Allattamento materno. OMS: “Maggiore diffusione salverebbe oltre 800 mila bambini ogni anno”

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Secondo uno studio pubblicato su The Lancet i costi globali derivati dalla mancanza di allattamento materno ammonterebbero a più di 300 miliardi di dollari, una cifra paragonabile all’intero volume del mercato farmaceutico mondiale. Flavia Bustreo, vice direttore generale OMS: “Nel mondo solo il 35% dei bambini riceve l’allattamento esclusivo al seno. Troppe barriere contro le donne, è necessario maggiore supporto”

neonato-allattamento30 gennaio 2016 – Oltre 800 mila morti tra i bambini di tutto il mondo, una cifra pari al 13% del totale dei bambini al di sotto dei cinque anni, potrebbero essere prevenute grazie ad una maggiore diffusione dell’allattamento materno. La metà dei casi mondiali di dissenteria e circa un terzo delle infezioni respiratorie potrebbero essere prevenuti dall’incremento dell’allattamento materno. Periodi di allattamento più prolungati migliorano la salute materna, aumentano la distanza fra una gravidanza e l’altra e salvando milioni di vite ogni anno grazie alla riduzione del rischio di cancro al seno e alle ovaie. Per ciascun anno di allattamento una donna diminuisce del 6% la possibilità di contrarre cancro al seno e avrebbe benefici anche contro il rischio di cancro alle ovaie. Ogni anno 20 mila casi di cancro al seno sono prevenuti grazie all’allattamento materno. Se questo venisse migliorato sarebbe possibile prevenire ulteriori 20 mila casi ogni anno.

Sono alcune delle conclusioni emerse dalla nuova ricerca Breastfeeding Series pubblicata sulla rivista The Lancet e presentata ieri mattina dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in occasione di uno speciale evento di lancio a Washington D.C. rivolto agli stakeholder internazionali. Lo studio rientra nell’ambito di una serie di focus scientifici estratti dalla nuova Strategia Globale per la Salute delle Donne, Bambini e Adolescenti presentata a settembre scorso dall’OMS all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Secondo le evidenze emerse dallo studio, i costi globali derivati dalla mancanza di allattamento materno ammonterebbero a più di 300 miliardi di dollari, una cifra paragonabile all’intero volume del mercato farmaceutico mondiale. Una maggiore diffusione dell’allattamento materno attraverso investimenti e programmi di educazione e assistenza, permetterebbe ai paesi di tutto il mondo di avere un impatto positivo significativo sulla salute delle donne e dei bambini.

Flavia Bustreo Vice Direttore Generale, Salute della Famiglia, delle Donne e dei Bambini dell’OMS: “Gli studi dimostrano che l’allattamento materno del bambino ha un impatto favorevole sulla sua crescita psichica e mentale nell’età adulta. Per questo motivo l’allattamento naturale dovrebbe essere esclusivo per i primi sei mesi di vita del bambino e proseguito, attraverso una dieta integrata con altri cibi, fino al compimento dei primi due anni. I benefici per la salute sono significativi, sia nei paesi ricchi che in quelli poveri, a cui si aggiungono gli effetti positivi economici attraverso la riduzione dei costi per i sistemi sanitari e quelli associati ad un maggiore QI. Ma le ripercussioni positive non riguardano solo la vita del bambino, ma anche quella della madre. La riduzione del rischio legato al cancro al seno e alle ovaie è notevole e potrebbe salvare milioni di donne nel mondo”.

La ricerca dimostra come migliori risultati ai test di intelligenza tra i bambini e gli adolescenti sono associati ad un lungo allattamento materno, che favorisce un aumento del quoziente intellettivo fino a 3 punti di QI, con conseguenze favorevoli sui risultati durante gli studi, maggiori guadagni sul lavoro e ad una maggiore produttività.

Tuttavia, malgrado le evidenze scientifiche confermino l’importanza di un allattamento materno prolungato, alle donne di tutto il mondo manca il necessario supporto di cui hanno bisogno per allattare e hanno di fronte a sé numerose barriere. I principali ostacoli derivano dal limitato o non esistente periodo di maternità concesso alle neo mamme; secondo lo studio pubblicato sul Lancet, infatti, un periodo di maternità troppo breve (fino a sei settimane) impedisce l’allattamento materno, oppure lo interrompe troppo presto. In generale, a minacciare il corretto allattamento materno è la carenza di sistemi di supporto tra la famiglia e la comunità, nonché tradizioni e sistemi culturali che non supportano la pratica.

Una minaccia all’allattamento materno è costituita dal marketing aggressivo dei prodotti sostitutivi del latte, come quello formulato per i neonati, adottato dalle aziende e dai distributori. Secondo le conclusioni dello studio, l’influenza dell’industria dei prodotti sostitutivi del latte materno sono in crescita e si stima che il valore del mercato raggiungerà gli oltre 70 miliardi di dollari nel 2019, una cifra che supera di gran lunga i soldi spesi per promuovere i benefici dell’allattamento materno nel mondo.

Nonostante le raccomandazioni internazionali che indicano che tutti i bambini dovrebbero essere allattati esclusivamente con latte materno per i primi sei mesi di vita, questo tasso è pari solo al 35,7% dell’intera popolazione mondiale. L’obiettivo globale previsto dall’OMS per tutti i paesi è di incrementare il tasso di allattamento esclusivo al seno nei primi sei mesi fino al 50% entro il 2025.

“Nel mondo – continua Flavia Bustreo – le donne non ricevono il necessario supporto. Aumentare la pratica dell’allattamento al seno porterebbe rapidi progressi, sia in termini di benefici per la salute delle donne e dei bambini, che in termini economici. Per raggiungere gli obiettivi previsti è però necessario che ogni paese introduca interventi nel sistema di educazione e nei servizi per la salute. Ma soprattutto – conclude – che favorisca politiche di protezione alla maternità, spazi protetti e dedicati all’allattamento anche nei posti di lavoro e politiche di regolamentazione dei prodotti sostitutivi del latte materno”.

L’allattamento materno è uno dei pochi comportamenti positivi per la salute più diffuso nei paesi poveri che in quelli ricchi. E nei paesi poveri è maggiore il numero delle donne che si affida a questa pratica. In assenza dell’allattamento materno, il gap tra paesi ricchi e quelli poveri relativo alla sopravvivenza dei bambini sarebbe ancora più alto.

fonte: ufficio stampa

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