Il report settimanale dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica, campus di Roma
Roma, 18 dicembre 2020 – Più che raddoppiata negli ultimi due mesi (17 ottobre-15 dicembre), la mortalità per Covid in Italia: è passata da 14,53 per 100.000 abitanti a 33,40 per 100.000 abitanti. Il valore dell’ultimo mese supera il valore soglia individuato, ossia al valore massimo che questa dimensione epidemiologica ha assunto in Italia: nei 30 giorni tra il 19 marzo ed il 17 aprile 2020 (32 per 100.000 abitanti).
“Ci approssimiamo alle festività natalizie con una situazione che merita attenzione da parte di tutti, da parte delle istituzioni e dei cittadini. Anche se nella maggior parte delle Regioni il contagio cresce a ritmi inferiori rispetto al mese di novembre il contagio non si è “raffreddato”, soprattutto in alcune Regioni, come il Veneto. La curva della mortalità non scende come ci sarebbe aspettati per via della continua crescita dell’età media dei contagiati e per la mancanza di modelli (e strumenti) omogenei di gestione dei malati covid a domicilio, nonostante le linee di indirizzo del Ministero della Salute”.
È quanto emerso dalla 33ma puntata dell’Instant Report Covid-19, una iniziativa dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica di confronto sistematico dell’andamento della diffusione del SARS-CoV-2 a livello nazionale.
L’analisi riguarda tutte le 21 Regioni e Province Autonome con un focus dedicato alle Regioni in cui è stato maggiore il contagio (Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Marche e Lazio). Il gruppo di lavoro dell’Università Cattolica, è coordinato da Americo Cicchetti, Professore Ordinario di Organizzazione Aziendale presso la Facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore con l’advisorship scientifica del Professor Gianfranco Damiani e della Dottoressa Maria Lucia Specchia del Dipartimento di Scienze della Vita e Sanità Pubblica (Sezione di Igiene).
A partire dal Report #4 la collaborazione si è estesa al Centro di Ricerca e Studi in Management Sanitario dell’Università Cattolica (prof. Eugenio Anessi Pessina) e al Gruppo di Organizzazione dell’Università Magna Græcia di Catanzaro (prof. Rocco Reina). Il team multidisciplinare è composto da economisti ed aziendalisti sanitari, medici di sanità pubblica, ingegneri informatici, psicologi e statistici.
La finalità è comprendere le implicazioni delle diverse strategie adottate dalle Regioni per fronteggiare la diffusione del virus e le conseguenze del Covid19 in contesti diversi per trarne indicazioni per il futuro prossimo e per acquisire insegnamenti derivanti da questa drammatica esperienza.
Persiste in calo il peso dei pazienti Covid sui diversi settori dell’assistenza sanitaria: infatti, nel complesso, in Italia, si registra un calo della pressione esercitata dai pazienti con SARS-CoV-2 nell’ultima settimana su ospedali e altri servizi assistenziali. Nella settimana appena trascorsa la maggiore parte della pressione ha riguardato l’assistenza ai nuovi casi isolati a domicilio. In ogni caso mediamente c’è stata una diminuzione dei casi isolati a domicilio (-74 ogni 100.000 abitanti), dei ricoveri ordinari (-4 ogni 100.000 abitanti) e di quelli in terapia intensiva (-0,53 ogni 100.000 abitanti).
Quadro epidemiologico
I dati (al 15 Dicembre) mostrano che la percentuale di casi attualmente positivi (n = 663.313) sulla popolazione nazionale è pari a 1,10% (in calo rispetto ai dati del 08/12 in cui si registrava lo 1,22%). La percentuale di casi (n= 1.870.576) sulla popolazione italiana è in sensibile aumento, passando dal 2,91% al 3,10%.
Il primato per la prevalenza periodale sulla popolazione si registra nella Valle d’Aosta (5,50%) e PA Bolzano (5,06%), ma è in PA Bolzano (2,00%), e Veneto (1,89%) che oggi abbiamo la maggiore prevalenza puntuale di positivi, con valori in leggero aumento nelle altre regioni, e con un media nazionale pari a 1,10% (in diminuzione rispetto ai dati del 08/12).
