Abuso sui minori. Il linguaggio del bambino in ambito forense

bambino-violenza-abusoIn ambito forense, il linguaggio può influire sulla percezione della realtà e sulla memorizzazione, ma esercita un’influenza anche sul recupero delle tracce mnestiche e sulla loro organizzazione. Mediante il supporto linguistico, offerto dall’intervistatore, si realizza la possibilità di edificare e modificare i contenuti della memoria. La possibilità, per esempio, di disporre di adeguati referenti per indicare concetti di relazione, di ordine spaziale, temporale o dimensionale, può favorire la rievocazione di un evento.

I bambini utilizzano il linguaggio verbale per organizzare il ricordo delle proprie esperienze e per attribuire loro significato. In altre parole, se un adulto racconta in base a ciò che ricorda, un bambino ricorda in base a ciò che racconta.

Specie in ambito giudiziario, ciò lo rende particolarmente suggestionabile perché può essere indotto a fare proprie le parole e le interpretazioni proposte dagli adulti con i quali interloquisce, specie quando desidera compiacerli per ricevere approvazione.

Il linguaggio, in tutti i suoi aspetti, lessicale, sintattico, morfologico, costituisce uno dei fattori che contribuiscono al fenomeno della suggestione. Perciò, è importante porre molta attenzione alla forma delle domande e dei dialoghi, per evitare di indurre suggestione nel ricordo del bambino.

La capacità di raccontare un evento rappresenta un prerequisito indispensabile per i bambini chiamati a testimoniare. Per essere in grado di narrare un fatto accaduto, il bambino deve aver interiorizzato lo schema dell’episodio al fine di organizzare i contenuti semantici che vuole comunicare.

Già a 4-5 anni il bambino si avvale dello “schema dell’episodio minimo”, cioè è in grado di descrivere in sequenza una situazione iniziale, un evento che la modifica e un esito finale. Verso i 7-8 anni riesce a concatenare più episodi tra loro, costruendo narrazioni sempre più ricche ed articolate.

Ciò non significa che i bambini al di sotto dei 4 anni non siano in grado di raccontare un evento. Null’affatto! Anche i bambini molto piccoli, 2-3 anni, pur non possedendo ancora la capacità di integrare la struttura formale dell’episodio, sono capaci di costruire frasi con le quali fornire descrizioni di eventi e, anche se meno strutturati, i racconti autobiografici i quali permettono, a chi ascolta, di costruirsi un’adeguata rappresentazione dei fatti.

Tina Iannella

Neuropsicomotricista dell’età evolutiva. Criminologa forense. Fondatrice e presidente dell’associazione “Il Bambino Incompreso” - onlus

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