Roma, 30 giugno 2024 – Le continue dimissioni volontarie di medici dagli ospedali pubblici dimostrano la vera crisi sanitaria nel post Covid. Ad oggi la carenza di specialisti nel Servizio Sanitario Nazionale sta palesando tutta la sua brutale realtà, causata dalla scarsa attrattività del pubblico, complice di una ormai storica mancata sana programmazione di assunzioni.
Per indagare le motivazioni che spingono i giovani colleghi Ortopedici ad abbandonare o cambiare lavoro, come OTODI Young abbiamo condotto una indagine nazionale rivolta a tutti gli specialisti in Ortopedia e Traumatologia dipendenti pubblici da meno di 10 anni. I risultati del questionario che vi riportiamo, per quanto spaventosi, possono essere d’aiuto per invertire la rotta, o quantomeno limitarne il danno.
Abbiamo raccolto un totale di 550 risposte, di cui 127 donne e 423 uomini, con età media di 36 anni, dipendenti di HUB (66%), Spoke (20%), e Aziende Universitarie o miste (14%). Abbiamo immediatamente riscontrato una disparità tra l’area di origine (Nord 40%, Centro 20%, Sud 32%, isole 8%) e quella di professione (Nord 50%, Centro 24%, Sud 20%, isole 6%), dimostrando quanto Sud e isole subiscano ancora una volta il peggior carico dell’evento.
Alla domanda riguardo la programmazione futura, il 57% ha dichiarato di voler cambiare posto di lavoro entro i prossimi 2 anni, di cui l’8% lo da per certo. Una vera e propria emorragia che rischia di non essere tamponata. Le motivazioni legate a questa scelta sono molteplici, alcune dovute in generale alla gestione della alla sanità italiana, altre legate a organizzazioni interne e geografiche.
Di base, il 48% si dichiara poco o per nulla soddisfatto della propria posizione lavorativa, e in generale della propria qualità della vita (52%). Il 41% reputa poco o per niente prestigiosa la nostra professione, né gratificante (45%), anzi tanto o tantissimo frustrante (42%) e faticosa (67%).
Queste sensazioni possono essere sicuramente figlie di una elevata burocrazia che esula dall’atto medico (68%), ma anche della carenza di organico: l’80% dei rispondenti lavora sotto il fabbisogno regionale prestabilito di una (15%), due (20%), o più unità (45%), obbligandoli a più di 10 turni di reperibilità mensili (21%) e addirittura a superare le 38h settimanali (67%) – escluse le chiamate in reperibilità, progetti obiettivi o sedute incentivate – con un picco del 26% che deve coprire turni oltre le 44 ore settimanali per predisposizioni di servizio.
Tutto questo si ripercuote sull’impossibilità di programmare e rispettare le priorità della propria vita privata (43%), rinunciando ad esigenze familiari (53%). Ad aumentare questa sensazione di insoddisfazione, l’86% dei giovani colleghi sente di ricevere una retribuzione economica inadeguata rispetto a carico di lavoro e responsabilità, né confacente a vivere nella propria città (62%).
Abbiamo quindi chiesto anche quali attrazioni seguirebbero se davvero dovessero abbandonare il SSN entro i prossimi due anni: concentrarsi su chirurgia esclusivamente di elezione (54%), lasciandoci intuire che solamente il privato potrebbe soddisfare questa brama; riavvicinarsi alla casa di origine (40%); ma soprattutto il 79% dei rispondenti cambierebbe l’attuale posizione lavorativa per un’altra che possa garantire una buona qualità della vita anche oltre la professione.
Questa nostra fotografia dell’attuale crisi esistenziale e professionale dei giovani medici, e in particolare degli ortopedici, vuole essere un punto di partenza per guardare al futuro in maniera razionale e programmatica. Oltre il rinnovo del CCNL, il ripensamento e la riprogrammazione delle diverse suddivisioni delle mansioni a carico di pubblico e privato devono essere una priorità dell’agenda politica. I Pronto Soccorso affollati, le aggressioni, la carenza di personale, turni massacranti e sottopagati, mancanza di investimenti e di risorse palesano lo scarso appeal verso il SSN.
Le continue rescissioni di contratto decantano la peggiore pubblicità per i futuri medici. Quanti ancora sceglieranno di abbassare la propria qualità della vita a fronte di una missione professionale bistrattata?
I primi a rimetterci per via di tutte queste carenze sono sempre i cittadini. Numerose sono le società scientifiche, soprattutto in ambito chirurgico, che hanno già denunciato pubblicamente la definitiva fuga dal SNN dei giovani Colleghi. Il nostro atto di denuncia è un grido di allarme per la prima volta supportato da dati concreti che abbiamo già sottoposto all’attenzione del Ministro della Salute, prof. Schillaci, alla conferenza delle Regioni e Provincie autonome, e a tutti gli assessori regionali alla sanità.
Siamo convinti che un dibattito pubblico a riguardo potrà migliorare anche l’attenzione da parte degli amministratori nazionali e locali.
I referenti nazionali OTODI Young
Dott. Leonardo Puddu, PO Rovereto e Arco (TN)
Dott. Andrea Fidanza, PO Avezzano (AQ)