Milano, 7 ottobre 2015 – Con riferimento alla notizia diffusa nei giorni scorsi relativa all’utilizzo di integratori e aumento di rischio del cancro alla prostata, AIIPA (Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari) – Area Integratori alimentari, in collaborazione con il prof. Giovanni Scapagnini, biochimico clinico e docente presso l’Università del Molise, precisa quanto segue: lo studio condotto dal gruppo delle Molinette e pubblicato ad aprile sulla rivista “Prostate” utilizza una miscela di 3 integratori combinati in soggetti (45-75 anni) già ad elevato rischio di sviluppare un adenocarcinoma prostatico (affetti da neoplasia intraepiteliale prostatica di grado elevato e da proliferazione microacinare atipica); la ricerca è stata condotta su un campione molto esiguo di pazienti: 60 soggetti, metà trattati e metà placebo, e la valutazione è stata effettuata a 6 mesi di trattamento con una miscela di licopene, selenio e catechine del thè. I dosaggi utilizzati nello studio sono molto elevati, oltre il doppio dei limiti consentiti dalle linee guida del Ministero della Salute per gli integratori alimentari: negli integratori è garantita la sicurezza d’uso alle dosi consigliate; dallo studio sono emersi dati relativi al presunto impatto negativo di questi integratori sui biomarcatori molecolari (microRNA) associabili a carcinogenesi; tuttavia è necessario sottolineare che i microRNA sono biomarcatori ancora poco affidabili in termini di predittività.
È bene ricordare che i tre composti, considerati singolarmente in studi molto più ampi, hanno invece dimostrato efficacia nel preservare la fisiologia prostatica, o comunque nessun aumento del rischio di insorgenza del cancro1.
In conclusione, non ci sembra corretto generalizzare in termini negativi e allarmistici, considerando che i risultati sono stati elaborati a partire da pochi dati disponibili. E’ tuttavia importante indagare le possibili conseguenze dell’uso di associazioni di integratori in soggetti precancerosi. Infine, ricordiamo che gli integratori sono alimenti con effetto nutrizionale o fisiologico destinati ad integrare la normale dieta in soggetti sani e non possono avere effetti terapeutici.
1 Ad aprile è stato pubblicato su Cancer Prevention Research uno studio dell’Università di Tampa in Florida, condotto su 100 pazienti con neoplasia intraepiteliale prostatica di grado elevato e della proliferazione microacinare atipica (identiche condizioni di quelli studiati nello studio delle Molinette) e trattati per un anno con 400 mg di catechine del tè verde, ha dimostrato che tale integratore, non solo non aumenta il rischio di sviluppare il carcinoma prostatico, ma anzi migliora biomarcatori e aspetti funzionali prostatici (Kumar NBet al. Randomized, Placebo-Controlled Trial of Green Tea Catechins for Prostate Cancer Prevention. Cancer Prev Res (Phila). 2015 Apr 14.). Inoltre proprio le catechine del tè verde da anni sono studiate in quanto, anche su cellule cancerose prostatiche, agiscono positivamente sui microRNA associati a cancerogenesi.
Riguardo al licopene, una recente metanalisi pubblicata su Plos dimostra una associazione inversa tra assunzione di questo carotenoide e rischio di carcinoma prostatico (Wang Y, et al. Effect of Carotene and Lycopene on the Risk of Prostate Cancer: A Systematic Review and Dose-Response Meta-Analysis of Observational Studies. PLoS One. 2015 Sep 15;10(9)), mentre uno studio condotto su soggetti con neoplasia intraepiteliale prostatica di grado elevato e della proliferazione microacinare atipica e trattati con licopene, condotto dall’Università di Chicago, e pubblicato pochi giorni fa su Nutrition Cancer, non solo non ha riscontrato aumento del rischio, ma di nuovo, un miglioramento di aspetti funzionali della prostata e una riduzione delle lesioni microacinarie (Gann PHet al. A Phase II Randomized Trial of Lycopene-Rich Tomato Extract Among Men with High-Grade Prostatic Intraepithelial Neoplasia. Nutr Cancer. 2015 Oct;67(7):1104-12).
fonte: ufficio stampa