Roma, 18 febbraio 2021 – “Sarebbe molto importante poter avere una strategia vaccinale in condizione di funzionare nel breve termine e in modo vasto: più ti allunghi nelle somministrazioni più aumenti i rischi, persino generati dalle persone vaccinate. Esistono infatti le ‘escape mutantions’ note anche per altre condizioni: si verificano tanto più restano persone non immuni, pur se vaccinate, perché queste persone non rispondono in modo previsto all’immunizzazione indotta”. A dirlo è Massimo Galli, professore e primario di malattie infettive al Sacco di Milano, interpellato dall’agenzia Dire.
“Mi auguro davvero che i 20 milioni di vaccinati previsti a giugno saranno tali, a livello organizzativo potremmo essere in grado di farlo – si azzarda a dire Galli – ma bisogna vedere se avremo i vaccini”.
Rispetto alle dichiarazioni della presidente della Commissione europea sulla possibilità di ispezionare i siti di produzione russi per il vaccino Sputnik, Galli rincara quanto sostenuto oggi anche da Silvio Garattini: “Potevamo pensarci prima e aggiungo che potevamo prima ampliare gli impianti di produzione che abbiamo nei Paesi europei perché potessero accogliere su licenza la produzione del vaccino. Già l’estate scorsa era stata ventilata questa ipotesi di lavoro ma è caduta nel vuoto. Anche perché il tema ora è, anche qualora dovessimo avere il vaccino Sputnik, quanti abitanti deve ancora immunizzare la Russia? Sicuri che non avremo lo stesso problema di dosi mancanti? Non siamo ancora certi che i russi abbiano un potenziale così ampio da esportare i vaccini, mi auguro di sì. Attualmente non c’è un paese autonomo sulla produzione, eccetto forse per Stati Uniti e Cina. Seguendo giustamente le regole e i trattamenti commerciali, in Europa, la proprietà intellettuale del vaccino come invenzione resta alle case farmaceutiche ma almeno avremmo dovuto pensare a prepararci ad una produzione su licenza. Ora, come sembra, che dobbiamo cimentarci con il cambiamento di alcuni vaccini per far fronte alle varianti, tecnicamente è fattibile ma la procedura appesantisce ancora di più il processo: una sfida ulteriore”.
Secondo Galli, quindi, “abbiamo due strategie davanti: vaccinare i più fragili e lasciare buona parte della popolazione soggetta alle mutazioni del virus, una situazione dinamica con un rischio che noi stessi, con i non vaccinati, contribuiamo ad implementare. L’altra è quella di creare una barriera di immunità di comunità vasta che ostacola la circolazione del virus e impedisce così il crearsi di nuove varianti. La strada migliore è la seconda ma la sua praticabilità resta un grande punto interrogativo”.
Sistema a colori è tira e molla, migliorare screening scuole
“Hanno forse un po’ troppo enfatizzato la mia proposta di lockdown generalizzato, ma è chiaro che il sistema attuale ci ha portato in una situazione limite, in cui non si va né avanti né indietro e bisogna fare i conti con le varianti”. Così ha dichiarato all’agenzia di stampa Dire il professore e primario di malattie infettive al Sacco di Milano, Massimo Galli.
“Il sistema a colori con le aperture intermittenti avrebbe dovuto essere mitigato da una condizione di osservazione dei dati: non solo stabilizzazione ma discesa cospicua dei contagi prima di aprire nuovamente e cambiare colore ad una Regione. Invece è stato un tira e molla che non ci ha portato fuori dai problemi – sottolinea il prof. Galli – neppure i problemi delle attività commerciali che restano con difficoltà enormi e sono sconvolte da chiusure repentine. Serve definire come e dove chiudere, potendo in parallelo irrobustire la campagna vaccinale e rafforzare metodiche e approcci diagnostici per monitorare la situazione: vale a dire più screening nelle scuole, magari con i salivari o tampone rapido, a livello nazionale e non solo per decisione autonoma e sperimentale delle Regioni. Così si interviene sui focolai e si tracciano i contatti”, conclude Galli.
(fonte: Agenzia Dire)