Disordini dei linfociti: quando sfociano in leucemia? AIL finanzia studio dell’Università di Padova

La sezione di Treviso dell’Associazione Italiana Leucemie e Linfomi ha stanziato un contributo di 148.000 euro per il progetto di ricerca della durata di 24 mesi di Renato Zambello, ricercatore VIMM e Professore dell’Università degli Studi di Padova

Prof. Renato Zambelli

Padova, 1 maggio 2024 – Renato Zambello, ricercatore dell’Istituto Veneto di Medicina Molecolare (VIMM) e Professore associato nel Dipartimento di Medicina, Unità di Ematologia dell’Università degli Studi di Padova, è risultato vincitore di un progetto biennale, finanziato con un contributo di 148.000 euro dall’Associazione Italiana Leucemie e Linfomi (AIL) – sezione di Treviso.

L’argomento del progetto, dal titolo “Un approccio innovativo per distinguere le Linfocitosi T Clonali non specificate dalle Leucemie Croniche dei Linfociti Granulati di tipo T”, interessa una popolazione delle cellule del sangue (i linfociti T citotossici) in grado di difenderci contro virus e tumori.

Piccole quantità di questi linfociti (cloni di linfociti T) possono essere presenti in individui del tutto asintomatici, ma in alcuni casi questa piccola popolazione può sfociare in una malattia, che è definita come Leucemia dei Grandi Linfociti Granulati di tipo T.

Il progetto affronta una domanda controversa: quali sono le caratteristiche che identificano più propriamente questi cloni di linfociti T “innocenti” rispetto a quelli “aggressivi”, in grado quindi di sviluppare una leucemia?

Il gruppo di ricerca del prof. Zambello, avvalendosi della collaborazione tra l’Ematologia dell’Azienda Ospedaliera-Università di Padova, diretta dal prof. Livio Trentin, e l’Ematologia dell’Ospedale Ca’ Foncello di Treviso, diretta dal dott. Filippo Gherlinzoni, si prefigge quindi di definire, utilizzando tecniche biologiche di ultima generazione, i criteri e le strategie per distinguere le diverse tipologie di disordini linfoproliferativi dei linfociti T, che costituiscono uno spettro di condizioni che va da una estremità benigna ad una francamente maligna.

L’obiettivo è separare soprattutto le alterazioni indolenti (cioè non accompagnate da manifestazioni cliniche) e ‘innocue’ del sistema immunitario da quelle di natura tumorale, destinate a evolvere nel tempo in una malattia con esito infausto.

“Il progetto di ricerca – spiega il prof. Renato Zambello – avrà un significativo impatto non solo scientifico, contribuendo a migliorare la comprensione biologica e affinando i criteri diagnostici dei disordini linfoproliferativi T, ma avrà anche rilevanti risvolti psicologici per i pazienti, ragionevolmente preoccupati da un uso improprio del termine “leucemia”, utilizzato per definire alcune condizioni in realtà senza caratteristiche di malignità”.

Salva come PDF
Le informazioni presenti nel sito devono servire a migliorare, e non a sostituire, il rapporto medico-paziente. In nessun caso sostituiscono la consulenza medica specialistica. Ricordiamo a tutti i pazienti visitatori che in caso di disturbi e/o malattie è sempre necessario rivolgersi al proprio medico di base o allo specialista.

Potrebbe anche interessarti...