Roma, 4 maggio 2023 – Il collasso neonatale (Sudden Unexpected Postnatal Collapse – SUPC) è un evento improvviso e inaspettato, molto raro (circa 1 neonato ogni 10.000 nati), che può avere conseguenze drammatiche, da gravi disabilità neurologiche nella maggior parte dei neonati sopravvissuti, fino alla morte (25%-50% dei casi).
Il SUPC si può verificare nella prima settimana di vita (in particolare nelle prime due ore di vita) in neonati apparentemente sani, nati a termine o quasi a termine di gravidanza (età gestazionale >35 settimane), senza sofferenza alla nascita (punteggio di Apgar ≥8 a 5 minuti di vita), valutati idonei per le cure neonatali standard. Si tratta di un’improvvisa compromissione cardiocircolatoria e respiratoria, che richiede manovre di rianimazione e può esitare in cure intensive neonatali e, come detto precedentemente, encefalopatia o morte.
Sono stati identificati alcuni fattori di rischio, che possono essere oggetto di strategie di prevenzione. Per questo motivo, la Società Italiana di Neonatologia (SIN) ha istituito una task force SUPC*, coordinata dalla prof.ssa Alessandra Coscia, a composizione multidisciplinare e multiprofessionale, con lo scopo di aggiornare le indicazioni già disponibili, che ha prodotto indicazioni SIN nazionali, fruibili nei diversi contesti assistenziali e utili ai professionisti per una gestione il più possibile efficace.
Le indicazioni, criticamente revisionate dalla commissione SIN-Safe e dal Consiglio Direttivo della SIN, propongono misure e strumenti che, in base alle conoscenze attuali, sono ritenuti adeguati a ridurre il rischio di SUPC, non solo in Sala Parto, ma anche nell’area Rooming-in/Nido.
I principali fattori di rischio sono relativi alle condizioni materne (stanchezza e sedazione), alle modalità di accudimento (condivisione del letto tra madre e neonato durante il sonno, posizioni “potenzialmente asfissianti” del neonato), a limitata sorveglianza del neonato da parte della madre, del padre, di altri familiari o dei professionisti sanitari.
Gli interventi indicati dalla SIN hanno l’obiettivo di garantire che il rapporto tra madre e neonato possa avvenire nelle migliori condizioni di sicurezza e, conseguentemente, che le misure di prevenzione non interferiscano con le indicazioni atte ad assicurare alla diade madre-neonato il fondamentale contatto fisico ed emotivo. È necessario che gli interventi siano relativi sia all’aspetto della comunicazione, sia all’applicazione di protocolli di gestione e di sorveglianza.
Per quanto riguarda la comunicazione, le informazioni dovrebbero essere offerte ai genitori già nel periodo prenatale e riproposte durante il ricovero per il parto, discutendo con gli stessi sulle modalità di accudimento del neonato. Sono noti i benefici dell’interazione madre-neonato e del contatto pelle a pelle (skin-to-skin contact) nell’immediato post-parto, un periodo sensibile, alla base di un legame intimo e profondo tra madre e neonato e che facilita l’adattamento del piccolo alla vita extra-uterina, nonché l’avvio di un precoce e duraturo allattamento al seno, fondamentale per il benessere della diade madre-neonato e per la normalità di crescita e sviluppo del piccolo.
Rispetto alle modalità con cui facilitare l’interazione tra madre e neonato, i genitori devono ricevere informazioni sull’organizzazione della Sala Parto e del Rooming-in, sul ruolo di supporto e sorveglianza fornito dal personale sanitario e sull’importanza della partecipazione dei genitori per rendere più sicura la gestione precoce del neonato.
A supporto di queste indicazioni, la SIN ha realizzato brochure e poster che possono avere un ruolo di rinforzo per memorizzare le buone pratiche. Deve essere sottolineato come le buone pratiche per sostenere l’interazione della diade madre-bambino siano da attuarsi anche una volta tornati al proprio domicilio.
Per quanto riguarda la gestione e la sorveglianza, i professionisti sanitari, adeguatamente formati, devono garantire un sistema di controlli della diade madre-neonato, volti a identificare lo stato di benessere del piccolo, della madre e a correggere comportamenti a rischio.
È necessario garantire una stretta sorveglianza del contatto madre-bambino nei primi 10-15 minuti di vita, al fine di confermare, sulla base delle condizioni del neonato, la scelta del contatto pelle a pelle nelle ore successive. Nelle due ore successive, la sorveglianza sarà condotta con una frequenza adeguata e compatibile con il contesto specifico, controllando la corretta posizione del bambino sul torace/addome materno.
In qualunque momento le condizioni non ottimali della madre o le condizioni organizzative non consentano di effettuare il contatto pelle a pelle in sicurezza, va considerata la possibilità di interromperlo e di mettere in atto alternative temporanee, come porre il neonato in posizione supina in culla accanto alla madre, o coinvolgere il caregiver. In questi casi risulta ancora più importante il ruolo di personale sanitario del punto nascita, che deve avere una formazione specifica ed essere in grado di sorvegliare e supportare la relazione tra la mamma e il suo neonato.
Le Indicazioni sulla SUPC della SIN sono state recepite anche nel documento sul Rooming-in, in corso di Definizione da parte del Tavolo Tecnico Ministeriale ad hoc.
*Task force SUPC della SIN: Riccardo Davanzo, Laura Ilardi, Gianluca Lista, Michelangelo Barbaglia, Maura Degrassi, Ezio Fulcheri, Bianca Giuffrè, Camilla Gizzi, Lidia Grappone, Mattia Luciano, Silvia Perugi, Irene Picciolli, Laura Travan, Elsa Viora.