All’ospedale Santissima Annunziata di Cento, la signora era stata sottoposta a impianto di pacemaker dal prof. Biagio Sassone. In seguito alla frattura del femore, è stata poi sottoposta a un intervento di osteosintesi della frattura dal dott. Luca Castagnini
Ferrara, 25 luglio 2024 – Prima l’impianto di un pacemaker e poi un intervento al femore: tutto assolutamente normale, se non fosse che a subire queste due operazioni chirurgiche ravvicinate nel tempo è una signora di 106 anni.
È la storia di Aide Borgatti, classe 1918, nata negli Stati Uniti d’America, dove il padre si era trasferito durante la prima guerra mondiale, e che sfortunatamente agli inizi di maggio si è fratturata il femore destro.
Subito dopo l’incidente la signora è stata ricoverata presso la Divisione di Ortopedia dell’ospedale di Cento, diretta dal dott. Luca Castagnini, dove dopo alcune ore è stata sottoposta a un intervento di osteosintesi della frattura al fine di darle una possibilità di recupero. Il tutto si è svolto senza complicanze e il giorno seguente Aide ha potuto iniziare la fisioterapia dopo valutazione fisiatrica.
Nonostante i suoi 106 anni la paziente è lucidissima, positiva nei confronti della vita e ha raccontato con serenità ai medici in ospedale episodi legati alla sua vita longeva.
Sempre all’ospedale Santissima Annunziata di Cento la signora era stata sottoposta a impianto di pacemaker dal prof. Biagio Sassone, Direttore del Dipartimento Interaziendale Cardio-toraco-vascolare.
“Chiaramente una paziente di 106 anni – commenta il dott. Castagnini – pone qualche preoccupazione non solo ai familiari ma anche ai medici che l’hanno in cura. Questo nonostante le sue condizioni generali fossero buone. La frattura del femore nell’anziano, in passato, prima dell’avvento di nuove metodiche chirurgiche, rappresentava un fattore prognostico infausto per molti pazienti. Questo in relazione soprattutto alla necessità di un allettamento prolungato. Ancora oggi le fratture osteoporotiche rappresentano uno dei principali problemi sanitari dei paesi sviluppati e le fratture di femore, in particolare, sono gravate da una mortalità in fase acuta intorno al 5-8% e da una mortalità ad un anno che arriva a un 25%”.
“Si stima inoltre che circa il 29-50% dei soggetti anziani con frattura del femore non riesca a recuperare i livelli di autonomia pre-frattura – prosegue Castagnini – Per ridurre le complicanze che potrebbero quindi mettere a rischio la vita del paziente ha particolare importanza organizzare un tempestivo trattamento chirurgico con artroprotesi o osteosintesi, allo scopo di mobilizzare il paziente già in prima giornata post operatoria e permettere la ripresa del cammino il prima possibile. Si possono evitare così le temibili complicanze legate all’allettamento, in particolare le trombosi e le embolie polmonari. Questo percorso è reso possibile da un team multidisciplinare composto da diverse figure professionali: medico di Pronto Soccorso, ortopedico, anestesista, ortogeriatra, fisiatra, fisioterapisti e personale infermieristico”.
Dieci giorni dopo il ricovero la signora Aide è stata trasferita, per proseguire la fisioterapia prima in una lungodegenza, poi presso una struttura riabilitativa, dove tuttora prosegue la rieducazione al cammino. Al controllo, ad un mese dall’intervento, sta bene.
“Grazie alla precoce presa in carico – conclude il dott. Castagnini – e soprattutto grazie alla forza d’animo di Aide, questa storia ci permette di evidenziare i progressi ottenuti dalla medicina in pazienti con frattura del femore in età anziana. Non è cosa frequente operare pazienti di 106 anni; la sua ripresa funzionale dà quindi speranza a tutti gli anziani che purtroppo ogni giorno si fratturano il femore”.