Aumentano i campi d’interesse della neuroendoscopia. Ne abbiamo parlato con Paolo Cappabianca, Direttore del dipartimento Neurochirurgia, Università Federico II di Napoli
Roma, 9 settembre 2015
Professore, ci può spiegare in breve cos’è la neuroendoscopia delle cavità cerebrali?
“La neuroendoscopia rappresenta una tecnica neurochirurgica che si avvale di uno strumento di visualizzazione, appunto l’endoscopio come strumento di visualizzazione per accedere al bersaglio chirurgico attraverso cavità naturali o corridoi precostituiti. I maggiori campi di interesse/applicazione di questa metodica sono l’endoscopia cerebrale – per il trattamento di patologie della dinamica liquorale e/o delle cavità ventricolari – e l’endoscopia endonasale –per il trattamento di patologie ipotalamo-ipofisarie e della base cranica”.
Quando è necessario impiegare l’endoscopio?
“L’endoscopio è uno strumento di visualizzazione alternativo e/o complementare al microscopio operatorio. La tecnica endoscopica può essere adottata quando la visione ravvicinata ed ampia che l’endoscopio offre, garantisce un vantaggio nella risoluzione della problematica chirurgica”.
Quali sono le tecniche innovative in neuroendoscopia?
“L’endoscopia è una tecnica ormai consolidata, le più recenti innovazioni riguardano la tecnologia degli strumenti di visualizzazione, le telecamere e i monitor HD e/o 3D”.
Quali sono i limiti dell’endoscopia nella cavità cerebrale? E quali le potenzialità?
“È difficile parlare di limiti e potenzialità. L’importante è lavorare sempre intensamente per l’evoluzione e il futuro della disciplina alla quale dedichiamo tutti i nostri giorni. Il futuro è una storia ancora da raccontare”.
fonte: ufficio stampa