Dal report #25 è stata analizzata la prevalenza periodale che corrisponde alla proporzione della popolazione regionale che si è trovata ad essere positiva al virus nell’intervallo di tempo considerato (casi già positivi all’inizio del periodo più nuovi casi emersi nel corso del periodo). È stata individuata, come soglia di riferimento, il valore massimo che questa dimensione epidemiologica ha assunto in Italia: la settimana tra il 22 ed il 28 novembre è ad oggi il periodo in cui si è registrata la massima prevalenza periodale in Italia (1.596 casi ogni 100.000 residenti), mentre nell’ultima settimana la prevalenza periodale in Italia è pari a 1346 casi ogni 100.000 residenti.
Dal report #21, si introduce una nuova analisi in termini di monitoraggio della prevalenza derivante dal confronto negli ultimi mesi (Prevalenza periodale del 17 ottobre – 15 novembre e del 16 novembre – 15 dicembre per 100.000 abitanti) si denota come nella maggior parte delle regioni tale indice abbia subito un significativo aumento. Le Regioni con una prevalenza periodale più alta nell’ultimo mese sono la P.A. di Bolzano, la Valle d’Aosta e il Veneto. In particolare, il valore nazionale della prevalenza di periodo è incrementato notevolmente passando da 1.482 (nel periodo 17 ottobre – 15 novembre) a 2.295 (nel periodo 16 novembre – 15 dicembre).
Persiste un aumento della letalità (rapporto decessi su positivi)
Dal report #25 è stata analizzata la letalità grezza apparente del COVID-19 nelle Regioni italiane che corrisponde al numero di pazienti deceduti nell’ambito dei soggetti positivi al COVID-19. Il valore massimo che questa dimensione epidemiologica ha assunto in Italia è stato pari al 61,80 per 1.000 e si è registrato nei 7 giorni tra il 18 ed il 24 marzo 2020.
Nell’ultima settimana (9-15 dicembre 2020) il dato più elevato si registra nella PA di Trento pari a 15,94 x 1.000; la letalità grezza apparente, a livello nazionale, è pari al 5,08 per 1.000 (in aumento rispetto alla scorsa settimana 4,78 per 1.000).
Mortalità
Nell’ultima settimana, la mortalità grezza apparente, a livello nazionale, è pari a 6,84% (in calo rispetto alla scorsa settimana 6,96%). Il Friuli-Venezia Giulia ha superato notevolmente il valore soglia registrando una mortalità grezza pari a 14,61%, a seguire il Veneto a 12,00%.
La mortalità corrisponde al numero di pazienti deceduti in rapporto alla popolazione di riferimento nell’intervallo di tempo considerato. È stata individuata, come soglia di riferimento, il valore massimo che questa dimensione epidemiologica ha assunto in Italia: nei 7 giorni tra il 26 marzo ed il 1 aprile 2020 la mortalità a livello nazionale, è stata pari al 8,28%.
Ricoveri
Analizzando l’andamento dei pazienti ricoverati sul totale dei positivi, si vede che nelle Regioni del Nord il valore medio registrato nell’ultima settimana dall’indicatore è 5,58% (stabile rispetto alla scorsa settimana che era pari a 5,58%).
In tutte le Regioni del Centro si registra un andamento in aumento. Il valore medio registrato nell’ultima settimana nelle Regioni del Centro dall’indicatore è pari a 4,12% (la scorsa settimana era pari a 3,92%).
Persiste la diminuzione pure del valore medio registrato nell’ultima settimana dall’indicatore nelle Regioni del Sud: è pari a 2,90% (in calo rispetto alla scorsa settimana che era pari a 3,05%).
Terapia Intensiva
Nuovi Ingressi Settimanali in Terapia Intensiva
Dal report #33 è stato avviato il monitoraggio dei nuovi Ingressi Settimanali in Terapia Intensiva (x 100.000 ab). Il valore medio registrato nel contesto italiano è pari a 2,15. Le regioni che hanno evidenziato più ingressi nel setting assistenziale della terapia intensiva durante l’ultima settimana sono il Veneto, la Puglia e la Valle d’Aosta.
