Milano, 12 novembre 2021 – “Non basta il PNRR: ci vuole una rivoluzione culturale. E l’ingegnere clinico è il baricentro tecnologico di questa svolta”: l’ha detto Silvio Garattini, fondatore dell’Istituto Mario Negri intervenendo alla sessione di apertura del 21° Convegno Nazionale Ingegneri Clinici – AIIC, avviato ieri a Milano.
“Ben venga il Piano nazionale se serve per avviare un sistema digitale efficiente per ricavare quello che serve al Paese – prosegue Garattini – Oggi le tecnologie sono entrate ancora poco nel SNN, a dispetto di quello che si dichiara ovunque. Pensiamo soltanto a quello che avremmo potuto raccogliere in termini di dati condivisi con un sistema digitale efficiente durante il Covid. C’è quindi uno spazio enorme da occupare perché il SSN deve diventare un laboratorio basato su miliardi di dati correttamente utilizzati per indirizzare le decisioni”.
La “rivoluzione” di cui parla il fondatore del Mario Negri si basa su prevenzione, università e l’avvio di una “Scuola superiore di sanità, per formare manager di alto profilo”, creando dinamicità contrapposta a “rigidità burocratica”. In definitiva – ha concluso Garattini, ricordiamo che “le idee servono prima dei finanziamenti: avere i soldi ma essere privi di pensiero ci porterà a sperperare le risorse, come abbiamo già fatto in altre situazioni”.
Gli stessi argomenti sono stati ripresi dal presidente della Fondazione GIMBE, Nino Cartabellotta, che ha confermato il pensiero di Garattini: “I soldi servono per rilanciare il SSN, ma siccome il nostro Servizio sanitario era il malato sotto osservazione, un’iniezione di denaro pubblico richiede un cambiamento culturale mirato e puntuale. Dobbiamo domandarci: cosa vogliamo portare a casa con il PNRR? Se vogliamo solo soldi con qualche progetto, finiamo che mettiamo pezze occasionali al SSN. Se non ci saranno riforme coraggiose non ci sarà il value for money”.
Tra queste “riforme coraggiose” il presidente GIMBE ha sottolineato la necessità di non confondere tra loro investimenti ordinari e straordinari.
“Investiamo da subito sul capitale umano e rilanciamo le politiche sanitarie – ha concluso Cartabellotta – Valorizziamo poi la ricerca , rivoluzioniamo la medicina del territorio, facciamo formazione e informazione sulla telemedicina. Questi sarebbero i primi valori su cui sviluppare un pensiero nuovo e che possa durare nel tempo”.