Roma, 24 febbraio 2022 – “Nei prossimi tre anni, nel Lazio, si preannuncia un buco da 1.200 medici di famiglia, ai quali si sommano altri 186 medici che non possono essere impiegati perché la graduatoria, dopo quasi due anni, non è stata pubblicata dall’assessorato alla Sanità del Lazio”. È il grido di allarme di Stefano De Lillo, medico di Medicina Generale e vicepresidente dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Roma e provincia, in una intervista all’agenzia Dire.
“C’è un problema serio per la medicina generale, che è solo in parte congiunturale – entra nel merito De Lillo – nei prossimi tre anni andranno in pensione appunto 1.200 medici di famiglia e sappiamo, fin d’ora, che sarà difficilissimo rimpiazzarli. Sia per questioni organizzative che non dipendono dai medici stessi, sia per il fatto che ce ne sono sempre meno, perché vanno a lavorare all’estero”.
“Lo scenario che ci attende non è stato affrontato con una giusta preparazione e organizzazione, e un altro elemento importante sono le graduatorie, con l’ultimo bando per l’assegnazione di nuovi medici su aree carenti che risale al 2020, e non è ancora stato pubblicato quello del 2021 – denuncia De Lillo – Come OMCeO Roma abbiamo chiesto un incontro all’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, per discutere di queste criticità, anche perché i pazienti non riescono già ora a trovare accesso ai medici di famiglia, i quali hanno raggiunto per lo più il massimale previsto per gli assistiti. Non si trovano peraltro neanche i sostituti e diversi colleghi mi chiedono di individuare giovani medici per le sostituzioni, le ferie, la malattia, oltre che per il subentro sugli assistiti. Ma, lo ribadisco, non ci sono risorse sufficienti”.
Il vicepresidente dell’OMCeO Roma lancia quindi un appello alla Regione: “Noi chiediamo all’assessorato di pubblicare la graduatoria del bando 2021, per capire quanti colleghi possono essere sul campo nel concreto”.
I problemi, però, non si esauriscono qui, spiega ancora De Lillo: “Sullo sfondo c’è un’ipotetica controriforma della medicina generale che temiamo possa mettere a rischio il rapporto fiduciario tra il medico e il paziente: secondo questa controriforma i medici di base saranno trasferiti dal proprio studio alle case di comunità, di cui però non è ancora chiara la localizzazione. Questo cambiamento impatterà sui pazienti a ridotta mobilità, che contano sul fatto che il loro medico è vicino casa, intaccherà quindi il rapporto fiduciario tra medico e assistito. Vogliamo precisi chiarimenti su questa controriforma e chiediamo che i soldi del PNRR vengano investiti sul capitale umano, sugli operatori sanitari, sui giovani medici, i medici di base, aumentando i posti nelle specializzazioni e nei corsi di laurea”.
“Qui è in gioco il futuro della medicina generale – sottolinea ancora De Lillo – i colleghi sono in enorme difficoltà, sommersi dalle pratiche burocratiche, coloro che stanno andando in pensione non saranno sostituiti e questo con nocumento dei cittadini che non avranno un punto di riferimento. Bisogna quindi accelerare sulle carenze. Negli ultimi mesi, solo nel distretto 13, ben 20 colleghi sono usciti e non sono stati sostituiti e per i 1.200 che si ritireranno dal lavoro non abbiamo alcuna certezza che verranno rimpiazzati; è un dato preoccupante. Dei 186 che sappiamo aver partecipato al bando, la graduatoria ancora non c’è, forse è dovuto alla lentezza degli uffici ma questo comporterà un rallentamento generale anche dei nuovi che arriveranno, che sempre e comunque troppo pochi”.
“Noi spendiamo 41mila euro per formare un medico e poiché non riesce ad accedere per lentezze burocratiche ed errori di programmazione, così magari va a lavorare all’estero. È questo lo scenario che vogliamo?” conclude retoricamente De Lillo.
(fonte: Agenzia Dire)