Bologna, 22 luglio 2021 – Sono passati tre anni dall’intervento con cui all’IRCCS Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna le è stato impiantato uno sterno in titanio stampato in 3D, primo intervento del genere in Italia, e ora è diventata mamma di una bambina nata al Policlinico di Sant’Orsola IRCCS pochi giorni fa.
All’epoca aveva 27 anni ed era stata colpita da un rarissimo tumore a cellule giganti. La protesi in titanio era stata realizzata su misura a partire dai dati clinici e diagnostici specifici della paziente: sarebbe stato impossibile altrimenti ricostruire l’esatta morfologia dello sterno e delle coste, tre a destra e tre a sinistra, inserendo poi la protesi con precisione millimetrica nel torace. Insieme alla protesi in titanio a stretto contatto con cuore e polmoni erano state impiantate una fascia tendinea proveniente dalla Banca del Tessuto Muscolo-scheletrico del Rizzoli, che conserva e distribuisce oltre il 50% del tessuto da donatore usato in tutta Italia, e anche una protesi di sintesi.
“In questi anni con la nostra equipe multidisciplinare dedicata ai tumori delle ossa abbiamo continuato a seguire la paziente con controlli periodici, che hanno sempre dato ottimi esiti – racconta il dott. Michele Rocca, responsabile della Chirurgia toracica muscolo-scheletrica del Rizzoli, che eseguì l’intervento nel 2018 con la sua collaboratrice dottoressa Mariacristina Salone – ma quando abbiamo saputo della gravidanza non nascondo che un minimo di apprensione c’è stata, d’altronde avevamo sostituito due terzi dello sterno e sei costole con un impianto in titanio che si sarebbe trovato inevitabilmente a interagire con le naturali ma profonde modifiche del corpo durante la gestazione e poi al momento del parto. Abbiamo quindi coinvolto il prof. Gianluigi Pilu, direttore dell’Unità di Ostetricia e medicina dell’età prenatale del Sant’Orsola, con cui come Rizzoli collaboriamo in situazioni di potenziale criticità in questo ambito”.
Il parto è stato seguito dalla prof.ssa Giuliana Simonazzi dell’equipe del Sant’Orsola mentre i chirurghi del Rizzoli hanno vegliato sugli aspetti legati alla presenza dell’impianto in titanio.
“È andato tutto bene, anche i controlli a cui qualche giorno dopo il parto abbiamo sottoposto la neomamma, che ora è tornata a casa con la sua bambina. Abbiamo voluto raccontare questa storia, mantenendo la privacy della paziente, perché ci è sembrato importante far sapere che gli sforzi nella ricerca per trovare nuove tecnologie e modalità di cura possono riuscire a cambiare la storia dei pazienti che curiamo ogni giorno”.