Al Policlinico di Milano un “tetto” per i senza fissa dimora

Parte un progetto sperimentale che accoglierà i clochard che si rifugiano nell’Ospedale in 30 tende complete di sacchi a pelo, grazie all’intesa con l’associazione “Per il Policlinico onlus” e l’associazione Poliziotti italiani

foto-4Milano, 6 febbraio 2015 – Il freddo della notte, soprattutto nei mesi invernali, spinge spesso i clochard di Milano a rifugiarsi negli ospedali: il Pronto Soccorso è aperto 24 ore su 24 e le strutture più grandi, come il Policlinico di Milano, sono ricche di corridoi sotterranei e di sottoscala in cui cercare riparo. Il fenomeno, però, crea diversi problemi di pubblica sicurezza e di igiene. Per questo la Fondazione Ca’ Granda Policlinico ha siglato un protocollo d’intesa con l’associazione “Per il Policlinico onlus” e con l’associazione Poliziotti Italiani, per allestire uno spazio dedicato all’accoglienza notturna di queste persone senza fissa dimora.

In particolare, la Fondazione ha voluto dedicare un’area di sua proprietà, quella della Chiesa di via Pace 9, come luogo di accoglienza. Qui ogni giorno saranno allestite 30 tende monoposto, sponsorizzate da Decathlon, ciascuna fornita di un sacco a pelo donato dal Comune di Milano. L’area, in cui saranno garantite anche alcune toilette chimiche, è stata scelta perché ospita solo ambulatori diurni: per questo potrà essere a disposizione dei clochard dell’Ospedale ogni giorno dalle 19.00 alle 7.00, con l’ingresso da viale Regina Margherita.

La gestione dello spazio è affidata a Angelo Starinieri, noto a Milano come “manager dei clochard”: è stato lui stesso un senza fissa dimora, e ha dedicato la sua esperienza nel migliorare il più possibile la condizione di chi si trova in situazioni di disagio. Nel dettaglio, Starinieri si occuperà di censire i clochard accolti nell’area, dando la priorità a coloro che abitualmente trovano riparo tra le mura dell’Ospedale, e certificando il ritiro delle tende alla sera e la riconsegna alla mattina, con il supporto dell’associazione Poliziotti Italiani. Vigilerà inoltre sul rispetto degli orari di ingresso e di uscita per permettere il normale svolgimento delle attività ospedaliere, stilerà un codice di comportamento a cui gli ospiti dovranno attenersi, e assicurerà la pulizia e il riordino dell’area al termine di ogni utilizzo. L’associazione “Per il Policlinico”, inoltre, si occuperà di invitare i clochard a non sostare nelle aree non autorizzate, di fornire le informazioni necessarie a conoscere e raggiungere l’area di accoglienza dedicata, e più in genere di vigilare sul rispetto delle norme e degli spazi. I membri dell’associazione Poliziotti, infine, presidieranno l’ingresso e l’uscita dei senza fissa dimora, e assicureranno la presenza e il controllo di sicurezza durante la notte, potendo intervenire in caso di bisogno grazie al costante collegamento con le Forze dell’Ordine e il personale di guardia del Pronto Soccorso del Policlinico.

foto-3“Tutto questo – commenta Giancarlo Cesana, presidente della Fondazione Ca’ Granda – è stato possibile anche grazie all’Arcidiocesi, che ha acconsentito a destinare al progetto gli spazi della Chiesa di via Pace, e che ne ha condiviso da subito le finalità. È importante sottolineare lo spirito di collaborazione che ci ha portato a questo risultato, e che ha visto lavorare insieme pubblico e privato, laicato e Chiesa. Si tratta di un progetto di sicuro interesse, che potrà anche essere un modello esportabile e replicabile anche in altre realtà”.

“La filosofia alla base di questo progetto – spiega Angelo Starinieri – è quella di ridare dignità e identità alle persone poco fortunate, stimolandole a ritrovare uno scopo nella vita. Sono infatti previste attività culturali e mostre di quadri, per ridare un senso alla loro esistenza. È una missione difficile, ma con il tempo e con l’impegno si potrà davvero fare la differenza”.

“Questo progetto, che ha trovato immediato sostegno pur essendo fuori dagli schemi – aggiunge Claudia Buccellati, presidente dell’associazione “Per il Policlinico” – mi è sembrato l’unico modo per tentare di risolvere una situazione che dura da anni ed è sempre più grave. Sono profondamente convinta che se si vuole, si può trovare insieme con la volontà e l’impegno la giusta soluzione per qualsiasi problema”.

Il progetto comincia oggi in via sperimentale e avrà una durata di sei mesi, al termine dei quali sarà rinnovabile, ed eventualmente rimodulabile sulla base di ciò che emergerà dalla sperimentazione.

fonte: ufficio stampa

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