Roma, 18 maggio 2022 – Il Servizio Sanitario Nazionale ha retto alla pandemia da Covid-19 ma, adesso che l’emergenza pare sotto controllo, le analisi effettuate da associazioni e istituzioni restituiscono l’immagine di un sistema in pesante affanno, con l’aumento vertiginoso dei tempi di attesa sia per le prestazioni ordinarie che per quelle legate alle esigenze dei malati cronici e della medicina d’urgenza: fino a 720 giorni per una mammografia (fonte Cittadinanzattiva 2022).
Rilevato anche l’aumento della mortalità di alcune patologie, come per il tumore del colon retto (+12% nel 2020, Università di Bologna), in un contesto europeo che vede l’Italia agli ultimi posti per qualità della vita dei pazienti con una o più patologie e all’ottavo posto per bisogni insoddisfatti di visite mediche (EUROSTAT 2019). Secondo le rilevazioni OCSE, è in Italia il tasso più alto di pazienti con demenza senile, dato anch’esso in aumento (per il 2050, una persona su 25 sarà affetta da demenza).
In questo contesto si colloca il documento “Salute di Comunità – Dal bisogno alla soluzione – Analisi civica per la definizione degli standard qualitativi, organizzativi, tecnologici e di investimento”, realizzato da Cittadinanzattiva – con la collaborazione di Fnomceo, Fnopi, Federfarma e Fimmg e il contributo non condizionato di Farmindustria – e presentato oggi presso il Ministero della Salute. Il documento è disponibile sul sito www.cittadinanzattiva.it.
Al centro della riflessione vi è il recente DM 71 e la riorganizzazione dei servizi sanitari nei territori, declinata secondo alcuni temi chiave: accesso e prossimità delle cure, aggiornamento e potenziamento del sistema della prevenzione, ridefinizione del rapporto fra ospedale e territorio, implementazione delle nuove tecnologie e digitalizzazione dei sistemi per semplificare l’accesso alle cure e programmare servizi efficaci.
“Si tratta di priorità importanti per migliorare il nostro servizio sanitario e renderlo più equo ed accessibile ai cittadini, a cominciare dalla riforma per la riorganizzazione dell’assistenza territoriale. Tuttavia, occorrerà una lettura attenta dei contesti territoriali, per individuare percorsi e non solo luoghi che favoriscano servizi più accessibili e prossimi ai cittadini, e per avere maggiore attenzione alla qualità della vita puntando molto sul domicilio come luogo privilegiato di cura”, dichiara Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva.
“La carenza di servizi, la distanza dai luoghi di cura, tipica di alcune aree del paese, come pure la complessità delle aree urbane e metropolitane impongono un’innovazione dei modelli organizzativi sanitari territoriali. In questa ottica ci auguriamo che la messa a terra del DM71, e in particolare la riforma delle Case di comunità previste, siano attuate con il coinvolgimento delle comunità locali, più di quanto sia stata fatto finora”, prosegue Mandorino.
“Lo scorso 5 aprile il Ministro della Salute ha firmato il decreto per l’approvazione dello schema di contratto istituzionale di sviluppo (CIS). Su questa base le Regioni hanno presentato una proposta di piano operativo che il Ministero sta vagliando per arrivare, in tempi brevi, alla messa a terra della riforma dell’assistenza territoriale prevista dal DM71 e quindi rendere disponibili servizi sanitari prossimi e su misura dei cittadini”, dichiara Stefano Lorusso, Direttore generale Unità di missione per l’attuazione degli interventi del PNRR Ministero della Salute.
Il documento “Salute di Comunità” formula anche alcune proposte per rispondere alle sfide del dopo-pandemia, a partire dalla riorganizzazione della medicina territoriale in cui l’implementazione effettiva della Farmacia dei servizi e della figura dell’Infermiere di Comunità, sono esempi concreti che vanno in questa direzione.
La visione della futura medicina territoriale comprende l’importante ambito del rapporto fra ospedale e territorio, facendo leva su una visione centrata sul percorso di cura e sulla presa in carico che si articolano tra territorio e ospedale in un continuum sinergico ed efficiente tra luoghi di cura e professionisti sanitari. Questo percorso deve prevedere la piena valorizzazione delle figure sanitarie coinvolte nei vari luoghi di cura e il pieno utilizzo della digitalizzazione quale strumento facilitante sia per il sistema sia per il cittadino.
Lo sviluppo del Fascicolo Sanitario Elettronico così come la costruzione e la diffusione di piattaforme informatiche in grado di monitorare il percorso di salute dei pazienti, sono elementi imprescindibili per garantire la realizzazione di tale percorso.
Ruolo centrale dovrà essere svolto dai modelli di prevenzione, con l’obiettivo di intercettare il bisogno di salute prima che questo si manifesti, garantendo maggiore benessere ai cittadini e risparmio di risorse economiche preziose per l’intero sistema. Punti cardine di questa prospettiva sono la condivisione delle conoscenze scientifiche e cliniche, la messa in comune delle competenze dei diversi attori sanitari, la riorganizzazione di una medicina di iniziativa grazie all’utilizzo appropriato della digitalizzazione.
In questo quadro, l’Italia e l’Europa possono essere promotrici di un modello di finanziamento della ricerca innovativo e in grado di promuovere la collaborazione tra soggetti pubblici e privati basata su un modello di innovazione del SSN condiviso, ormai indispensabile in una realtà globalizzata come quella attuale.