Zvi Ram, capo del Dipartimento di Neurochirurgia del Sourasky Medical Center di Tel Aviv, durante il Congresso Mondiale di Neurochirurgia, ha rilasciato alcune dichiarazioni sulle nuove applicazioni per la cura dei tumori cerebrali
Roma, 11 settembre 2015 – Secondo l’esperto si sta tentando di trovare terapie mirate verso le aberrazioni molecolari che portano alla cancerogenesi. “Fino ad ora afferma l’esperto – i risultati non sono stati soddisfacenti, quindi aspettiamo il momento in cui queste modalità terapeutiche faranno la differenza. Altre novità – illustra Zvi Ram – provengono dal campo dell’immunoterapia: stiamo cercando di creare dei vaccini contro i tumori. I risultati sono promettenti ma sono ancora preliminari e sarà necessario del tempo per sperimentare questi farmaci in studi clinici di fase 3 per determinare il loro impatto terapeutico. Altre modalità – aggiunge – provengono dall’applicazione della tecnologia alla chirurgia, nel tentativo di aumentare la sopravvivenza dei pazienti attraverso una chirurgia più radicale possibile, conservando l’integrità del paziente e preservando le sue funzioni cognitive superiori. Tra queste tecniche vi sono la craniotomia a paziente sveglio e il mapping delle aree eloquenti dell’encefalo che aiutano a capire l’organizzazione dei network cerebrali”.
“Di recente – ricorda lo studioso israeliano – un avanzamento pioneristico nel trattamento dei tumori cerebrali è stato iniziato dalla Novocure. È stato accolto con sorpresa dalla maggior parte delle comunità scientifiche del mondo, perché si tratta di un terreno ancora sconosciuto. È una modalità completamente innovativa non solo nel trattamento dei tumori cerebrali, ma anche di altre neoplasie. Come medici, siamo abituati a trattare i pazienti con chemioterapia, radioterapia e chirurgia. Rispetto a questa nuova tecnologia, questi rappresentano degli strumenti primitivi con cui interveniamo in modo invasivo sull’encefalo del paziente, danneggiandone il funzionamento in modo disastroso e con conseguenze anche a livello sistemico. La Novocure – sottolinea Zvi Ram – ha sviluppato questa modalità di trattamento dei tumori in modo non invasivo e con effetti collaterali quasi assenti. È stato condotto uno studio di fase 3 su larga scala in cui si sono dimostrate proprietà curative che non si erano osservate con nessuna modalità terapeutica negli ultimi 30 anni”.
Per il neurochirurgo israeliano, l’unica innovazione negli ultimi 10 anni riguarda l’introduzione di un farmaco, Temozolamide, che permise di aumentare la sopravvivenza dei pazienti di due mesi. “In questo caso – precisa Zvi Ram – si è notato un aumento della sopravvivenza di quattro mesi e anche oltre in determinati pazienti”.
Secondo lo studioso è giusto che i medici siano molto conservativi e aggiunge: “Dovremmo fare riferimento alla medicina basata sull’evidenza. È necessario del tempo perché il mondo conosca queste nuove tecnologie eliminando quello scetticismo che naturalmente accompagna le nuove scoperte”.
Il neurochirurgo del Sourasky Medical Center di Tel Aviv precisa che “queste terapie non hanno effetto curativo, ma si tratta di un approccio per fasi, per migliorare la prognosi dei pazienti. Dieci anni fa, la sopravvivenza dei pazienti affetti da tumori maligni dell’encefalo era di un anno scarso, mentre ora questa è raddoppiata. Può non sembrare molto ma nell’ultimo decennio la sopravvivenza è arrivata a due anni, che sembrano un lasso di tempo troppo piccolo ai nostri occhi, ma che sono tutto per un paziente cui stiamo offrendo un aumento della sopravvivenza, conservando una buona qualità della vita. I dati degli studi mostrano l’efficacia della terapia con TTF, afferma Zvi Ram, e ricorda che in uno studio condotto su casi di Glioblastoma Multiforme ricorrente, i risultati hanno mostrato uguale efficacia della chemioterapia e dei TTF utilizzati come terapie individuali. Quando la terapia con TTF è stata approvata dalla FDA nel 2011, molti pazienti sono stati trattati con questa modalità in tutto il mondo, con varie combinazioni terapeutiche. E nei pazienti, trattati al di fuori di quello studio, si è notato un miglioramento della sopravvivenza ancora maggiore con una terapia di combinazione, piuttosto che con la sola terapia con TTF.
Lo schema di combinazione ottimale non è conosciuto e sono presenti numerose modalità in studio. “Sono speranzoso – conclude lo scienziato – che questa modalità di trattamento diventi ubiquitaria, nell’ottica di trattare le patologie tumorali con un approccio minimamente invasivo”.
fonte: ufficio stampa