Si apre oggi a Milano il 5° Congresso Internazionale AMIT, Argomenti di Malattie Infettive, presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”. Trecento gli specialisti attesi
Le infezioni più frequenti riferibili all’assistenza sanitaria sono: le polmonari nel 19,4% dei casi, le post chirurgiche nel 19,6% e le urinarie nel 19%. Particolarmente frequenti anche le infezioni del torrente circolatorio (10,7%) e gastrointestinali (7,7%).
Milano, 12 marzo 2015 – Si apre oggi a Milano il 5° Congresso Internazionale AMIT, Argomenti di Malattie Infettive, presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”. Si prevede la presenza di più di trecento specialisti provenienti da tutta Italia e dall’estero. Il Congresso, ormai giunto alla quinta edizione, continua nella propria tradizione di proporre argomenti di grande attualità in campo infettivologico accentrando, in particolare, l’attenzione sulla realtà della continuità assistenziale che comprende il livello ospedaliero e territoriale.
“Stiamo affrontando, sia a livello globale che locale, delle emergenze epidemiologiche, in alcuni casi drammatiche, causate dalla sempre più grande diffusione di ceppi batterici con sensibilità a poche o addirittura nessuna classe di antibiotici – spiega il Presidente del Congresso Marco Tinelli, Direttore Azienda Ospedaliera di Lodi e Componente del Consiglio Nazionale della SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali – A tal proposito, come scelta iniziale delle sessioni congressuali, abbiamo identificato la disamina degli effetti patogeni più rilevanti, sia dal punto di vista microbiologico che epidemiologico, provocati dai microrganismi multi-resistenti e l’impatto che ne deriva nella pratica clinica. È pertanto fondamentale, di fronte alle sfide che dobbiamo affrontare, proporre dei modelli di controllo delle infezioni i più razionali ed efficaci possibili”.
Il vero ed enorme problema del clinico è come ottimizzare l’antibiotico-terapia dei microrganismi multi-resistenti sia per la scarsità di molecole realmente efficaci che per le prospettive di pochissime altre che saranno a disposizione nel prossimo futuro. Bisogna quindi rivedere gli schemi terapeutici classici adottando, in alcuni casi, dosaggi molto più elevati degli antibiotici rispetto a quelli cosiddetti standard. Seguendo la filosofia del Congresso in continuità con le altre edizioni, sono stati identificati una serie di argomenti che riteniamo molto rilevanti ed attuali: essi verranno trattati dai maggiori specialisti di livello internazionale in materia.
Sono 4.100.000 circa i pazienti della Comunità Europea che vengono colpiti da infezioni legate all’assistenza sanitaria con una stima di 147mila morti ogni anno. Le infezioni più frequenti sono le polmoniti, soprattutto quelle legate alle comunità e agli ospedali, percentualmente sono il 19,4% di tutte le infezioni, le post chirurgiche, che riguardano il 19,6% del numero complessivo e le infezioni urinarie il 19%. Particolarmente frequenti anche le infezioni del torrente circolatorio (10,7%) e gastrointestinali (7,7%).
“Sono soprattutto i neonati, gli anziani e i soggetti con alcune criticità, come diabete, problemi cardiovascolari, sottoposti a trapianti e a trattamenti chemioterapici, i più in pericolo – aggiunge il dott. Marco Tinelli – Le infezioni crescono al crescere dell’età: sopra i 65 anni i fattori di rischio aumentano di almeno tre volte. Un problema che aumenta ulteriormente una volta superati i 75 anni. Il 75% delle prescrizioni che sono fatte in Italia sono per over 65, una percentuale che da sola assorbe il 65% dei costi del Sistema Sanitario Nazionale”.
La Lombardia è la regione italiana dove ci sono più strutture ospedaliere per malati critici. Presso tali pazienti si sviluppano più facilmente infezioni anche gravi molte delle quali da batteri ad alta resistenza agli antibiotici. Il problema è la gestione della terapia antibiotica, la cosiddetta “antibiotic stewardship” dove in Lombardia, come nel resto d’Italia, non sempre e non ovunque sono stati sviluppati dei programmi ancora efficaci di gestione per la corretta somministrazione degli antibiotici specie nei pazienti a più alto rischio di infezione come gli immuno-compromessi (trapiantati, neoplastici, anziani, ecc). A preoccupare particolarmente è la percentuale elevata di anziani over 70 con infezioni gravi, in particolare da enterobatteri, batteri che normalmente sono i principali componenti della flora batterica intestinale e non danno problemi. Nelle persone fragili come l’anziano possono diventare virulenti e dare origine ad infezioni anche molti gravi. Tra questi batteri il più diffuso è l’E. coli ma il più pericoloso è la Klebsiella pneumoniae. Il problema nell’anziano in Lombardia è particolarmente sentito perché è la regione d’Italia a più alta densità di posti letto per abitante (28,3 per 100 abitanti) nella case di riposo (le RSA). Presso tali strutture si riscontrano percentuali elevate (anche del 50%) di infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici più comuni.
Il problema di Milano, inoltre, è la caratterizzazione dei nuclei abitativi: la percentuale di famiglie monocomponenti o bicomponenti raggiunge il 51 %. Molte di queste persone sono disabili e con numerose malattie associate (comorbilità). Questo determina una particolare vulnerabilità alle infezioni anche da batteri ad alta resistenza come verrà illustrato durante il Congresso. Infatti non solo negli ospedali e nelle case di riposo, ma anche nel territorio (nuclei abitativi, ecc) si trovano gli stessi batteri resistenti alla gran parte degli antibiotici. Uno studio eseguito in Lombardia nei territori delle provincie di Lodi e di Lecco, tra i primi a livello internazionale, ha dimostrato che purtroppo le resistenze agli antibiotici si stanno diffondendo anche fuori dagli ospedali e dalle case di riposo per anziani. Sono stati infatti riscontrati nello studio il 5% di isolamenti di batteri ad alta resistenza a tutti gli antibiotici tranne uno: la colistina. Da ciò ne deriva che molto spesso gran parte degli antibiotici comunemente usati dai Medici di Famiglia sono del tutto inefficaci.
fonte: ufficio stampa