Allarme integratori alimentari: alcune sostanze naturali agiscono come cancerogeni nel tumore alla prostata

Azienda Ospedaliero-Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino

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Prof. Paolo Gontero – Specialista in Urologia e master di Andrologia Chirurgica, è Professore Associato di Urologia presso l’Università degli Studi di Torino, Divisione di Urologia 1, Ospedale San Giovanni Battista (Molinette) di Torino

Torino, 2 ottobre 2015 – Una scoperta rivoluzionaria. A lanciare l’allarme è uno studio clinico condotto presso l’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino e coordinato dal prof. Paolo Gontero della Clinica Urologica universitaria (diretta dal prof. Bruno Frea). Lo studio, appena pubblicato sulle prestigiose riviste americane “Nature Reviews Urology” e “The Prostate”, ha dimostrato come l’assunzione in alte dosi di sostanze alimentari contenute in molti integratori alimentari, quali il selenio, i licopeni (contenuti nei pomodori) e gli estratti di thè verde, ritenute da sempre protettive nei confronti del tumore alla prostata, siano in realtà responsabili di un aumento del rischio di sviluppare un tumore alla prostata.

La possibilità di prevenire il tumore alla prostata con determinate sostanze alimentari è un’idea antica che trova le sue origini nell’osservazione che alcune popolazioni, in particolare quelle orientali e mediterranee, risulterebbero protette da questo tumore, con incidenze sino a 10 volte inferiori rispetto agli Stati Uniti ed al Nord Europa. Tale idea aveva trovato conforto in osservazioni sperimentali, secondo cui alcune sostanze largamente utilizzate nella dieta orientale e mediterranea erano addirittura in grado di bloccare la crescita delle cellule di tumore alla prostata. Da qui la speranza che questi alimenti potessero essere dotati non solo di proprietà “preventive” (per chi non è malato) ma anche “curative” per chi ne è affetto.

La ricerca condotta alle Molinette, in collaborazione con la prof.ssa Paola Brusa dell’Istituto di Farmacologia dell’Università di Torino, giunge come una doccia fredda nei confronti degli entusiasmi generati dalla possibilità di prevenire il tumore alla prostata con un’alimentazione mirata. Lascia sicuramente sconcertati il pensare che dietro le innocue “pillole” ricche di queste sostanze, da tutti conosciuti con il nome di “integratori alimentari”, possano nascondersi dei promotori del cancro alla prostata.

Lo studio, iniziato nel 2008 come progetto di ricerca finalizzata sostenuta dalla Regione Piemonte, è stato condotto secondo una rigorosa metodologia clinica. I pazienti erano tutti affetti da una malattia “pre-tumorale” della prostata, in grado quindi di condizionare un rischio elevato di sviluppare in seguito un tumore alla prostata, e per la quale non esiste ad oggi alcuna terapia. Un gruppo di pazienti è stato trattato per 6 mesi con “pilloloni” contenenti alte dosi delle 3 sostanze antiossidanti ritenute in quel momento le più efficaci nel prevenire il tumore alla prostata: selenio, i licopeni ed i polifenoli del thè verde. Ad un altro gruppo è stato invece somministrato lo stesso quantitativo di “pilloloni” contenenti però una sostanza placebo (amido). Il risultato che i soggetti trattati con le sostanze attive abbiano avuto una probabilità 3 volte maggiore di sviluppare un tumore alla prostata rispetto a quelli trattati con placebo era assolutamente inatteso.

“Personalmente temevamo che non saremmo riusciti a dimostrare l’efficacia di queste sostanze a causa della durata relativamente breve del trattamento (6 mesi). Mai ci saremmo aspettati di dover constatare un effetto opposto a quanto avevamo sperato”, dichiara il prof. Gontero. “Nel tentativo di capire le ragioni di un tale risultato paradossale abbiamo condotto delle analisi genetiche sui microRNA di questi tumori nei Laboratori di Genomica dei Tumori della Fondazione Edo Tempia – prosegue Gontero – I soggetti che avevano assunto questi antiossidanti in elevate quantità, contrariamente a quelli trattati con solo placebo, mostravano dei geni anomali simili a quelli che si rinvengono nei tumori della prostata, a dimostrazione che l’aumentato numero di tumori non è dovuto al caso, ma è l’effetto di modificazioni geniche probabilmente indotte dagli antiossidanti”.

Com’è possibile che sostanze come gli antiossidanti, notoriamente protettive per tanti tumori, siano dannose per la prostata al punto da promuovere lo sviluppo tumorale? “L’alimentazione, e con essa gli antiossidanti, restano elementi di fondamentale importanza nella prevenzione dei tumori, oltre che un possibile ausilio nella loro cura. Questo studio ci mette però in guardia sul fatto che una sostanza con potere “antiossidante” in elevate quantità o in concentrato non è necessariamente benefica. Il selenio ad esempio, come pure la vitamina E, sostanze in se stesse benefiche, sono risultate incriminate dell’aumento di tumori alla prostata”.

fonte: ufficio stampa

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