La tossicomania è da tempo ormai considerata non più il vizio di un numero limitato di individui, ma un fenomeno di massa che interessa persone di ogni strato sociale, di differente livello culturale e di un’età che va dall’adolescenza alla piena maturità.
Non è un’epidemia da combattere, ma proprio il suo estendersi a macchia d’olio nei tessuti della società, fa della tossicomania un male profondo, male che trova la sua principale espressione nel mondo giovanile.
L’ormai imperante crisi economica, le crescenti difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro, l’incertezza del futuro, alimentano in molti giovani un’inquietudine tale da spingerli a rifugiarsi nel grande inganno della droga, in cui vedono una possibilità di netta separazione dalla vita attiva. Per il drogato si allontanano così i dolorosi problemi del lavoro, del futuro, dell’ansia che lo opprime.
Oggi chi assume droga è pienamente consapevole dei suoi effetti nocivi e dei rischi, quindi chi lo fa intende deliberatamente distruggere se stesso e colpendo se stesso vuole probabilmente punire altri, i genitori, la scuola, la società… Il suo atto è quindi una rivolta, che si traduce in uno stato di alienazione. Vive tra gli altri, ma senza gli altri.
Ma chi sono questi giovani? Il più delle volte si tratta di ragazzi figli della crisi della famiglia, privati dell’appoggio e dei consigli di genitori troppo spesso assenti, genitori che scelgono di adottare un’educazione permissiva che purtroppo fa sentire le sue infauste conseguenze.
Molti genitori invece, in una società caratterizzata dalla precarietà, spesso inconsciamente, investono in modo eccessivo sui figli, che diventano la loro unica fonte di felicità e su cui proiettano le loro ambizioni.
Cosa vuol dire allora essere buoni genitori? Ce lo chiediamo giorno dopo giorno, stretti tra il desiderio di dare ai nostri figli gli strumenti migliori per affrontare la loro vita da adulti e il timore di non esserne capaci. Tra la consapevolezza che il nostro atteggiamento è fondamentale per lo sviluppo della loro personalità e la sensazione di non sapere esattamente come gestire autorità, rispetto della personalità, divisione dei ruoli.
Bombardati da messaggi spesso contraddittori, rischiamo di perdere la bussola e di infilarci nel vicolo cieco dei sensi di colpa, per lo più immotivati.
Potenzialmente, comunque, ciascun genitore è il miglior barman di quel meraviglioso cocktail che è il rapporto unico e irripetibile tra una madre e un padre col proprio figlio.
Ma quando noi genitori pensiamo di aver dato tutto, evidentemente quel tutto non è bastato, quel tutto non mette al riparo i nostri figli dall’uso di alcol, cocaina, hashish e quant’altro. Penso, quindi, a quei tanti genitori che scoprono le debolezze dei figli diventati adulti e si chiedono dove hanno sbagliato…