Roma, 16 febbraio 2024 – A dieci anni dalla peggiore epidemia di Ebola della storia, che colpì tre paesi dell’Africa Occidentale provocando più di 11.300 morti, uno studio osservazionale condotto da Epicentre, il centro di ricerca medica ed epidemiologica di Medici Senza Frontiere (MSF), dimostra che la vaccinazione contro Ebola può dimezzare il tasso di mortalità. I risultati dello studio pubblicati su The Lancet Infectious Diseases evidenziano che la mortalità tra i pazienti non vaccinati è stata del 56% contro il 25% di coloro che avevano ricevuto il vaccino.
Questo studio, realizzato in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Ricerca Biomedica (INRB) e il Ministero della Salute della Repubblica Democratica del Congo (RDC), analizza i dati raccolti durante la decima epidemia di Ebola in RDC su 2.279 casi confermati di Ebola ricoverati in una struttura sanitaria tra il 27 luglio 2018 e il 27 aprile 2020 e si riferisce a tutti i pazienti, indipendentemente dal sesso e dall’età.
Questo nuovo studio, finanziato da MSF, si focalizza sul vaccino rVSVΔG-ZEBOV-GP, l’unico vaccino contro Ebola raccomandato durante le epidemie. Sviluppato per essere somministrato in singola dose, il vaccino rVSVΔG-ZEBOV-GP è raccomandato principalmente per la vaccinazione ad anello delle persone ad alto rischio di esposizione durante le epidemie. Questa strategia prevede la vaccinazione dei contatti (le persone che hanno avuto un contatto con un individuo infetto da virus Ebola), i contatti dei contatti, gli operatori sanitari e gli operatori in prima linea.
Uno studio clinico di fase 3 condotto in Guinea ha dimostrato che il vaccino rVSVΔG-ZEBOV-GP protegge notevolmente dall’infezione da virus Ebola1. Tuttavia, alcune persone, nonostante fossero vaccinate da più di 10 giorni, periodo considerato sufficiente a sviluppare l’immunità, sono state comunque infettate dal virus Ebola durante la decima epidemia in RDC. Ciò sottolinea l’importanza di valutare non solo l’efficacia del vaccino contro l’infezione, ma anche il suo impatto sulla mortalità.
Tuttavia, l’impatto del vaccino sulla mortalità durante un’epidemia non era ancora stato valutato, nonostante durante la decima epidemia Ebola in RDC sia emerso che alcune persone si sono infettate con Ebola nonostante fossero state vaccinate da più di 10 giorni, il periodo considerato sufficiente per sviluppare l’immunità.
Sebbene l’obiettivo rimanga quello di vaccinare le persone il più precocemente possibile durante le epidemie, ovvero prima dell’esposizione al virus Ebola, i risultati dello studio di Epicentre di MSF mostrano che il vaccino diminuisce notevolmente la mortalità anche quando viene somministrato “tardi”, cioè, dopo l’esposizione al virus. Inoltre, lo studio non ha riscontrato nessun effetto antagonista tra la vaccinazione e il trattamento contro Ebola.
“La vaccinazione dopo il contatto con una persona affetta dal virus Ebola, anche se somministrata poco prima della comparsa dei sintomi, conferisce comunque una protezione significativa contro la morte – spiega Rebecca Coulborn, epidemiologa del centro Epicentre di MSF – Il rischio ridotto di morte grazie alla vaccinazione si aggiunge alla riduzione del rischio data dal trattamento specifico contro Ebola, indipendentemente dal ritardo prima del trattamento”.
Questo studio fornisce ulteriore evidenza dell’importanza della vaccinazione contro Ebola durante le epidemie, che ricorrono regolarmente nell’Africa Subsahariana. Queste sono spesso causate dal virus Ebola Zaire, che causa un’elevata mortalità. Dal 2019, due vaccini hanno ottenuto la prequalificazione dall’OMS contro questo ceppo: il rVSVΔG-ZEBOV-GP e Ad26.ZEBOV/MVA-BN-Filo.
“In aggiunta ai benefici diretti, i nostri risultati ci permettono di considerare una possibile combinazione della vaccinazione con il trattamento dei pazienti che sono stati direttamente in contatto con casi confermati di Ebola per ridurre il rischio di malattia e di morte”, dice Etienne Gignoux, direttore del dipartimento di epidemiologia e formazione di Epicentre.
Ebola
L’ebola è stata scoperta nel 1976 nella Repubblica Democratica del Congo (RDC). Esistono diverse varianti della malattia, con la specie Zaire che è stato il più comune nell’ultimo decennio. Le epidemie più recenti hanno toccato in particolare la Repubblica Democratica del Congo (la dodicesima epidemia nel 2021) e l’Uganda (2019 e 2022).
Durante l’epidemia di Ebola in Africa Occidentale (Liberia, Guinea e Sierra Leone) nel 2014 sono state contagiate 28.646 persone. Circa un terzo di tutti i pazienti è stato accolto in un centro sanitario di MSF, dove 2.478 persone sono state salvate. MSF è stata in prima linea fin dai primi giorni dell’epidemia e nel picco della diffusione ha impiegato fino a 4.000 operatori nazionali e 325 internazionali, di cui oltre 70 italiani. In seguito, ha avviato progetti dedicati ai sopravvissuti e oggi continua a fornire servizi per supportare i sistemi sanitari devastati dall’epidemia.