Roma, 19 aprile 2019 – “I dati allarmanti diffusi dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane in merito all’emergenza medici in Italia confermano le nostre preoccupazioni e riaccendono la questione legata al comparto chirurgico, tra i più colpiti dalla carenza di professionisti”. Lo afferma in una nota la Società Italiana di Chirurgia (SIC), presieduta dal dottor Paolo De Paolis.
“I giovani medici – precisa la nota – scelgono purtroppo sempre meno la chirurgia come prima opzione post laurea per molteplici ragioni: lunghezza del percorso formativo che non sempre rispetta le aspettative e le necessità del futuro chirurgo, gravoso ed usurante impegno personale rispetto alle specialità alternative, contenzioso medico-legale in aumento”.
“Non tutti i medici che riescono a entrare in una scuola di specializzazione chirurgica finiscono il periodo formativo, una quota viene persa durante il percorso perché, per esempio, preferisce optare per un’altra specializzazione. Questa è una questione che va affrontata. C’è poi da porre l’attenzione sul limbo nel quale i giovani neo specialisti si ritrovano in attesa dell’assunzione. La fase che dovrebbe, infatti, consentire il più forte slancio verso la vita lavorativa rappresenta invece il momento di maggiore difficoltà e scoraggiamento. Ci si trova paradossalmente a non poter frequentare più la corsia né la sala operatoria, cosa possibile invece nel periodo formativo. E qui scatta il meccanismo per cui molti dei nostri giovani e bravi chirurghi, per cui abbiamo investito molte risorse, scelgono di optare per un lavoro all’estero”, continua la SIC.
Le proposte di soluzione al problema da parte della Società Italiana di Chirurgia sono diverse e interessano più fronti.
“Sarebbe necessario innanzitutto dare delle prospettive concrete ai giovani chirurghi nell’immediato post specializzazione. L’attuale quota di circa il 70% di donne che intraprendono la facoltà di medicina rende necessaria una riorganizzazione del futuro assetto della professione che consenta di conciliare meglio la vita personale e lavorativa. Sarebbe opportuno trovare inoltre una modalità per non interrompere la continuità di frequenza in ospedale dando ai giovani chirurghi una copertura assicurativa e rivedendo la norma che impedisce, per incompatibilità, di avere altre attività remunerate ai titolari di borsa di studio da specializzando”.
“Un primo passo importante – conclude la Società Italiana di Chirurgia – è stato fatto, le nostre proposte sull’aumento dei posti a disposizione per il corso di laurea in medicina e nelle scuole di specializzazione è stato recepito. Ora occorre uno sforzo ulteriore, c’è la necessità di tornare ad essere attrattivi nei confronti del mestiere del chirurgo”.