Tasso di saturazione dei PL di Terapia Intensiva al 15 dicembre 2020
Dal report #22 è stato avviato il monitoraggio del tasso di saturazione dei Posti Letto di Terapia Intensiva comparando i posti letto attivi pre DL 34/2020 con i nuovi posti letto attivati post DL 34/2020. L’indicatore misura la saturazione sia in riferimento al numero di posti letto in dotazione alle Regioni prima del DL 34 che considerando le nuove implementazioni previste nei piani regionali di riorganizzazione della rete ospedaliera (DL34/2020).
Se consideriamo la dotazione di posti letto originaria, ovvero prima dei piani regionali di riorganizzazione della rete ospedaliera, il tasso di saturazione in oggetto risulta essere pari al 139,5% nella P.A. di Trento, 81,3% in Piemonte, 76,2% in Lombardia, 70% in Veneto, 67,8% nelle Marche e 66,7% in Umbria. Le suddette percentuali scendono rispettivamente al 67,9%, 42,5%, 45,4%, 49,1%, 35,5% e 36,2% se prendiamo in considerazione la dotazione prevista in risposta ai dettami del DL 34/2020. Come per la settimana precedente si assiste ad una generale riduzione del tasso di saturazione. Di questo, il tasso medio calcolato sull’intera penisola è del 58,6% se consideriamo la dotazione pre DL 34 e del 35,8% se, invece, teniamo in considerazione i nuovi posti letto di TI, in riduzione rispetto al precedente aggiornamento di -6,7 (situazione PRE DL 34) o -4,1 (situazione POST DL 34) punti percentuali.
Per quanto riguarda la riduzione del tasso di saturazione rispetto all’aggiornamento della settimana precedente, considerando la dotazione post DL 34, il differenziale maggior si registra in Valle d’Aosta (-16,7%), in Piemonte (-10,2%), in Umbria (-8,7%) ed in Liguria (-8,4%). Le uniche regioni che continuano a registrare tassi in aumento sono la P.A. di Trento (+6,4%) ed il Veneto (+3,8%). Il Molise non registra alcuna variazione settimanale.
Tasso di saturazione della capacità aggiuntiva di PL di Terapia Intensiva al 15 dicembre 2020
Dal report #24 è stato elaborato un indicatore che misura il tasso di saturazione della capacità extra in termini di posti letto di terapia intensiva. In altre parole, indica quanti posti letto di terapia intensiva, previsti dal DL34 ed effettivamente implementati, sono occupati da pazienti COVID-19.
Otto regioni hanno esaurito la suddetta capacità. Si tratta della Lombardia, del Molise, della Puglia della Calabria, della Sardegna, della Liguria, della P.A. di Trento e del Friuli-Venezia Giulia. In particolare, la Lombardia sta utilizzando il 25,67% della propria dotazione strutturale di posti letto di terapia intensiva, il Molise il 13,33%, la Puglia l’11,51%, la Calabria il 10,27%, la Sardegna l’8,96%, la Liguria il 2,67%, la P.A. di Trento il 2,63% ed il Friuli-Venezia Giulia lo 0,83%. Queste regioni stanno, quindi, utilizzando la capacità strutturale di posti letto di terapia intensiva, ovvero quei posti letto che dovrebbero essere dedicati ai pazienti No-Covid-19.
Sono prossime alla totale saturazione della capacità aggiuntiva le Marche (97,5%), la Toscana (89,54%), l’Abruzzo (89,39%), il Piemonte (88,37%), il Lazio (86,29%), l’Umbria (76,67%). Viaggiano, invece, su un’occupazione intorno ai 2/3 della capacità aggiuntiva l’Emilia-Romagna (69,48%), il Veneto (68,38%), la P.A. di Bolzano (60%). Le regioni che registrano i tassi minori sono la Sicilia (47,44%), la Campania (43,16%), la Basilicata (28,21%) e la valle d’Aosta (26,09%).
Tasso di saturazione dei posti letto in Area Non Critica al 15 dicembre 2020
Dal report #28 è stato elaborato un indicatore che misura il tasso di saturazione dei posti letto in Area Non Critica, ovvero dei posti letto di area medica afferenti alle specialità di malattie infettive, medicina generale e pneumologia. Al 15 dicembre 2020 undici regioni superano la soglia di sovraccarico del 40% individuata dal decreto del Ministro della Salute del 30/4/2020 ed in particolare la P.A. di Trento (68,21%), il Piemonte (64,58%), il Friuli-Venezia Giulia (51,21%), l’Emilia-Romagna (50%), la Liguria (45,8%), il Lazio (45,49%), il Veneto (44,90%), la Puglia (44,03%), la Valle d’Aosta (42,05%), la P.A. di Bolzano (40,86%) e l’Abruzzo (40,31%).
