Il tumore dell’endometrio è una patologia importante che negli ultimi anni è aumentata in maniera particolare. In Italia l’incidenza si colloca più o meno a metà nel panorama mondiale. Sono diagnosticati circa 8mila nuovi casi ogni anno e sono circa 3mila le donne che perdono la vita
Roma, 27 ottobre 2022 – In Italia le stime indicano attualmente 122.600 donne che vivono dopo una diagnosi di carcinoma dell’endometrio, e una mortalità stimata per il 2021 di 3.100 decessi. Tutto ciò, nonostante la sopravvivenza a 5 anni sia passata dal 77% nel 2017 al 79% nel 2020. Questi numeri rendono questa neoplasia la terza causa più comune di morte per tumori femminili, dietro al tumore ovarico e il tumore del collo dell’utero.
Le opzioni terapeutiche sono piuttosto limitate, fortunatamente però la ricerca è in continua evoluzione come dimostrato un importante e recentissimo sviluppo: l’approvazione da parte di FDA ed EMA della prima monoterapia anti-PD-1 da utilizzare nel carcinoma endometriale ricorrente o avanzato nelle pazienti con tumori MSI-mutati in progressione durante o dopo un precedente trattamento con un regime a base di platino.
Di questa importante innovazione terapeutica si è parlato nel convegno “Immunoncologia al femminile. Focus on carcinoma endometriale Lazio, Abruzzo, Sardegna” organizzato da Motore Sanità.
Dell’incidenza di questa patologia in Italia ne ha parlato Roberto Angioli, Presidente SIOG – Società Italiana di Ginecologia Oncologica: “Il tumore dell’endometrio è una patologia importante che negli ultimi anni è aumentata in maniera particolare. In Italia abbiamo un’incidenza che si colloca più o meno a metà nel panorama mondiale. Come numeri – prosegue Angioli – abbiamo circa 8mila nuovi casi ogni anno e sono circa 3mila le donne che perdono la vita. Rispetto al passato è aumentata l’eterogeneità dell’incidenza in tutto il Paese, questo perché questa patologia è correlata a molte cattive abitudini come il fumo, la sedentarietà e l’obesità”.
La mortalità alta della malattia è legata anche alla scarsità di terapie efficaci per le forme più gravi della malattia, ma grazie alla ricerca lo scenario sta cambiando. “Oggi – ha spiegato Roberto Angioli – per queste pazienti il trattamento è cambiato, negli ultimi 5 anni si è cambiato il modo di pensare grazie ai numerosi studi legati al codice genetico e si sono prodotte cure immunoterapiche”.
L’immunoterapia rappresenta un nuovo ed efficace strumento terapeutico ma il sistema deve lavorare per creare modelli in grado di sfruttare al meglio questa terapia, come sottolineato da Clelia Madeddu, Professore Associato di Oncologia Medica, Università degli Studi di Cagliari: “L’immunoterapia sta dimostrando ottimi risultati, ma noi sappiamo, anche da altre patologie, che l’immunoncologia è più effettiva dove il tumor-burden è minore. Quindi è importante definire e caratterizzare il paziente ma non va dimenticato che ci sono anche altri aspetti che influiscono sull’outcome delle cure”.
“Dobbiamo lavorare, come già fatto per altre neoplasie, per creare un sistema che applichi l’immunoterapia nella maniera più efficace possibile. L’immunoterapia è diversa dalla chemioterapia – conclude la prof.ssa Madeddu – è quindi importante che gli specialisti per il tumore dell’endometrio si confrontino con gli specialisti che già utilizzano questa terapia per altre patologie, l’esperienza è molto importante soprattutto per le tossicità legate alle cure”.
L’immunoncologia nel trattamento del tumore dell’endometrio, grazie al lavoro dei clinici e dei ricercatori, grazie all’identificazione di determinate molecole sta diventando sempre più una terapia personalizzata. Questo aspetto è stato sottolineato da Antonella Savarese, Responsabile Scientifico Trattamento Oncologico dei Tumori Ginecologici nell’ambito dell’Oncologia Medica IFO – Istituti Fisioterapici Ospitalieri: “Quando abbiamo iniziato a maneggiare le informazioni molecolari nel tumore dell’endometrio c’è stata una volontà di analisi anche critica, le società scientifiche hanno lavorato benissimo nel gestire queste informazioni”.
“È stato un percorso durato diversi anni ma è stato estremamente costruttivo – spiega Savarese – Da questo aspetto sono cambiate le linee guida nazionali e internazionali con l’integrazione dei fattori molecolari arrivando al punto che i fattori molecolari influiscono sulla scelta della terapia. È nostro compito però non fare gli esami molecolari a pioggia ma applicarli in maniera oculata e razionale, questo è fondamentale per il futuro dell’immunoterapia e per la sostenibilità del sistema”.
Di sostenibilità e di accesso alle cure ne ha parlato anche Enrico Vizza, Direttore Dipartimento Clinica e Ricerca Oncologica IFO, Roma: “Questa innovazione terapeutica che è arrivata nel tumore dell’endometrio ha un impatto molto forte per le pazienti con la prognosi peggiore, questo è sicuramente il futuro della terapia ma dobbiamo renderlo sostenibile da un punto di vista economico”.
“È fondamentale razionalizzare il nostro lavoro e centralizzare certi livelli di gestione, serve però una governance regionale e nazionale in grado di rispondere alle nostre richieste. La sostenibilità è un aspetto estremamente importante per garantire l’accesso a queste terapie perché la ricerca e la clinica sono molto importanti, ma dobbiamo riuscire a portare gli sviluppi alla popolazione”, ha concluso Vizza.