Diabete: innovazione tecnologica nel monitoraggio glicemico

Gli studi sono concordi: minori ospedalizzazioni e migliore qualità di vita. Ma molte sono ancora le disparità di accesso alle tecnologie a livello regionale

Roma, 30 agosto 2024 – Diabete, controllo della malattia e delle complicanze ed equità di accesso all’innovazione: riflettori accesi sui sistemi di monitoraggio della glicemia che adottano il sistema “Flash Glucose Monitoring” (FGM), strumenti in grado di cambiare l’evoluzione e il controllo della malattia, restituire una qualità di vita decisamente semplificata e migliorata ai pazienti, consentendo allo stesso tempo una riduzione significativa dei costi di gestione, eliminando la necessità di pungere le dita e che offrono alle persone con diabete i dati e le conoscenze di cui hanno bisogno per aiutarle a vivere una vita più sana.

Un’arma in più per controllare il diabete e le sue complicanze apportando modifiche allo stile di vita o alle terapie. Perché non è semplice convivere con il diabete. Strumenti dunque che andrebbero assicurati a tutti i pazienti che potrebbero trarne beneficio ma che attualmente sono rimborsati in Italia in maniera disomogenea con criteri di eleggibilità che variano da regione a regione e anche nell’ambito delle singole Asl.

Per stilare una mappa aggiornata sulla rimborsabilità di tali strumenti innovativi per il monitoraggio della glicemia nelle regioni del Sud e condividere le diverse esperienze regionali sui modelli regionali di eleggibilità si sono riuniti nei giorni scorsi a Catania, rappresentanti istituzionali della Sanità delle Regioni, clinici, esperti di sanità pubblica, medici, docenti universitari e rappresentanti delle associazioni di pazienti.

Un tavolo di confronto e approfondimento scientifico promosso da Motore Sanità, con la collaborazione scientifica di Amd (Associazione medici diabetologi) e il contributo incondizionato di Abbott. Fari puntati sugli esempi virtuosi rappresentati da Sicilia, Campania, Lombardia e Lazio, con un raggio di analisi allargato alle realtà più complesse e articolate come Calabria e Puglia. Protagonista anche la Basilicata.

Raffaella Buzzetti, docente di Endocrinologia e Responsabile UO Dipartimentale di Diabetologia del Policlinico Umberto I di Roma ha sottolineato che recenti studi clinici mostrano come il monitoraggio glicemico riduca significativamente l’emoglobina glicata in soggetti in trattamento con insulina basale: “Uno strumento utile nella pratica clinica nel diabete di tipo 1 ma anche in quello di tipo 2 a prescindere dal trattamento farmacologico”.

I sistemi FGM non sono un costo ma un investimento per la salute della persona con diabete in quanto, grazie al miglioramento degli outcomes clinici e la conseguente riduzione di ospedalizzazioni, generano una importante riduzione dei costi per il SSN. I dati delle società scientifiche nazionali indicano nel mancato controllo glicemico una riduzione di aspettativa di vita nella persona con diabete mediamente di 7-8 anni.

Sono 2 i fattori critici della malattia diabetica: la mancata aderenza alle terapie e la mancata regolare misurazione della glicemia. I sistemi innovativi di monitoraggio evitano alle persone con diabete di pungersi più volte al giorno, con i maggiori rischi di iperglicemie e/o ipoglicemie.

“Le Regioni possono essere classificate tra virtuose e non virtuose in base all’accesso al monitoraggio del diabete – ha sostenuto Francesco Giorgino, ordinario di endocrinologia presso Università degli studi di Bari – La Puglia è rimasta indietro, anche se negli anni scorsi fummo i primi in Italia a stilare un documento per l’accesso a dispositivi glicemia in continuo e microinfusori”.

“Sei o sette anni fa eravamo all’avanguardia per l’accesso alla tecnologia ma da allora, complice il commissariamento siamo stati a guardare il progressivo allargamento della platea dei beneficiari ai pazienti che non sono sottoposti a terapia iniettiva di insulina, alle donne diabetiche in gravidanza e ad altri pazienti che dovrebbero avere accesso a questo monitoraggio in continuo. Le restrizioni – ha concluso il prof. Giorgino – che vigono in molte regioni, incidono sulla qualità della cura”.

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