Roma, 20 novembre 2015 – È un giudizio sostanzialmente positivo, ma non privo di ombre quello che l’Anaao Assomed esprime nei confronti del Ddl sulla responsabilità professionale approvato ieri alla commissione Affari Sociali della Camera.
Il primo dato da apprezzare è avere riunito tutti i vari progetti di legge per arrivare finalmente all’iter per la discussione in Parlamento, un segnale dell’attenzione del mondo politico, e del relatore in particolare, verso un tema su cui si sono versati fiumi di parole nell’arco di 20 anni senza che si fosse mai giunti ad una ridefinizione legislativa. Positivo anche il richiamo alla centralità di un sistema di risk management all’interno di ogni azienda sanitaria sia pubblica che privata.
La novità più rilevante è nel passaggio dalla responsabilità contrattuale a quella extracontrattuale per il medico dipendente, che comporta che la colpa del sanitario deve essere provata da chi pretende il risarcimento, dando maggiore serenità al sistema delle cure dal punto di vista assicurativo anche ai molti giovani che vivono attualmente nel precariato.
I dubbi arrivano invece nell’identificazione delle linee guida esimenti in quelle prodotte dalle Società Scientifiche iscritte in un apposito elenco. Forse, sarebbe stato meglio parlare di comunità scientifica e non demolire il PNLG (Piano Nazionale Linee Guida), praticamente cancellato dalle mitragliate di tagli lineari delle finanziarie passate, e rafforzare un organismo indipendente più vicino all’esperienza della Cochrane Collaboration che ad astratti elenchi che non sono altro che un atto di fede.
Assolutamente non condivisibile è, invece, l’approccio scelto per modificare la responsabilità amministrativo-contabile (la temutissima rivalsa) ovvero la possibilità che al professionista venga richiesto di sborsare denaro in conseguenza del risarcimento, a causa dell’emergere dal testo di molteplici fattispecie di possibili rivalse.
Ci sarà tempo e modo di migliorare il testo durante l’iter parlamentare. Intanto non possiamo che apprezzare la volontà di porre un freno all’aumento dei contenziosi, spesso del tutto velleitari, e all’auspicabile riduzione dei premi assicurativi, anche se non si è avuta la forza e il coraggio di avvicinarci a modelli europei solidi e sperimentati in cui la possibilità di subire 3 procedimenti giudiziari (penale, civile e amministrativo-contabile) semplicemente, non esiste.
Ora sono in molti a salire sul carro dei meriti, ma chiunque pensi di avere sminato in extremis le ragioni della mobilitazione del 28 novembre e dello sciopero del 16 dicembre si disilluda.
fonte: ufficio stampa