Arezzo, 3 marzo 2021 – Asportazione della metà sinistra del fegato. Non con un intervento chirurgico tradizionale ma con il robot Da Vinci. “Un intervento impegnativo e difficile – commenta Marco De Prizio, Direttore dell’Area dipartimentale chirurgica aretina – E’ riuscito perfettamente e il paziente è tornato a casa dopo soli 4 giorni di degenza”.
Aumentano, al San Donato, qualità e quantità delle operazioni chirurgiche robotiche. “La professionalità della nostra équipe consente ormai operazioni che prima venivano fatte solo con la chirurgia tradizionale”.
Il passaggio alla robotica ha molti vantaggi per il paziente: “Il gesto chirurgico è assolutamente preciso, la perdita di sangue durante l’intervento è minore, il dolore nella fase post operatoria è ridotto perché è evidente la differenza tra il taglio e i ‘buchi’ che vengono praticati. Infine la degenza è drasticamente ridotta. Possiamo dire del 30%”.
In ogni intervento robotico operano 3 chirurghi, di cui uno alla consolle e due accanto al paziente. Con loro un anestesista e uno strumentista. “Vorrei sottolineare il valore del lavoro d’équipe – sottolinea De Prizio – Il paziente deve essere costantemente monitorato e ogni variazione della situazione può consentire il passaggio immediato dalla chirurgia robotica a quella tradizionale”. Un’alta professionalità è condizione irrinunciabile.
“I nostri chirurghi dedicano almeno sei mesi alla formazione specifica per l’uso del robot Da Vinci. L’Asl Tse ha nell’ospedale di Grosseto la scuola internazionale di Chirurgia robotica e minivasiva, fondata dal prof. Pier Cristoforo Giulianotti, pioniere di questa tecnica e uno dei massimi esperti al mondo. Teoria e poi prassi. Simulazione e poi affiancamento ad un chirurgo esperto. Alla fine abbiamo un professionista capace di effettuare interventi con il robot”.
Nell’ambito della chirurgia generale sono possibili quasi tutti gli interventi, quelli in cui vi è maggior vantaggio sono le operazioni su retto, stomaco, giunto gastro esofageo. Il robot è poi impegnato in altri ambiti quali urologia, ginecologia e otorinolaringoiatria.
“Le possibilità di utilizzazione del robot – precisa De Prizio – sono limitate solo dal perimetro dell’area di intervento. In altre parole il robot lavora al meglio in un ambito ristretto all’interno del quale può fare veramente tutto. Operare, ad esempio, su tumori estesi o comunque diffusi, renderebbe necessario ripetere la procedura per più aree”.
L’uso della chirurgia robotica è quindi in fase di forte sviluppo all’interno del San Donato. “E’ una prestazione di alta qualità che offriamo ai pazienti – conclude De Prizio. Ma è anche un investimento sul futuro dell’ospedale aretino e una conferma del suo ruolo d’eccellenza all’interno della sanità toscana”.