Covid, impedire la replicazione del virus per contenere le varianti. Pregliasco: “Aumentare le somministrazioni giornaliere di vaccini”

Prof. Fabrizio Pregliasco

Roma, 26 aprile 2021 – “L’arma più potente che abbiamo per ora contro la variante indiana è il vaccino. Dobbiamo arrivare a livelli più elevati di somministrazioni e al contempo impedire la replicazione del virus per contenere le varianti, quindi procedere anche con la vaccinazione sui più giovani. Oltre a ciò, però, serve sequenziare il virus per individuare la variante e come società di virologia abbiamo proposto un ampliamento delle attività di sequenziamento ma il ministero della Salute non ci ha ancora risposto”. Così Fabrizio Pregliasco, virologo e direttore sanitario dell’IRCCS istituto ortopedico Galeazzi di Milano, che interpellato dalla Dire, commenta la nuova variante indiana, riscontrato anche in Italia, sia in Toscana che in Veneto.

“La situazione epidemica in India è devastante e i dati sono molto sottostimati rispetto alla realtà, questo ci induce a prendere azioni tempestive, tra le quali il blocco dei voli dal Paese verso l’Italia, deciso poche ore fa dal ministero della Salute – spiega Pregliasco – Come in India anche in Italia non c’è una buona capacità di indagine sul sequenziamento, un caso lo abbiamo individuato con certezza in Toscana ma non abbiamo contezza quanti e quali altri casi ci siano su nostro territorio”.

Su cos’è la variante indiana e perché deve preoccuparci, il virologo spiega che “sappiamo che ci sono due mutazioni sulla proteina ‘spike’, due variazioni che sono presenti anche nella varianti sudafricana e brasiliana. Uno studio israeliano ci dice che i vaccini sembrano efficaci anche contro questa nuova variante. Ma non tutte le variazioni sono negative, crediamo infatti che il virus vada verso varianti positive perché in questo modo preserva la sua sopravvivenza. Ci sono infatti 400 varianti nel mondo sotto osservazione”.

Il problema resta però il sequenziamento, tanto che la variante indiana è stata individuata già in ottobre ma siamo arrivati ad aprile a prendere azioni di contrasto. “C’è stato un solo caso in Italia, fino a qualche ora fa – spiega Pregliasco – ma l’alert è scattato quando abbiamo raggiunto quota 100 casi di variante indiana in Europa. È pur vero che i controlli sono a campione e quindi stiamo perdendo diversi casi. Come società di virologia abbiamo proposto di fare più test di sequenziamento, ampliando così l’indagine di secondo livello, anche perché il consorzio che dovrebbe occuparsene non è ancora decollato: mancano soldi e macchinari. La variante indiana sembra più contagiosa ma ce ne saranno sempre delle altre, per questo serve sequenziare e individuarne di nuove. Il ministero della Salute non ha ancora risposto alla nostra proposta, fatta ormai due mesi fa, ma credo che i tempi siano maturi per una decisione e mi auguro non tarderà ad arrivare, siamo ottimisti”.

Più il virus circola, quindi, e più aumentano le possibilità di nuove varianti. “Il vaccino è l’unica arma – sottolinea Pregliasco – Dobbiamo arrivare a fare più somministrazioni giornaliere, impedire la replicazione del virus per contenere le varianti e quindi procedere con la vaccinazione anche sui più giovani, che sono tra coloro che fanno circolare maggiormente il virus”.

(fonte: Agenzia Dire)

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