Alzheimer e altre forme di demenza: la differenziazione in una nuova lettura della risonanza magnetica

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Dott. Giorgio Giulio Fumagalli

Milano, 24 gennaio 2019 – La risonanza magnetica è ormai uno strumento diagnostico presente in tutte le strutture ospedaliere che può essere facilmente adoperato per una corretta differenziazione delle demenze permettendo così diagnosi più accurate e precoci.

Il progetto di ricerca del dott. Giorgio Giulio Fumagalli – medico specialista in Neurologia presso l’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano che già da due anni fa parte della rete nazionale di ricerca dell’Associazione Airalzh Onlus – si concentra proprio sui metodi per utilizzare al meglio la risonanza magnetica, semplificando il lavoro del neurologo che guarda le immagini di risonanza e permettendo una migliore distinzione tra le diverse forme di demenza.

Il dott. Fumagalli si occupa in particolare di definire un nuovo sistema per migliorare la precisione della diagnosi differenziale delle demenze tramite la misurazione dell’ampiezza dei solchi cerebrali rilevabili dalle usuali indagini di Risonanza Magnetica.
Il suo progetto di ricerca sta valutando, sia visivamente che con l’uso di un software specifico, le dimensioni di sei diversi solchi cerebrali (olfattorio, cingolato anteriore, temporale polare, insulare, cingolato posteriore e parieto-occipitale).

La risonanza magnetica permette di valutare l’atrofia, cioè la riduzione del volume cerebrale, e valutando le diverse aree del cervello che sono state colpite è possibile orientarsi verso una forma o l’altra di demenza: nella malattia di Alzheimer l’atrofia colpisce principalmente l’ippocampo, la regione temporale mesiale ed in parte nel lobo parietale mentre nell’atrofia corticale posteriore sono più colpiti i lobi parietali e occipitali.

“La mia ricerca ha permesso di identificare, tra tutti i solchi cerebrali, quello che maggiormente distingue le due forme di demenza, che è il solco parieto-occipitale, facilmente riconoscibile e molto più ampliato nell’atrofia corticale posteriore”, spiega il dott. Fumagalli.

Questo risultato è importante in quanto da un lato, con un software automatizzato potrebbe essere possibile anticipare nel tempo la diagnosi di atrofia corticale posteriore ma dall’altro dimostra che anche una analisi visiva mirata a specifici solchi cerebrali potrebbe essere applicata durante una visita ambulatoriale per meglio inquadrare la diagnosi di un paziente o definire il suo grado di malattia.

L’Alzheimer è una malattia che solo in Italia colpisce circa 600 mila individui, il 5 per cento della popolazione anziana. Purtroppo questi numeri sono destinati a crescere considerato anche l’aumento dell’aspettativa di vita.
Per contrastare e sconfiggere l’Alzheimer non esistono al momento terapie risolutive. Esiste solo la ricerca, unica arma per rallentare e bloccare la progressione della malattia e per effettuare diagnosi sempre più precoci e tempestive.

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