A cura della prof.ssa Cristina Tassorelli, Professoressa di Neurologia – Università di Pavia
Roma, 13 novembre 2024 – Le scienze dell’emicrania hanno assistito a enormi progressi negli ultimi anni. I modelli preclinici e clinici sperimentali hanno contribuito in modo significativo a fornire informazioni utili sulle strutture cerebrali che mediano gli attacchi di emicrania.
Questi modelli hanno chiarito il ruolo di alcune vie di neurotrasmissione, permettendo di identificare molecole-chiave nella complessa patogenesi dell’emicrania, con il risultato che, negli ultimi 5 anni, l’armamentario terapeutico dell’emicrania si è enormemente arricchito con farmaci target-specifici.
Dagli anticorpi monoclonali diretti contro il peptide correlato al gene della calcitonina (CGRP) o il suo recettore, che vanno somministrati per via parenterale mensilmente o trimestralmente, agli ancora più recenti gepanti, antagonisti dello stesso recettore che seguono invece la canonica somministrazione per via orale, i nuovi farmaci stanno cambiano rapidamente lo scenario gestionale dell’emicrania, grazie alla loro efficacia e tollerabilità, ma anche in virtù delle specifiche modalità di somministrazione e di dispensazione.
E mentre molte persone con emicrania che non avevano avuto beneficio dai precedenti trattamenti godono ora di un notevole miglioramento della loro qualità di vita, la ricerca continua con un nuovo anticorpo monoclonale diretto contro un diverso peptide, il PACAP, che si è dimostrato efficace nel trattamento dell’emicrania in uno studio di fase 2. Le buone notizie per medici e pazienti quindi continuano.