
Sono molti i fattori che rendono la sanità un terreno facilmente attaccabile, tra cui la vicinanza dei centri di spesa alle fucine dei consensi elettorali, la massa di risorse economiche mobilitate, il numero degli occupati, la quantità di beni e servizi utilizzati e la molteplicità dei contratti per acquisirli. Senza dimenticare che le mega aziende che le regioni stanno creando, nell’illusione di risolvere con l’ingegneria organizzativa la loro crisi di gestione del sistema sanitario, concentrano budget miliardari nelle mani di pochi. Non è certo un deficit di senso etico e civico quello che manca.
Sebbene tra i cinque rischi più gravi per il SSN, rivelati dall’indagine non ce ne sia nessuno che riguardi direttamente i medici, irresistibile è stata la tentazione di elevare a sistema episodi deprecabili attivando il corto circuito tra corruzione e liste di attesa e tra queste ed attività libero professionale intramoenia. Come se trovare commercianti che non rilasciano lo scontrino fiscale autorizzasse qualcuno a chiedere la soppressione del commercio al dettaglio.
Nessuno nega l’esistenza in sanità di episodi di corruzione e di sacche di inefficienza fino allo spreco. Visto che si cominciano ad individuare i settori, ci aspettiamo che da domani le Regioni si impegnino su questo fronte, spiegando anche chi e perché autorizza le aziende sanitarie ad iscriversi ad associazioni private con soldi pubblici.
I Medici pubblici ribadiscono di essere in prima linea contro sprechi e corruzione, anche per evitare che qualcuno non voglia sprecare la buona occasione della risonanza mediatica offerta, non senza deficit di chiarezza, per sparare sul SSN.
Alla vigilia della presentazione del DEF vogliamo invece ricordare al Ministro della salute le sue promesse in merito al finanziamento del SSN ed al Governo il senso e la lettera dell’accordo con le organizzazioni sindacali dei medici, dei veterinari e dei dirigenti sanitari del 9 marzo a Palazzo Chigi. Gli indicatori sociali volgono già al peggio e continuare a definanziare il sistema decapitalizzando il lavoro dei professionisti vuol dire contrarre ancora l’offerta pubblica per incentivare processi di privatizzazione che sposteranno gli oneri economici sulle tasche, già provate dalla crisi, dei cittadini. Sarebbe il migliore regalo per corrotti e corruttori.
fonte: ufficio stampa