Narbolia, 27 ottobre 2021 – C’è scarsa attenzione all’importanza della nutrizione nel corso dei primi mesi di vita e la percentuale di neonati allattati esclusivamente al seno è lontana da una situazione ottimale. Sono necessari interventi a supporto dell’allattamento, in particolare per le mamme più vulnerabili, e interventi organizzativi nell’ambito del percorso nascita (riducendo, per esempio, il ricorso non appropriato al parto cesareo), fattore che riduce la propensione all’allattamento.
Emerge dallo “Studio NASCITA” – NAscere e creSCere in ITAlia, coordinato dal Laboratorio per la Salute Materno Infantile dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS di Milano, in collaborazione con l’Associazione Culturale Pediatri (ACP). Nel suo complesso, lo studio valuta una coorte di oltre 5mila neonati, ad oggi fino ai 3 mesi d’età, 2mila fino ai 2 anni. Si tratta di un campione rappresentativo della realtà italiana, ed è anzi al momento lo studio con la più alta rappresentatività della realtà italiana a livello geografico. L’indagine è stata approvata dal Comitato Etico Sezione Fondazione IRCCS Istituto Neurologico “Carlo Besta” di Milano ed è monitorato da un comitato tecnico scientifico indipendente.
Nell’ambito del progetto NASCITA è stata effettuata un’analisi preliminare della prevalenza dell’allattamento al seno e la tempistica e modalità dello svezzamento – tradizionale vs alimentazione complementare a richiesta (autosvezzamento) – in un campione di 809 neonati, nati a termine e con peso adeguato all’età gestazionale, raccolti nelle prime tre visite di follow-up (i cosiddetti bilanci di salute). È stata presentata nel corso del 33° Congresso Nazionale dell’Associazione Culturale Pediatri (Acp), che si è da poco concluso.
Il campione era composto da 809 bambini, di cui 415 maschi (51,3%) e 394 femmine (48,7%). Il 44% dei bambini risiede nel Nord Italia, il 23% nel Centro e il 33% nel Sud. Alla dimissione dopo il parto, il 71% dei neonati è allattato al seno in modo esclusivo. Questa percentuale scende a 65% dei bambini al momento della prima visita (primo mese di vita) e al 59% nella seconda (compimento del secondo mese). Solo il 30% dei neonati è allattato esclusivamente al seno almeno fino al sesto mese.
Lo svezzamento avviene in media a 5,3 mesi e il 64% dei bambini viene ancora svezzato in modo tradizionale mentre il 36% è stato svezzato con alimentazione complementare a richiesta (nota anche come auto-svezzamento). Il 72% dei bambini con alimentazione complementare a richiesta mangia gli stessi cibi dei genitori, mentre nel 28% dei casi il pasto è preparato appositamente per loro.
L’alimentazione complementare a richiesta è risultata più frequente nelle regioni del Centro Italia, tra le mamme con un’istruzione superiore o universitaria e nei bambini allattati esclusivamente al seno almeno fino al sesto mese.
L’allattamento esclusivo al seno almeno fino al sesto mese prevale nelle regioni del Centro (34,4%), del Nord (31,3%) e scende notevolmente al Sud (23,9%). [AC1] Prevale nelle occupate (32,9%) rispetto alle mamme casalinghe o disoccupate (21,6%), e con un’istruzione universitaria (31,9%) piuttosto che elementare (17,1%). È più probabile se il parto è stato spontaneo (31,8%) e meno probabile in caso di cesareo (24,2%). L’età della mamma al parto e la nazionalità hanno, invece, un’influenza trascurabile sulla prevalenza di allattamento esclusivo al seno.
Riassumendo, le variabili associate a una minore probabilità di allattamento prolungato sono un basso livello di istruzione materna, la mancata occupazione lavorativa extradomestica della madre, essere residente in una regione del Sud Italia ed essere primipara (27,2% contro il 32,2% delle non primipare).
“Dobbiamo purtroppo notare che l’allattamento in forma esclusiva è insufficiente già alla dismissione dall’ospedale e così si conferma nelle prime due visite – nota Antonio Clavenna, medico e specialista in Farmacologia Clinica, ricercatore presso il Laboratorio per la Salute Materno Infantile dell’Istituto di Ricerche Mario Negri – A molti bambini i benefici per la salute e lo sviluppo dell’allattamento al seno non sono garantiti, ancor più in alcuni contesti geografici, in cui questa disuguaglianza si somma ad altre”.
“Vista l’importanza dell’educazione e dell’occupazione materna, nel delineare il futuro e la salute del neonato, questi dati preliminari indicano che l’esito degli interventi educazionali per tutte le madri sinora e da tempo attuati (p.es. durante i corsi pre-parto o da parte di ginecologi e pediatri nel corso delle visite routinarie) è da migliorare. Bisognerebbe anche offrire maggior supporto alle donne che hanno livelli di scolarità inferiori, disoccupate o che diventano madri per la prima volta, anche con l’implementazione delle visite domiciliari di operatori socio-sanitari, ove necessario”, conclude il dott. Clavenna.
Sono in corso ulteriori approfondimenti sulla nutrizione del neonato nel primo anno di vita, in un campione più ampio della coorte NASCITA.