Ischemia critica degli arti inferiori, approccio multidisciplinare per salvare l’arto

Dott. Giorgio Ventoruzzo

Arezzo, 6 febbraio 2025 – Un modello multidisciplinare per trattare l’ischemia critica degli arti inferiori con l’obiettivo di salvare l’arto e consentire una buona qualità di vita. All’Ospedale San Donato di Arezzo sono oltre 400 ogni anno gli interventi effettuati grazie all’equipe multidisciplinare composta dalla chirurgia vascolare, diabetologia, cardiologia, radiologia interventistica, malattie infettive, medicina interna e nefrologia.

“L’ischemia critica rappresenta lo stadio finale dell’arteriopatia degli arti inferiori, causata da restringimenti o occlusioni delle arterie su base aterosclerotica – spiega il dott. Giorgio Ventoruzzo, direttore UOC Chirurgia Vascolare Ospedale Arezzo e responsabile Rete Diagnostica Vascolare Asl Tse -. Clinicamente si manifesta con dolore continuo alla gamba anche a riposo e/o ulcere distali che possono portare alla gangrena e alla necessità di amputazione”.

“L’arteriopatia periferica – prosegue il dott. Ventoruzzo – può essere considerata come una pandemia globale che interessa più di 200 milioni di persone al mondo e con numeri in continua crescita per l’invecchiamento della popolazione generale e per l’impatto dei fattori di rischio, in particolare il diabete, che si stima interesserà 1 adulto su 10 nel 2040. L’ischemia critica rappresenta il 10% di questa fetta di popolazione ed è associata ad un elevato rischio di amputazione e mortalità tanto da essere considerata alla stregua di una patologia tumorale terminale. È paragonabile ad un incendio che deve essere spento il prima possibile e questo si può ottenere solo con una presa in carico rapida del paziente e un approccio multidisciplinare estremamente organizzato, che porti il prima possibile al tentativo di salvare l’arto con tecnica endovascolare (angioplastica), chirurgica tradizionale (Endoarteriectomia/Bypass) o ibrida, ovvero combinata chirurgica e endovascolare”.

“Le tecniche mininvasive endovascolari eseguite nel nostro centro dai chirurghi vascolari e dai cardiologi interventisti – aggiunge Ventoruzzo – permettono di effettuare interventi in anestesia locale e con approccio totalmente percutaneo riducendo l’invasività chirurgica e ampliando le possibilità di cura con opzioni sempre più efficaci anche per pazienti fragili e anziani. Inoltre, nei pazienti in cui è impossibile la rivascolarizzazione esistono delle terapie mininvasive, eseguite dalla Radiologia Interventistica diretta dal dott. Pasquale Petruzzi, che si sono dimostrate efficaci in molti casi nel salvare l’arto. Al San Donato nel tempo è stato messo a punto un percorso di eccellenza che ha sistematizzato il processo di valutazione, trattamento e follow-up dei pazienti con ischemia critica”.

“Fondamentale, oltre all’atto di rivascolarizzazione, è la gestione delle ulcere – interviene la dott.ssa Alessia Scatena, direttrice della UOC Diabetologia e coordinatrice del Gruppo di Studio italiano del Piede diabetico – Infatti, ogni piccola ulcera a carico degli arti inferiori può complicarsi e mettere l’arto a rischio di amputazione maggiore. Il nostro è un percorso unico nel suo genere perché il Centro di Piede Diabetico prende in carico la gestione di tutti i pazienti con ischemia critica, anche non diabetici, assicurando un’assoluta equità di accesso alle cure e un controllo, anche a distanza, dei pazienti attraverso la telecooperazione sanitaria tra infermieri della diabetologia e servizio infermieristico territoriale. Dopo la guarigione, il rischio di nuove ulcerazioni è intorno al 40% nel primo anno e pertanto assicuriamo un percorso di monitoraggio gestito dalla podologa Silvia Magi”.

Dell’equipe multidisciplinare fa parte anche la struttura di Malattie infettive. “Frequentemente le lesioni vascolari presentano complicanze di tipo infettivo – puntualizza il dott. Danilo Tacconi, direttore UOC Malattie Infettive – che ne rendono difficile la gestione per molteplici fattori tra cui lo scarso afflusso di sangue, la presenza di numerosi microrganismi e soprattutto la multi-resistenza agli antibiotici. Per questo l’infettivologo, nell’ambito della gestione multidisciplinare, rappresenta una figura che consente un appropriato utilizzo della terapia antibiotica, sia per indicazione che per tipologia che per durata”.

“Questo tipo di organizzazione multidisciplinare è stata la spina dorsale di una intensa attività di ricerca scientifica ad elevato impatto sulla pratica clinica che ha reso il nostro Ospedale un punto di riferimento in questo ambito nel panorama italiano e internazionale. Siamo profondamente convinti che non ci possa essere una buona attività clinica senza una buona attività di ricerca che oltretutto ci permette di trattare i nostri pazienti con materiali innovativi di ultimissima generazione senza aggravi di costi per le finanze aziendali determinando un volano di crescita e sviluppo” chiarisce il dott. Francesco Liistro, direttore della UOSD di Cardiologia Interventistica che ha coordinato in questi anni studi clinici pubblicati su prestigiose riviste scientifiche internazionali.

“Dal 2012 l’attività aretina si conferma tra le migliori in Italia secondo i dati PNE Agenas 2023, ma si può ancora migliorare – conclude il dott. Ventoruzzo – In tutto questo resta fondamentale puntare l’attenzione anche all’aspetto umano e al rapporto con il paziente. A tal fine si ringraziano le nostre equipes infermieristiche che, con la loro professionalità e umanità, riescono a far sentire il paziente come se fosse in famiglia durante tutto il periodo di ricovero”.

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