Siena, 26 ottobre 2023 – Un macchinario dal nome difficile, un bambino appena nato e la Sanità Toscana che si conferma capace di fare squadra. Quel macchinario speciale si chiama ECMO (Extra Corporeal Membrane Oxygenation), il bambino è Tommaso e i dottori che gli salvano la vita sono quelli dell’Ospedale del Cuore di Monasterio, insieme ai colleghi dell’ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena.
Sono proprio i medici senesi a scoprire, quando è ancora nel pancione della mamma, che la parte sinistra del diaframma, che separa l’addome dal torace, non si è sviluppata. Quindi intestino, milza e stomaco risalgono nel torace impedendo al polmone sinistro di svilupparsi correttamente.
A diagnosticare la patologia, definita ernia diaframmatica congenita, è la dott.ssa Caterina Bocchi, ginecologa della Diagnosi prenatale e Ostetricia, diretta dal prof. Filiberto Maria Severi, già in fase prenatale: spiegano ai genitori che il piccolo dovrà essere operato dopo la nascita per separare addome e torace e ricollocare gli organi in sede.
Il bimbo, a 37 settimane più 6 giorni, si affaccia alla vita, pesa 2.400 grammi. Il parto viene programmato con grande sinergia tra le équipe del Dipartimento della Donna e dei Bambini, diretto dal prof. Mario Messina e con il contributo della Cardiologia, diretta dalla prof.ssa Serafina Valente con le cardiologhe Angela Malandrino e Silvia Maffei. Mamma e papà vorrebbero abbracciarlo forte, ma non possono: il neonato deve essere affidato alle cure dei medici e messo in condizioni di affrontare l’intervento, grazie alle cure della Terapia Intensiva Neonatale, diretta dalla dott.ssa Barbara Tomasini.
Il 9 agosto Tommaso viene operato direttamente in Terapia Intensiva Neonatale dai professori Francesco Molinaro e Rossella Angotti della Chirurgia Pediatrica e con il fondamentale supporto degli anestesisti pediatrici dell’Anestesia e rianimazione perioperatoria e generale, diretta dal dott. Pasquale D’Onofrio.
“Questo tipo di malformazione – spiega il prof. Molinaro – ha un rischio di mortalità tra il 75 e l’80% ed è incompatibile con la vita se non trattata prontamente. È stato fondamentale il lavoro di squadra tra diversi professionisti in fase prenatale, durante il parto e subito dopo la nascita. L’intervento è tecnicamente riuscito e il problema dell’ernia diaframmatica è stato risolto ma a causa della grave immaturità dei polmoni, è stato necessario attivare l’ECMO team e, tutti insieme, tra Siena e Massa, abbiamo raggiunto davvero un grande risultato. La possibilità di poter attivare, in questi casi un ECMO team è una svolta epocale nel trattamento di questo tipo di patologie e il fatto di poter contare sull’alta professionalità dell’équipe di Massa per noi è fondamentale”.
Subito dopo l’intervento si mette in moto la rete, punto di forza della Sanità Toscana. È l’alba dell’11 agosto quando suona il telefono del dottor Vitali Pak, direttore di Cardiochirurgia Pediatrica dell’Ospedale del Cuore. È la dott.ssa Barbara Tomasini che dirige la Terapia Intensiva Neonatale dell’Aou Senese: chiede ai colleghi di Monasterio di attivare l’Ecmo Team pediatrico, un gruppo di cardiochirurghi, anestesisti, infermieri e perfusionisti specializzati nella circolazione extracorporea nei neonati e nei bambini. L’ECMO è un macchinario che sostituisce la funzione del cuore e dei polmoni, garantisce la corretta circolazione assicurando che tutti gli organi siano irrorati. E l’Ospedale del Cuore è il centro di riferimento regionale per l’ECMO pediatrico.
Il team parte immediatamente. Sull’ambulanza, alla volta di Siena, ci sono Vitali Pak, Direttore della Cardiochirurgia Pediatrica e del congenito Adulto; il cardiochirurgo Leonardo Torracchi, l’anestesista Cornel Marusceac, la perfusionista Alessia Prosperi, l’infermiere di anestesia Filippo Battaglia e l’infermiera di sala Simona Bozzo. Impiantare l’ECMO in un neonato, collocando cannule in arterie e vene con un diametro di pochissimi millimetri, è estremamente complicato, ma Monasterio conta su professionisti di grande competenza ed esperienza.
L’ECMO viene impiantato: è come se a pompare il sangue fosse il cuoricino di Tommaso che invece è a ‘riposo’ come lo sono i suoi polmoni. Il neonato viene portato a Massa, affidato alle cure di medici e infermieri del Dipartimento di Anestesia e Rianimazione. Per 11 giorni è la macchina a garantire respirazione e circolazione del sangue: più e più volte al giorno vengono controllati e ‘gestiti’ i flussi del sangue. Il polmoncino sinistro comincia lentamente a rafforzarsi, gradualmente la funzione cardiaca e respiratoria, grazie anche ad un supporto farmacologico, migliorano.
È il 22 agosto quando i medici dell’Ospedale del Cuore decidono che è il momento di far ‘lavorare’ il cuore e i polmoni – anche quello più piccino – di Tommaso: il bambino viene staccato dalla macchina che gli ha salvato la vita. È piccolo, pesa ancora poco, ma forte. Tommaso ce la fa: è intubato, ancora in Terapia Intensiva, ma respira. E finalmente, dopo giorni, mamma e papà lo abbracciano per la prima volta.
“È stata un’emozione potentissima – raccontano commossi – è doloroso non poter abbracciare tuo figlio. Noi non dimenticheremo il giorno in cui finalmente lo abbiamo stretto e ci siano sentiti famiglia. Tutti e tre insieme per la prima volta”.
Tommaso si riprende, curato, ma anche tanto coccolato da tutto il personale della Terapia intensiva. “Sono stati tutti meravigliosi – racconta la mamma – lo hanno trattato come il loro bambino. La dott.ssa Elisa Barberi, responsabile della Intensiva pediatrica, è stata per noi un porto sicuro, un continuo punto di riferimento. Non finiremo mai di ringraziarla”-
In terapia intensiva Tommaso resta fino al 6 settembre quando viene trasferito in reparto, può stare in braccio al babbo e alla mamma, può attaccarsi al seno: la mamma si è tirata il latte per tutta la degenza, ma il piccolo è stato nutrito attraverso il sondino naso gastrico, adesso, invece, mangia tra le coccole.
Tommaso ce l’ha fatta: rimane in degenza pediatrica fino al 30 settembre quando torna a casa. Salvato da una macchina dal nome strano, dalla grande competenza dei medici di Monasterio e dell’Aou Senese e dalla loro capacità di fare squadra.
“I colleghi di Siena – racconta il dott. Pak – ci hanno attivato rapidamente e hanno stabilizzato il piccolo nel migliore dei modi consentendoci di impiantare l’ECMO. Il nostro Ospedale è il riferimento regionale per l’Ecmo pediatrico e conta su professionalità di altissimo livello in grado di garantire l’impianto in bambini piccolissimi. Anche altri piccoli sono stati salvati grazie all’ECMO. E non si tratta solo di bimbi con cardiopatie”.
Tommaso, infatti, non è un bimbo cardiopatico, ma un piccolo il cui quadro clinico ha creato difficoltà respiratorie. Un piccolo che tra l’Ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena e l’Ospedale del cuore di Massa ha trovato cure, amore e la possibilità di farcela.