Torino, 11 novembre 2015 – Luce Mia è un gioco di parole per rappresentare la leucemia. Luce Mia è un viaggio dentro, attorno e fuori dalla malattia. Luce Mia è un film documentario, che verrà proiettato in anteprima durante il prossimo Torino Film Festival (al Cinema Reposi il 21 novembre 2015 alle ore 17.30, il 22 alle ore 9.30 e il 23 alle ore 21.30).
Lucio Viglierchio (35 anni) è l’autore, il regista, ma soprattutto il protagonista del film. Nel 2010 gli è stata diagnosticata una leucemia mieloide acuta. Oggi, dopo tre chemioterapie vissute in regime di isolamento e alcuni mesi trascorsi all’interno del reparto di Ematologia dell’ospedale Mauriziano di Torino (diretto dal prof. Massimo Massaia), ha raggiunto il grande traguardo della guarigione dalla malattia e la nascita della sua prima figlia, Nora.
Così ha deciso di affrontare la paura, tornare in reparto e cercare di ritrovare una parte di sé. Nel suo cammino a ritroso, grazie ai medici e al personale che l’avevano curato e seguito, e in particolare al dott. Alessandro Cignetti, è entrato in contatto con Sabrina, che stava affrontando la sua stessa malattia nelle stanze del Mauriziano che l’avevano ospitato due anni prima. Insieme hanno deciso di percorrere la sua battaglia, la loro battaglia, uno appoggiato alla spalla dell’altra, alla ricerca di quell’attimo in cui si smette di essere pazienti e si torna esseri umani.
Un anno è durato il loro cammino insieme. Un anno di chemioterapie, trapianti, sofferenza e profonda amicizia nata nelle stanze dell’ospedale Mauriziano. Un anno e poi i loro destini si sono separati: Sabrina infatti, nonostante il trapianto di midollo, non ce l’ha fatta.
Così nasce Luce Mia, un documentario girato all’ospedale Mauriziano che racconta il percorso dal punto di vista dei pazienti, nel confronto con la malattia, con l’ospedale, con le emozioni, con la vita.
Uno sguardo interno ed emozionale, non solo sul percorso clinico di una malattia oncologica, ma anche sull’inevitabile confronto dei protagonisti sul mutamento del corpo e della propria anima, sui luoghi che li hanno accolti, sulle relazioni umane che si sono create all’interno di quelle stanze di ospedale. Un modo per testimoniare la difficoltà di un percorso, ma anche per ripensare all’approccio alla vita durante e dopo la malattia.
L’intento del documentario è anche quello di diventare uno strumento di riflessione e di confronto per tutti coloro che affrontano il dramma di una malattia mortale. Affrontare le cure, riabituarsi alla vita, accettare il cambiamento, convivere con la paura, interagire con i medici e con il personale infermieristico, tutelare i propri cari sono tutti temi che andranno a formare il caleidoscopio emotivo del film.
La peculiarità del film rimane il punto di vista personale e assolutamente interno della storia del protagonista, dato dal suo precedente ricovero, che consente al film di rimanere sempre in bilico tra un approccio riflessivo ed emotivo. Perché è testimonianza di come la leucemia, che era ancora con lui all’inizio del film, se non come malattia almeno come ombra dell’anima, sia mutata nel corso della storia, fino a diventare qualcos’altro, fino a diventare non più leucemia ma “Luce Mia”.
Luce Mia, un film che racconta soprattutto di due amici, della malattia che li ha fatti conoscere, delle stanze che li hanno ospitati. Che non esita a porre le domande che fanno paura, ma prova a restituire le risposte che danno coraggio.
Luce Mia (82 minuti) è un film di Lucio Viglierchio, una produzione Zenit Arti Audiovisive in collaborazione con Rai Cinema e con il supporto della Fondazione Scientifica Mauriziana Onlus, l’AIPE (Associazione Italiana Pazienti Emopatici) e la Film Commission.
Al film si accompagna una piattaforma crossmediale di taglio decisamente più scientifico, realizzato grazie alla consulenza scientifica del dott. Riccardo Bruna dell’ospedale Mauriziano e alla disponibilità di tutto il reparto di Oncoematologia. All’interno di tale piattaforma si trovano interviste a medici e infermieri del Mauriziano, oltre che di alcuni pazienti, e si tenta di dare risposte esaurienti e precise alle domande più comuni che i degenti di un reparto di oncoematologia si trovano ad affrontare.
fonte: ufficio stampa