Tumori occupazionali: analisi dei rischi e impatti economici sulla salute dei lavoratori

Como, 4 novembre 2024 – Tumori occupazionali, con questo termine vengono classificati i tumori causati dall’esposizione, generalmente di lunga durata, a sostanze cancerogene presenti in ambito lavorativo; piace ricordare che fu proprio Bernardo Ramazzini – medico, scrittore e padre della Medicina del Lavoro, di cui il 5 novembre si celebrano i 210 anni dalla morte – con la sua monumentale opera “De Morbis Artificum Diatriba”, a iniziare questo percorso con l’osservazione del tumore al seno riscontrato tra le suore più che in qualsiasi altra donna; la sua celebre intuizione della correlazione con il celibato, anticipava di secoli l’osservazione della nulliparità e dello stato ormonale delle donne come fattore di rischio per il cancro alla mammella.

Il precetto del Ramazzini, espresso nella tredicesima orazione del 1711 dall’espressione “longe præstantius est præservare quam curare”: prevenire è di gran lunga meglio che curare, resta la più grande eredità a monito delle future generazioni. Purtroppo la locuzione “nemo propheta in patria”, spiega la difficoltà nel nostro Paese, allo sviluppo e diffusione di opportuni sistemi di sorveglianza e prevenzione a tutela dei lavoratori: latenza di sviluppo delle patologie tumorali, la difficoltà nel riconoscere il nesso di causalità tra insorgenza della patologia e dose cumulativa di esposizione (sia per intensità che durata), la raccolta di dati epidemiologicamente significativi e il lungo inter legislativo di adeguamento delle direttive al progresso tecnologico.

Prof. Alberto Vannelli

La prima norma infatti è avvenuta con il decreto del Presidente della Repubblica n. 962/1982 riguardante la “protezione sanitaria dei lavoratori esposti al cloruro di vinile monomero”. Secondo i dati di uno studio Italiano pubblicati su Cancers nel 2023, si stimano ogni anno circa 3.500 lavoratori con tumori occupazionali (0,9% dei casi di cancro) e l’1,6% dei decessi in Italia quindi attribuibili a carcinogeni occupazionali.

Come ricorda l’INAIL però, le modifiche sostanziali in tema di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni durante il lavoro, sono state apportate solo con il d.lgs. d.lgs. 44/2020, a recepimento delle previsioni introdotte da due direttive europee (dir. 2019/130/CE e dir.2019/983/CE), ecco perché le stime più accreditate sono al rialzo con circa 8.500 nuovi casi ogni anno.

Oltre al tema etico della sicurezza sul posto di lavoro, questi tumori rappresentano la principale causa di morte sul lavoro in Europa con oltre 100mila morti all’anno; esiste un dato economico da non sottovalutare: secondo uno studio realizzato dagli istituti Risk & Policy Analysts e Fobig per conto dello European trade union institute e presentato nel lontano 2017, nell’Unione europea tra il 2 e il 12% dei morti per tumore sono da attribuire all’esposizione professionale ad agenti cancerogeni.

Gli agenti individuati, come i principali responsabili dei danni gravi e mortali per la salute dei lavoratori sono 25: prodotti chimici, sostanze generate da processi come le polveri di legno e le emissioni diesel, industria della gomma, ma anche fattori occupazionali come lavoro a turni, e sono responsabili ogni anno di circa 190.000 nuovi casi (con un range compreso tra i 125.000 e i 275.000).

Le sedi di tumore occupazionale più frequenti sono: polmone, mammella e vescica. Il costo complessivo dei danni (diretti, indiretti e umani o intangibili) conseguenti all’esposizione era stimano tra i 270 e i 610 miliardi di euro per anno nell’Ue-28 (corrispondente all’1,8-4,1% del Pil dell’Ue). Oltre il 98% di questi costi grava sui lavoratori e le loro famiglie. Se si escludono i costi umani, i restanti costi diretti e indiretti sono stimati tra i 4 e i 10 miliardi per anno.

La nostra normativa prevede l’obbligo per il datore di lavoro a sostituire eventualmente gli agenti cancerogeni e comunque preoccuparsi affinché il livello di esposizione sia ridotto al più basso valore tecnicamente possibile, mediante l’utilizzo di impianti d’aspirazione, sottoposti a regolare manutenzione e verifica di buon funzionamento, oltre a una corretta pulizia degli ambienti.

La costituzione dei registri, ricorda INAIL, prevede l’obbligo dell’istituzione e aggiornamento per via telematica delle esposizioni professionali ad agenti cancerogeni dal 2017, rendendo possibile solo nei prossimi anni un’efficace azione di politica sanitaria sui temi dell’esposizione ad agenti cancerogeni negli ambienti di lavoro.

Se nella coscienza collettiva la prevenzione è percepita come un bisogno e non come un’imposizione, abbiamo un fattore di salvaguardia efficace e un’arma in più contro il cancro, perché, come ricorda Cesare Beccaria: “Il più sicuro ma più difficil mezzo di prevenire i delitti si è di perfezionare l’educazione”.

Prof. Alberto Vannelli
Direttore UOC Chirurgia Generale Ospedale Valduce – Como
Presidente Erone onlus

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