Le regioni che registrano tassi elevati di saturazione dei posti letto in Area Non Critica rischiano di dover fare ricorso a posti letto non afferenti alle sopracitate specialità per rispondere alle esigenze di cura dei pazienti COVID-19. Le regioni sotto la soglia di sovraccarico sono le Marche (38,63%), l’Umbria (37,99%), la Lombardia (37,63%), la Campania (36,93%) la Calabria (36,06%), la Sardegna (34,48%), la Sicilia (29,01%), il Molise (26,7%), la Basilicata (23,45%) e la Toscana (22,97%).
“Nella versione 33 dell’Instant Report, continuiamo ad osservare un trend di diminuzione nel numero di Regioni che hanno esaurito la capacità di posti letto di terapia intensiva aggiuntivi: al 15 dicembre sono, infatti, 8 le regioni che, seppur con percentuali diverse, attingono alla capacità strutturale. Il tasso di saturazione dei posti letto di terapia intensiva – afferma il prof. Cicchetti – continua a decrescere: rispetto a 7 giorni fa il tasso di saturazione delle terapie intensive è diminuito del 6,7% considerando la dotazione di posti letto di terapia intensiva PRE DL 34/2020 e del 4,1% considerando la dotazione di posti letto di terapia intensiva POST DL 34/2020. Al 15 dicembre quindi considerando la dotazione delle Regioni pre-DL34 il 58,6 % dei posti letto di terapia intensiva sono occupati da pazienti Covid-19. Questa percentuale scende al 35,8% se consideriamo la dotazione a regime prevista dal già citato DL34/2020”.
“Diminuisce anche l’occupazione dei posti letto in Area Non Critica – aggiunge – ovvero dei posti letto di area medica afferenti alle specialità di malattie infettive, medicina generale e pneumologia. Al 15 dicembre 2020, 11 regioni hanno superato la soglia di sovraccarico del 40% individuata dal decreto del Ministro della Salute del 30/04/2020, sebbene si registri una generalizzata diminuzione nel tasso di occupazione”.
Nuovo Personale con specializzazioni mediche legate all’emergenza COVID-19
Le regioni e le provincie autonome si sono mosse al fine di potenziare il personale medico per le diverse specializzazioni. Le specializzazioni qui rappresentate sono quelle strettamente collegate al Covid-19 (anestesia e rianimazione, malattie dell’apparato respiratorio, medicina d’urgenza, medicina interna, malattie infettive, microbiologia e virologia, igiene e sanità pubblica).
La Lombardia è la regione che ha incrementato maggiormente il personale medico con specializzazioni Covid-19, assumendo 439 specialisti, di cui 136 a tempo indeterminato. Seguono il Veneto con 433 di cui 418 a tempo indeterminato e il Lazio con 402 di cui 161 a tempo indeterminato. Al contrario la Valle d’Aosta, Umbria e Molise sono le regioni che hanno avuto il minor incremento di personale medico con specializzazione Covid-19.
Nuovo Personale con specializzazioni mediche NON legate all’emergenza COVID-19
Le specializzazioni qui incluse sono quelle non strettamente collegate al COVID-19. La Lombardia è la prima in termini di personale acquisito, incrementandolo di 764 unità, seguita da Veneto (363) e Puglia (311). Le regioni con un minor incremento sono Valle d’Aosta, Umbria e Marche.
Confronto tra acquisizione di personale con specializzazione legate all’emergenza COVID-19 e non
L’analisi del personale assunto o in via di assunzione rileva approcci leggermente diversi. Le regioni non in piano di rientro hanno dedicato il 42% dei nuovi posti a specializzazioni mediche legate all’emergenza COVID-19 (Anestesia e rianimazione; malattie apparato respiratorio; malattie infettive; medicina d’urgenza; medicina interna; microbiologia e virologia; sanità pubblica) ed il restante 58% ad altre specialità. Al contrario le regioni in piano di rientro hanno incrementato la propria forza lavoro per il 51% con specialisti legati all’emergenza COVID-19, ed il restante 49% con altri specialisti.