Al 70% delle pazienti diagnosticato un tumore al seno o alle ovaie, nel 30% accertata la mutazione genetica.
Sabato 28 novembre al Dea le donne rivendicano il diritto a politiche sanitarie adeguate
Pavia, 27 novembre 2015 – Il Policlinico pavese è uno dei pochi Istituti di ricerca con il percorso genetico completo per le donne che hanno avuto familiarità con i tumori. Qui, infatti, è possibile utilizzare l’ambulatorio del rischio, la consulenza genetica con il test che verifica se la paziente è predisposta ad ammalarsi, oltre a controlli intensivi, periodici e alla chirurgia preventiva senologica e ginecologica. Ad aiutare le donne anche una squadra di specialisti multidisciplinari e di supporto psicologico. E proprio per questo il 27% delle pazienti arriva da fuori Pavia. Ma non solo. Grazie alla senologia con la certificazione europea di Breast Unit del San Matteo diretta da Adele Sgarella qui le donne sono accolte, seguite, controllate, supportate ed eventualmente operate.
Sabato 28 novembre per la prima volta si troveranno insieme allo staff del rischio ginecologico e senologico le donne che sono state operate in tutta Italia grazie alla collaborazione tra il San Matteo con la senologa Alberta Ferrari, coordinatrice della rete femminile e la onlus a.BRACADABRA che rivendica politiche sanitarie adeguate.
Oggi per esempio, bisogna sborsare circa 500 euro l’anno per i necessari controlli che servono ad arrivare alla diagnosi precoce. Diversa la situazione in Lombardia ed Emilia Romagna dove, invece, esistono esenzioni specifiche certificate, per il nostro territorio, dagli specialisti del San Matteo e dalla Asl. Così non si pagano ticket per mammografia, ecografia mammaria, risonanza magnetica, visite senologiche e ginecologiche, marcatori tumorali ed ecografia ginecologica.
Durante il convegno di sabato al Dea il 28, dalle 9.00 alle 15.30, nell’aula didattica 2 del primo piano corpo A, il cui titolo è “Incontro di lavoro delle donne a rischio genetico di tumore al seno e all’ovaio”, verranno messe nero su bianco le richieste per tutelare in modo omogeneo, dal punto di vista sanitario, tutte le donne del Paese:
- le donne chiedono linee guida nazionali per essere tutelate nella prevenzione e nella cura in eguale modo su tutto il territorio nazionale;
- una mappatura dei centri in grado di gestire a 360 gradi la problematica, oggi sono invece pochi i centri italiani che hanno un percorso completo;
- inadeguato il numero delle strutture sanitarie in grado di operare nel percorso genetico, di prevenzione e cura contemporaneamente. Inoltre la chirurgia preventiva non è offerta da tutti gli ospedali.
fonte: ufficio stampa