Roma, 25 maggio 2022 – “Una battaglia, la nostra, che va avanti da mesi e mesi, per sbloccare finalmente la mobilità degli infermieri italiani e degli altri professionisti della salute. Lo chiediamo da tempo, lo invochiamo a gran voce, e forse, finalmente, in questa complessa trattativa per il rinnovo contrattuale della sanità, si sta intravedendo la luce in fondo al tunnel, almeno per quanto riguarda questo spinoso argomento.
Da tempo ci stiamo battendo per il decisivo sblocco della mobilità degli operatori tra gli ospedali italiani. Il contratto in essere si richiama all’art. 30 del dlgs 165.2001, che subordina il trasferimento del personale sanitario al previo assenso delle aziende interessate.
Questa norma, nei fatti, vorrebbe dare sollievo ad un sistema sanitario come il nostro che, da anni, per diverse cause, in primis le note politiche di austerity, vive una cronica carenza di personale sanitario. Nella realtà, però, con 80mila infermieri che mancano all’appello oggi, da Nord a Sud, tenere di fatto bloccata la mobilità significa sferrare un ulteriore colpo di mannaia ad un comparto già fragilissimo, con conseguenze nefaste per i professionisti della salute, che pagano sulla propria pelle i disastri strutturali e in questo caso organizzativi degli ospedali in cui lavorano.
Tante aziende sanitarie italiane, da Nord a Sud, in questo momento, continuano a cadere nell’errore di non permettere i trasferimenti del proprio personale, dal momento che quello che hanno, preferiscono tenerselo stretto, ponendo di fatto un veto alle numerose richieste di mobilità che tanti padri e madri, loro dipendenti, inviano ogni giorno.
Con la conseguenza di mettere nelle condizioni, queste persone, di continuare a lavorare lontano dai loro affetti. Ma soprattutto si tratta di professionisti che il più delle volte sono costretti a pagare doppi affitti, doppie bollette, avendo la necessità di doversi mantenere lontano da casa e, contemporaneamente, di dare sostegno alle famiglie lontane.
Dopo la seduta di oggi, possiamo affermare che la battaglia sulla mobilità sembra finalmente viaggiare verso un esito favorevole, e della quale come sindacato andiamo fieri perché siamo stati proprio noi a sollevarla ed a difenderla davanti all’ARAN, superando anche le preclusioni che in un primo momento la stessa ci opponeva , e sulla quale abbiamo poi registrato anche la condivisione degli altri sindacati”. Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
“Si tratta di una materia che, come è noto, è molto complessa, e che vede migliaia di colleghi da anni bloccati in aziende sanitarie situate in ogni disparato luogo d’Italia ed ai quali, in applicazione delle stringenti regole che ci sono oggi, viene di fatto negata la possibilità di trasferirsi, salvo rare eccezioni.
Il problema è che, ad oggi, manca ancora una norma contrattuale che, regolamentando più nel dettaglio la materia, introduca modalità idonee “a sensibilizzare gli enti alla copertura dei posti vacanti a scadenza pre fissata”, e che li chiami “ad emettere veri e propri avvisi destinati ai dipendenti del SSN potenzialmente interessati a chiedere il trasferimento”. Il nuovo contratto darà finalmente risposte proprio a questo.
Occorre anche che vengano confermate, come Nursing Up ha chiesto, “le priorità alle quali attenersi in presenza di più domande per il medesimo posto da ricoprire, favorendo chi versa in condizioni di oggettivo svantaggio sociale come, solo per esempio, chi desidera ricongiungersi al proprio coniuge o abbia bisogno di assistere figli minori o congiunti in condizioni precarie di salute.
Ebbene, nell’ultima seduta, le delegazioni contrattuali si sono occupate nuovamente della problematica e quindi, è utile ricordarlo, grazie alle nostre forti prese di posizione del passato, che costrinsero la rappresentanza del Nursing Up ad imbavagliarsi durante le trattative, sembrerebbero essere stati definitivamente superati i pregiudizi inizialmente opposti dall’ARAN: nel nuovo contratto dovrebbe finalmente essere inserita la norma per la quale abbiamo lottato, che finalmente sblocca la mobilità del personale tra gli enti del SSN.
Le aziende sanitarie saranno infatti tenute ad adottare “un bando di mobilità”, da emanarsi “con cadenza annuale”, e che dovrà essere reso pubblico attraverso il sito aziendale, contenente i profili ricercati dall’ente. Ma vi è di più, perché finalmente l’azienda di appartenenza “sarà tenuta a rispondere al dipendente che propone istanza di assenso al trasferimento nel termine di 30 giorni dalla ricezione della richiesta”, termine fino ad oggi inesistente, dandogli almeno la possibilità di conoscere in tempi certi il destino della propria domanda.
È stato infine previsto, come da noi più volte richiesto, un elenco di particolari tipologie di precedenza, come le domande sostanziate da gravi e documentate ragioni di salute, a quelle per ricongiungimento al coniuge, o ai figli minori affidatari o quelle per esigenze connesse all’assistenza ai figli minori o inabili e ai genitori.
Sblocco della mobilità significa favorire la permeabilità del personale sanitario. Significa permettere l’attivazione di un sano flusso di dipendenti, sia in entrata che in uscita, che potremmo definire non a torto “virtuoso”. Significa contribuire di fatto alla crescita della sanità italiana di oggi e di domani”.