La denuncia di Raffaele Gaudio, dirigente nazionale FISMU: una politica miope la causa di questa situazione. A rischio la tutela della salute dei cittadini
Roma, 24 novembre 2021 – Ormai siamo al punto di non ritorno, perché prosegue incessante l’emorragia di medici dai Pronto Soccorso e sempre di meno sono quelli disposti a prenderne il posto. Si va al “funerale” di un settore strategico della sanità pubblica.
Questa la denuncia di Raffaele Gaudio, responsabile nazionale Pronto soccorso (PS) della Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti (e dirigente aziendale a Lecce di FVM-Federazione Veterinari e Medici di cui Fismu fa parte) che aggiunge: “È una realtà evidente e drammatica, emersa e testimoniata anche dal dibattito generale, dalle nostre storiche prese di posizione e dalle recenti proteste anche della SIMEU e del SIS 118, e di molti altri sindacati, ma questa mobilitazione si infrange in un muro di gomma”.
“La situazione – spiega – non pare essere percepita dalla Politica nelle sua gravità, ma evidentemente viene derubricata a una criticità minore, marginale, come molte altre che si registrano nell’ambito del SSN. Una impostazione grottesca e pericolosa: le défaillance di altri settori, possono tradursi in ritardi e disfunzioni, nell’Emergenza-Urgenza questi ritardi e disfunzioni hanno una stretta relazione con l’intrinseca necessità di risposta immediata e per salvare vite”.
Gaudio interviene anche sul tema delle indennità e delle condizioni di lavoro: “Il tema delle risorse pur fondamentale (la montagna ha partorito il topolino con i suoi ridicoli pochi spiccioli di indennità covid promesse al personale sanitario dei PS), non coglie i veri problemi: che sono ieri, come soprattutto oggi, correlati al modo di operare dei Medici in PS. Vogliamo elencare le criticità che non rendono più sostenibili le condizioni di lavoro: l’imbuto assistenziale (tutto entra e poco esce anche per mancanza di posti letto), le difficoltà di sovraffollamento cronico, la cronica insufficiente possibilità di ricovero con stazionamento improprio precario e rischioso di pazienti fino a 4-5 giorni, lo stress, le frequenti aggressioni e denunce, i tempi di processo dilatati. Le misure ed i provvedimenti urgenti dovrebbero, quindi, andare ben oltre. Serve una vera riorganizzazione, non pannicelli caldi”.
Ecco alcune proposte, continua il dirigente Fismu:
- In tutti i modi incrementare il vergognoso (perché il più basso d’Europa) rapporto di 3 posti letto per mille abitanti (oltretutto significativamente ridotto dal distanziamento imposto dalla Pandemia) che rende del tutto insufficiente la possibilità di ricovero per una popolazione sempre più anziana e fragile. Un Pronto Soccorso non può funzionare se non funziona l’Ospedale (ed il Territorio).
- La perdurante assenza delle OBI (Osservazione Breve Intensiva) nella gran parte dei PS, luogo di compensazione e di appropriatezza per coniugare sicurezza di dimissioni ed evitare altrimenti ricoveri appunto impropri.
- Risolvere il ‘pasticcio’ della stabilizzazione di una quota parte di medici precari, fetta significativa degli attuali organici, che nella stessa bozza del testo licenziato in Consiglio dei Ministri, appare ambigua: il richiamo alla Madia con il suo secondo requisito dell’essere comunque transitati da procedure selettive ne vanifica i benefici, perché la stragrande maggioranza di questi medici, anche in epoca Covid, sono stati assunti a tempo determinato su ‘chiamata diretta’. Un altro incentivo alla fuga.
- La decontribuzione degli anni di laurea e specializzazione. Il riscatto di questi anni, è una misura di civiltà. I costi della formazione, ricadono sui medici e le loro famiglie. Ma la quasi totalità di questi medici si formano in funzione di garantire i servizi pubblici e non di essere dei liberi professionisti puri. Come in altri paesi europei, è lo Stato che riconosce ed indennizza i costi elevatissimi di questa formazione, arrivando a finanziare contributivamente anche gli ultimi anni delle scuole superiori. E non certo, poi, esserne penalizzati doppiamente per provvedere a pagarsene i contributi ai fini pensionistici, per chi in grado di farlo.
“Se si perdura con l’inerzia – conclude Gaudio – e con uno stravolgimento delle funzioni dei PS, gravati da una incidenza e prevalenza di inappropriatezza degli accessi, da sovraccarichi di lavoro e lo stress correlato, assisteremo impotenti all’inesorabile débâcle. E la politica miope del ‘bla, bla, bla’ non lascia intravedere alcun spiraglio, non si vede nessuna inversione di tendenza in questo disastro, perché la situazione necessita, e urgentemente, di interventi legislativi ad hoc. Diversamente: le conseguenze, sono un ulteriore progressivo depauperamento degli organici e con esso l’implosione annunciata di questo settore e più in generale anche del 118, parte integrante del Sistema di Emergenza-Urgenza, a sua volta vittima dell’assenza di attenzione della politica, con una precarietà contrattuale penalizzante: fra tutte l’ostinata volontà di molte Regioni a non far passare i medici 118 convenzionati alla dipendenza. Stiamo così per celebrare i ‘funerali’ del Sistema di Emergenza-Urgenza in dal nord al sud del Paese non potendo garantire l’assistenza necessaria a tutti i pazienti che ne hanno diritto”.