Roma, 2 novembre 2015 – L’allarme sui possibili danni neurologici nei bambini, in particolare nei neonati, causati dagli anestetici, lanciato alcuni anni fa da alcuni studi su cavie che aveva destato preoccupazione nella comunità scientifica e laica, è ora contrastato dal primo studio, al mondo, randomizzato-controllato, pubblicato lo scorso 24 ottobre sull’autorevole rivista The Lancet e presentato subito dopo al Congresso dell’American Society of Anesthesiologists tenutosi negli Stati Uniti nella città di San Diego.
L’esposizione all’anestesia generale durante le prime fasi della vita sembra non portare a deficit cognitivi a lungo termine: è quanto emerge dallo studio, denominato GAS, condotto su 722 neonati sottoposti a chirurgia per ernia inguinale in Italia, Stati Uniti, Australia, Regno Unito, Canada, Paesi Bassi e Nuova Zelanda. L’idea di sviluppare un progetto di tali dimensioni, il cui leader è il prof. Andrew Davidson della “University of Melbourne”, nacque nel 2007 dalla collaborazione tra un gruppo di ricercatori internazionali.
Alla ricerca hanno aderito studiosi provenienti da Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Paesi Bassi e Italia. Ventotto ospedali pediatrici, in sette diverse Nazioni, hanno collaborato attivamente a questo ambizioso progetto che continuerà nei prossimi mesi. Tre gli ospedali italiani coinvolti: l’Istituto Gaslini di Genova, l’Ospedale Buzzi di Milano e l’Ospedale Giovanni XXIII di Bergamo.
I direttori dei tre dipartimenti di anestesia che hanno partecipato alla sezione italiana dello studio, il dott. Pietro Tuo (Genova), la dott.ssa Ida Salvo (Milano) e il dott. Valter Sonzogni (Bergamo) hanno di recente affermato: “Abbiamo sin dall’inizio compreso la rilevanza del problema e la necessità di collaborare mettendo a disposizione mezzi e competenze dei nostri tre centri, al fine di condurre una ricerca che potesse chiarire se l’anestesia somministrata durante l’infanzia sia responsabile o no di deficit cognitivi a lungo termine. La scelta vincente è stata lo stabilire una collaborazione internazionale”.
Così è nata la collaborazione tra tre ospedali italiani, coordinati dal dott. Nicola Disma, Principal Investigator dello studio GAS e medico anestesista presso il Gaslini di Genova e altri 25 centri internazionali. In Italia il progetto ha ricevuto la completa copertura economica dal Ministero della Salute. Il contributo italiano al progetto è stato di 160 bambini sui 722 inclusi nel progetto (circa il 20% del totale).
Gli interventi chirurgici hanno avuto una durata media di circa un’ora. La metà dei bambini ha ricevuto un’anestesia generale e l’altra metà un’anestesia spinale senza somministrazione di anestetici generali. I bambini inclusi nello studio avevano tutti un’età inferiore alle venti settimane di vita e molti di loro erano nati prematuramente (senza deficit o patologie). All’età di due anni, i bambini di entrambi i gruppi hanno completato una serie di test neuro-cognitivi volti a esaminare “come i bambini pensano e reagiscono al mondo che li circonda”.
Il follow up ai due anni dei bambini arruolati si è appena concluso e i bambini in entrambi i gruppi hanno eseguito i test in modo sovrapponibile. “Questo è la prova più forte che abbiamo fino ad oggi: una breve esposizione di circa un’ora all’anestesia generale non è un problema”, ha detto Nicola Disma, ricercatore responsabile del progetto in Italia e anestesista presso l’Istituto Giannina Gaslini di Genova.
Lo studio non è ancora concluso. Tutti i bambini arruolati devono, infatti, tornare in ospedale all’età di 5 anni per una ulteriore valutazione neuro-cognitiva in modo da fornire una più dettagliata analisi in termini di quoziente intellettivo, di capacità cognitive, motorie, visive a integrative. “Ci sono alcuni aspetti dello sviluppo cerebrale – ha affermato il dott. Disma – che continuano a evolvere per tutta la vita, come la capacità di ragionamento e la memoria e per questo è opportuno rivalutare i nostri piccoli pazienti all’età di cinque anni al fin di escludere ogni possibile seppur minima disfunzione nelle aree cerebrali più complesse”.
I risultati finali saranno pubblicati nel 2018, al completamento del follow-up, ma nel frattempo i risultati preliminari appena pubblicati sono certamente rassicuranti. Si può, infatti concludere che l’anestesia somministrata per interventi di circa un’ora non produce rilevanti deficit cognitivi a due anni di distanza e questo ha un rilevante impatto su tutta la comunità sia scientifica che laica. Mentre lo studio GAS continua, i ricercatori sono già a lavoro e intendono iniziare un nuovo progetto che identifichi se la somministrazione di anestesia per un periodo più prolungato, e le esposizioni multiple, possono essere responsabili di deficit cognitivo. I ricercatori si sono dati appuntamento a Genova il prossimo anno per discutere e mettere a punto nuove strategie di ricerca.
fonte: ufficio stampa