Roma, 13 agosto 2024 – Anche dei neonati di appena due settimane stanno contraendo il virus mortale Mpox (vaiolo delle scimmie) negli ospedali sovraffollati della Repubblica Democratica del Congo (RDC). Lo dichiara Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro, sottolineando che quest’anno sono già stati identificati circa 15mila casi sospetti nel Paese, un numero maggiore di quelli riscontrati nell’intero 2023, mentre il virus si sta diffondendo in altri Paesi africani.
Le autorità e gli operatori sanitari stanno correndo contro il tempo per contenere la diffusione della malattia mortale nella Repubblica Democratica del Congo, già coinvolta in una crisi umanitaria e con uno dei sistemi sanitari più fragili al mondo. Sia i contagi che i decessi sono più frequenti nei bambini che negli adulti.
La rapida diffusione del virus nel Paese – che ha riportato circa il 90% di tutti i casi – sta mettendo a dura prova un sistema sanitario già indebolito dalle passate epidemie di Ebola e Covid-19 e dalla scarsità di personale e forniture mediche.
“Il caso peggiore cui ho assistito è quello di un bambino di sei settimane che ne aveva solo due quando ha contratto l’Mpox. Ora è in cura da noi. Si è infettato perché, a causa del sovraffollamento dell’ospedale, lui e sua madre sono stati costretti a condividere la stanza con un’altra persona affetta dal virus, all’epoca non ancora diagnosticato – ha raccontato Jacques, epidemiologo ed esperto di Mpox presso un partner di Save the Children nella provincia del Sud Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo – Aveva eruzioni cutanee su tutto il corpo, la febbre alta, e la pelle cominciava ad annerirsi. I genitori erano spaventati per le sue condizioni e temevano stesse per morire”.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i bambini sono più a rischio degli adulti di contrarre il virus, noto anche come vaiolo delle scimmie: il 70% dei 14.901 casi registrati nella Repubblica Democratica del Congo riguarda bambini e adolescenti di età inferiore ai 15 anni e il 39% bambini di età inferiore ai cinque anni.
I bambini nella Repubblica Democratica del Congo hanno una probabilità di morire di vaiolo quasi quattro volte superiore a quella degli adulti: i dati dell’OMS mostrano che il tasso di mortalità dei bambini di età inferiore a un anno è dell’8,6%, rispetto al 2,4% delle persone di età superiore ai 15 anni. Il 62% dei decessi segnalati entro maggio 2024 era costituito da bambini di età inferiore ai 5 anni, secondo gli stessi dati.
L’OMS si riunirà domani per discutere se l’epidemia di Mpox in Africa sia un’emergenza di salute pubblica globale. L’ultima variante di Mpox (Clade 1b), individuata nella Repubblica Democratica del Congo nel settembre 2023, è stata ora rintracciata nei vicini Ruanda, Uganda, Kenya e Burundi.
Il Centro africano per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) sta valutando se la rapida diffusione del virus nella Repubblica Democratica del Congo e attraverso i confini costituisca un’emergenza di salute pubblica.
L’Mpox causa febbre, eruzioni cutanee e lesioni su tutto il corpo, forti mal di testa e affaticamento. Alcuni bambini sviluppano anche problemi respiratori e difficoltà a deglutire e sono a maggior rischio di infezioni batteriche secondarie. Nei casi più gravi, l’Mpox può portare alla sepsi, una risposta all’infezione potenzialmente letale che richiede un’immediata assistenza medica specializzata.
La stretta somiglianza di alcuni segni e sintomi del virus con altre comuni malattie infantili, come la scabbia e la varicella, potrebbe portare – spiega Save the Children – a un riconoscimento e a un trattamento tardivi, contribuendo alla trasmissione e a esiti peggiori a causa del ritardo nella diagnosi e nel trattamento.
Inoltre, gli operatori devono combattere lo stigma socio-culturale che circonda il virus, dovuto alla convinzione che si diffonda solo attraverso il contatto sessuale. In realtà, il virus può diffondersi attraverso qualsiasi contatto pelle-pelle, contatto aereo in prossimità – come il Covid-19 – e persino da superfici e oggetti contaminati come lenzuola, vestiti e utensili da cucina.
“I bambini e le famiglie della RDC orientale sono sotto shock – ha dichiarato Greg Ramm, Direttore di Save the Children nella Repubblica Democratica del Congo – Le loro vite sono già state messe a dura prova da anni di conflitto, sfollamenti e da un tasso di fame tra i più alti al mondo. Il sistema sanitario sta collassando sotto la pressione dell’impennata dei tassi di malnutrizione, del morbillo e del colera, insieme agli impatti residui delle passate epidemie di Ebola e Covid-19. Ora si aggiunge anche un nuovo virus che attacca i bambini in modo aggressivo. Come abbiamo visto più volte, sono i bambini già svantaggiati a essere più a rischio”.
“Intorno a Goma, nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, ci sono tre campi per persone sfollate dove circa 354.000 bambini sono stipati in tende in condizioni insalubri, con accesso limitato all’acqua potabile, all’assistenza sanitaria e a un’alimentazione adeguata. Il vaiolo può passare da una tenda all’altra – ha sottolineato – Gli aiuti umanitari nel Paese sono già tristemente sottofinanziati. È questo il momento in cui i donatori internazionali devono intervenire per frenare la diffusione della malattia, sostenere i servizi sanitari e prevenire altre morti. Abbiamo bisogno di un rapido aumento delle vaccinazioni e delle capacità di intervento a livello locale. Mancano poche settimane al ritorno dei bambini a scuola: dobbiamo fermare subito la diffusione”.
Nella Repubblica Democratica del Congo Save the Children sta rispondendo all’epidemia di Mpox nel Nord Kivu e nel Sud Kivu attraverso il sostegno ai servizi idrici, igienico-sanitari e sanitari, compresa la fornitura di DPI e la formazione delle equipe in materia di impegno, comunicazione e sistemi di allerta comunitaria per l’identificazione e la segnalazione dei casi sospetti.
L’Organizzazione sta inoltre collaborando con il governo nazionale del Burundi per un piano di risposta nazionale al crescente numero di infezioni.
Save the Children lavora nella Repubblica Democratica del Congo dal 1994 per rispondere ai bisogni umanitari legati all’arrivo dei rifugiati e allo sfollamento delle popolazioni a causa del conflitto armato nelle province orientali. L’Organizzazione ha intensificato la sua risposta umanitaria per supportare i sistemi di assistenza esistenti, formando i leader locali e le comunità per prevenire e rispondere allo sfruttamento e agli abusi, e garantendo l’accesso all’assistenza sanitaria attraverso cliniche mobili. Inoltre, sostiene l’accesso all’istruzione di base per le bambine e i bambini costruendo aule, formando insegnanti e distribuendo materiale didattico.