Roma, 31 gennaio 2022 – Tra i motivi alla base di un’elezione plebiscitaria c’è, certo, la sintonia dimostrata dal Presidente con i sentimenti del Paese e la consapevolezza della emergenza economica, sociale e sanitaria che stiamo attraversando.
I medici non dimenticano che il Presidente Mattarella ha valutato “come patrimonio inestimabile di umanità, l’abnegazione dei medici, dei sanitari, dei volontari”.
Ma l’esercito di chi continua a impegnarsi nel contrasto al virus, in trincee che, nonostante il pericolo, non si possono abbandonare, oggi è allo stremo e l’intero sistema sanitario al collasso, come quotidianamente denunciano i mezzi di informazione, e la sanità pubblica pronta ad appendere il cartello “chiuso” per mancanza di personale.
Le percentuali di occupazione di posti letto da parte dei ricoverati Covid-19 positivi non dicono tutto della gravità della situazione sanitaria.
Nella ricerca di altri indicatori, occorre volgere lo sguardo ai pazienti in attesa di curare un cancro che li sta divorando, a quelli parcheggiati per giorni nei Pronto Soccorso in posti di fortuna, aspettando un letto nei reparti di competenza, che semplicemente non c’è, a quelli che muoiono nelle ambulanze in coda per accedere agli ospedali, ai milioni di cittadini in liste di attesa interminabili, alle prese con il dilemma pagare al privato o aspettare. A una seconda pandemia, sommersa, alimentata dalla pressione esercitata dalla prima.
E allo stato di vera sofferenza degli eroi di ieri, privati dei riposi e delle ferie, ai loro carichi di lavoro insopportabili, dal punto di vista fisico e psichico, ai loro organici, ridotti al lumicino e falcidiati dai contagi al punto da rendere problematica la copertura dei turni. Invisibili, però, per Governo e Regioni, operai salariati del terzo millennio per direzioni aziendali che fanno dell’autoritarismo uno strumento di gestione.
Il patrimonio di deontologia e di civismo dimostrato da medici, dirigenti sanitari, infermieri non merita, da parte di una politica alla vigilia di una lunga campagna elettorale, frettolose rimozioni nè espedienti contabili o banalità spacciate per soluzioni, ma interventi eccezionali per situazioni eccezionali.
Non vorremmo essere costretti a incrociare le braccia per rivendicare attenzione alle nostre condizioni di lavoro, dignità professionale e salariale, nuove risorse di personale.
Presidente, il tempo delle parole per la sanità pubblica è finito, ora aspettiamo i fatti.