Oggi la sopravvivenza a 1 e 5 anni dei pazienti trapiantati di cuore all’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola è la più alta in italia. Anche tra i bambini l’80-85% dei nati con cardiopatia congenita riesce a sopravvivere fino all’età adulta
Bologna, 18 novembre 2021 – 30 anni fa, il 23 ottobre del 1991, il prof. Angelo Pierangeli e il prof. Giorgio Arpesella eseguivano il primo trapianto cardiaco a Bologna. Oggi la sopravvivenza a 1 e 5 anni dei pazienti trapiantati di cuore all’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola è la più alta in Italia. Nel 2021 ad oggi sono stati eseguiti 27 trapianti tanti quanti quelli dell’intero 2019 ultimo anno senza pandemia da Covid.
Risultati importanti che sono il frutto di una multidisciplinarietà medica e chirurgica molto integrata che è stato possibile sviluppare e mantenere come caratteristica costante della cardiochirurgia e cardiologia di Bologna.
In questi 30 anni il Programma trapianto di cuore e assistenza meccanica al circolo nel paziente con scompenso cardiaco avanzato dell’IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna Policlinico di Sant’Orsola si è posto ai primi posti in Itala sia per numerosità che per risultati, con quasi 800 trapianti di cuore eseguiti, tra cui il primo trapianto pediatrico nel febbraio del 1994 e il primo supporto meccanico intracorporeo impiantato nel 1998.
Un traguardo che non sarebbe possibile solo con la capacità clinica e organizzativa del sistema sanitario, se non ci fosse a monte il gesto di grande generosità e solidarietà dei donatori e dei loro famigliari. Del percorso di questi 30 anni ne parleranno i protagonisti di allora e di oggi, venerdì 19 e sabato 20 novembre al convegno “30 anni di trapianto di cuore a bologna – verso il futuro e oltre”.
Risultati, lo studio del Centro Nazionale Trapianti (2000-2018)
La sopravvivenza a 1 e 5 anni dei pazienti che hanno avuto un trapianto di cuore al Policlinico di Sant’Orsola è rispettivamente dell’89 e 80%, un dato migliore della media nazionale in modo statisticamente significativo che pone Bologna ai vertici come qualità dei risultati. La probabilità di sopravvivenza dopo trapianto a 1 e 5 anni in Italia, infatti, è rispettivamente dell’81 e del 73%. I risultati sono stati forniti dal Centro Nazionale Trapianti che ha pubblicato una analisi dei dati di qualità dei Centri Trapianto di Cuore italiani dal 2000 al 2018.
Nel periodo 2000-2018 in Italia sono stati effettuati 5500 trapianti in 18 centri autorizzati (i Centri attualmente attivi sono 15). Il Centro trapianti di cuore di Bologna, con attività per pazienti adulti e pediatrici, ha effettuato 540 trapianti (una media di 28 all’anno), risultando il terzo per numerosità dopo Milano Niguarda e Pavia. A fronte di questa numerosità di trapianti effettuati, nello stesso periodo i pazienti inseriti in lista sono stati 784, sottolineando la discrepanza tra la necessità e la disponibilità di organi.
Tra i 540 trapianti effettuati, 25 sono stati in combinazione con fegato o rene (ed in un caso con entrambi: in una paziente sono stati trapiantati cuore, fegato e rene), con una sopravvivenza ad un anno del 92%. In totale in Italia sono stati effettuati 71 trapianti combinati: Bologna con oltre un terzo del totale è il primo centro in Italia per queste particolari procedure. Questo risultato sottolinea ancora una volta l’efficienza del sistema multidisciplinare e la qualità della attività trapiantologica del Policlinico.
Dalla diagnosi pre-natale all’età adulta
Bologna è uno dei pochi centri cardiologico-cardiochirurgico in Italia a vantare la possibilità di seguire il paziente dalla diagnosi prenatale a tutta l’età adulta, garantendo una presa in carico totale del paziente durante tutto l’arco della sua vita e offrendo a tutte le fasce di età l’opzione del trapianto e delle assistenze meccaniche.
Per quanto riguarda l’età adulta, il Programma per lo scompenso cardiaco e il trapianto segue con 2.000 valutazioni ambulatoriali circa 800 pazienti con scompenso cardiaco avanzato all’anno, di cui almeno 120 prime valutazioni di cui il 40% proviene da centri extra-regionali. Di questi circa 40 vengono inseriti in lista d’attesa per trapianto e circa 10 ricevono un’assistenza meccanica impiantabile.
Per quanto riguarda l’ambito pediatrico e dell’età evolutiva, grazie ai progressi della cardiologia e cardiochirurgia pediatrica oggi l’80-85% dei bambini nati con cardiopatia congenita riesce a sopravvivere fino all’età adulta. Un risultato fino a poco tempo fa insperabile che porta il numero di Guch (Grown Up Congenital Heart) ad aumentare costantemente.
I Guch sono stati bambini cardiopatici congeniti e per tutta la loro vita necessitano di cure, terapie e trattamenti che solo centri altamente specializzati possono fornire. Per questi pazienti, oltre all’attenzione per la loro condizione di salute, è necessario e doveroso sviluppare programmi specifici che riguardano tutti gli aspetti della vita, dalla gravidanza all’attività sportiva a quella ludica e lavorativa.
Solo al Sant’Orsola sono 600 i pazienti Guch provenienti da tutta la penisola seguiti ogni anno. Degli 82 trapianti di cuore eseguiti dal 1994 dalla Cardiochirurgia pediatrica, quasi un terzo, 23, è stato eseguito su pazienti adulti. Gli adulti che hanno avuto una patologia cardiaca congenita severa, infatti, nel tempo hanno sviluppato una serie di condizioni morfologiche talmente particolari che non potrebbero essere trapiantati in qualsiasi centro trapianti ma necessitano di specialisti che conoscano a fondo tutte le implicazioni che la loro condizione comporta. Infine sono state 23 le pazienti Guch che hanno potuto portare avanti una gravidanza grazie all’assistenza integrata con la ginecologia e ostetricia fornita dal Sant’Orsola.
La speranza di vita per i bambini trapiantati è molto alta, 80% a 5 anni, il paziente trapiantato più piccolo aveva 84 giorni di vita e l’età media al trapianto è di 10 anni per quelli pediatrici e 37 per i Guch.