Dalla corteccia di abete straordinarie proprietà antiossidanti, antivirali e antibatteriche

Una ricerca coordinata dall’Istituto per la bioeconomia del Cnr e dall’Istituto Luke di Helsinki ha individuato proprietà antiossidanti, antibatteriche e antivirali nell’estratto ottenuto dalla corteccia e dai rametti di abete rosso. Lo studio in vitro, pubblicato su Separation and Purification Technology, avvia una potenziale nuova fase per questo settore, incentrata sullo sviluppo industriale di prodotti utili per la salute dell’uomo

Abeti rossi intorno a un laghetto alpino nei pressi del Rifugio Levi Molinari, Val di Susa, Torino (credits Francesco Meneguzzo)

Roma, 17 dicembre 2024 – Uno studio coordinato dall’Istituto per la bioeconomia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibe) e dall’Istituto Luke di Helsinki (Finlandia), ha rivelato le elevate proprietà antiossidanti, antibatteriche e antivirali dell’estratto di corteccia di abete. I risultati della ricerca in vitro, a cui hanno partecipato altri partner italiani, finlandesi e statunitensi, sono stati pubblicati sulla rivista Separation and Purification Technology.

“In questa ricerca abbiamo impiegato la corteccia di abete rosso – una specie particolarmente diffusa sulle Alpi e anche sull’Appenino tosco-emiliano – un sottoprodotto della filiera forestale di norma non utilizzato oppure destinato alla combustione. Gli estratti, ottenuti mediante la tecnica di cavitazione idrodinamica, sono dotati di elevate proprietà antiossidanti e antivirali rispetto a due tipi di virus, e di attività antibatterica particolarmente efficace nei confronti di diversi ceppi. Questo metodo si è rilevato efficiente, veloce, in grado di operare a basse temperature e anche con altri sottoprodotti, quali i rametti”, sottolinea Francesco Meneguzzo, ricercatore del Cnr-Ibe e supervisore dello studio.

Questa tipologia di estrazione non era stata mai sfruttata prima, per la mancanza di una tecnica che fosse in grado di restituire un prodotto sicuro per l’organismo e in grado di assicurare un adeguato ritorno economico. “Abbiamo progettato un sistema tecnologico innovativo e completo, in grado di lavorare anche trentamila tonnellate di sottoprodotti in un anno. Dopo una lunga sperimentazione e analisi complesse, siamo riusciti a identificare nel dettaglio quali potessero essere gli aspetti tecnici e di mercato determinanti per la sostenibilità economica dell’applicazione industriale”, conclude Meneguzzo.

Lo studio, condotto nell’ambito del progetto ForestAntivirals dell’Accademia di Finlandia e dei progetti italiani Pnrr On Foods (finanziato da NextGenerationEU) e Nutrage (finanziato dal Cnr) potrà aprire la strada a una nuova bioeconomia forestale, non limitata alla produzione di combustibili o di materiali tecnici, ma focalizzata su prodotti potenzialmente importanti per la salute umana, utilizzabili per la funzionalizzazione di alimenti e per la realizzazione di integratori alimentari.

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