I ricercatori della facoltà di Medicina dell’Università di Graz hanno sperimentato le forti interazioni tra intestino e cervello
Vienna, 17 novembre 2015 – Le emozioni come la paura o la rabbia possono provocare una sensazione di nausea oppure creare l’impressione che qualcosa di pesante si posi nella bocca dello stomaco o possono, perfino, causare gravi dolori di stomaco. D’altra parte, non solo lo stomaco reagisce agli stati d’animo, ma, se i dolori di stomaco sono cronici, può anche modificare il comportamento sociale delle persone colpite. I ricercatori della facoltà di Medicina dell’Università di Graz hanno indagato le complesse interazioni tra l’intestino e il cervello.
Secondo il farmacologo e neuro-gastroenterologo Peter Holzer della facoltà di Medicina dell’Università di Graz, ansia e depressione si generano spesso parallelamente a malattie come il morbo di Crohn, la dispepsia funzionale o la sindrome del colon irritabile. Nel contesto di un progetto recentemente concluso, finanziato dal Fondo austriaco per la Scienza (FWF), Holzer e il suo team, attraverso esperimenti sugli animali, sono stati in grado di dimostrare significativi cambiamenti nel cervello. La FWF ha riferito che questi cambiamenti sono legati sia alla memoria del dolore che alle emozioni.
Secondo Holzer, l’intestino e il cervello si scambiano continuamente un’enorme quantità di informazioni che vengono trasmesse tramite segnali neurali, ormoni e citochine. L’enterite (infiammazione dell’intestino), ad esempio, aumenta la sensibilità al dolore. In un altro studio, è stato dimostrato che i topi cadono in depressione quando viene a mancare un particolare ormone intestinale (peptide YY); i ratti diventavano molto più ansiosi e inclini allo stress.
L’Austria continua a confermarsi come ambita sede di ricerca in Europa nei settori del futuro (Bioscienze, Ambiente & Energia, Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione – TIC, Mobilità & Traffico), offrendo alle aziende che investono nel settore R&S la possibilità di ricorrere a finanziamenti di agenzie di promozione per la ricerca (come la AWS e la FFG) e incentivi statali. A conferma di questo impegno, di recente il parlamento ha innalzato la soglia dei contributi per la ricerca dal 10% al 12%. Con una quota del 2,9% del rapporto interno lordo dedicato alla Ricerca & Sviluppo, l’Austria si attesta ben al di sopra della media UE (2,06%). La dinamica della forza innovativa si manifesta anche nell’obiettivo prefissato per il 2020: un ulteriore incremento della quota di ricerca fino ad arrivare al 3,76% – valore nettamente al di sopra del volume di investimenti in R&S del 3% del PIL, definito dall’Unione Europea nella strategia di crescita Europa 2020.
fonte: ufficio stampa