Roma, 10 novembre 2020 – A Catania è al collasso la situazione dei reparti di maternità per donne positive al Covid19. La città è bacino di accoglienza di ben 5 province. La denuncia di Stanislao Bentivegna, responsabile nazionale dirigenza medica della Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti-Fismu (sezione di FVM, Federazione Veterinari e Medici) all’assessore alla salute, Ruggero Razza, che sottolinea, innanzitutto, “l’inesorabile crescita della epidemia da coronavirus che sta colpendo la Sicilia, evidenziando che la percentuale di positivi sul totale dei tamponi effettuati ha raggiunto il 16,14% e tende a ad aumentare, con una stima che può raggiunge il 20% della popolazione, e che tale dato è destinato a salire ulteriormente nei prossimi giorni”.
Con queste premesse il dirigente nazionale Fismu ritiene evidente:
- che ormai 3 punti nascita covid per tutta la Sicilia sono chiaramente insufficienti;
- che Catania, che fa già oltre 10.000 parti l’anno, non può continuare ad essere il centro di accoglienza per altre 4 province della Sicilia orientale: Caltanissetta, Enna, Ragusa e Siracusa. Nello specifico parliamo dell’ospedale San Marco;
- che il permanere dell’attuale ripartizione dei reparti di ostetricia covid, nonostante la rapida diffusione del virus nella Regione, porterebbe ad un sempre maggiore e pericoloso ingorgo degli attuali pochi punti nascita covid;
- che, come è presumibile, pazienti covid positive già partoriscono o potrebbero partorire in ospedali ufficialmente non abilitati, in seguito a necessità assistenziali derivanti dall’imminenza del parto o da problematiche materno-fetali non differibili. Infatti, ospedali aziendali, e del territorio, inviano alle ostetriche covid oltre che gravide per espletamento del parto, anche qualunque gestante che necessiti di ospedalizzazione, incluse le minacce di aborto, gli aborti, le minacce di parto pretermine e qualsivoglia altra patologia della gravidanza e talora anche pazienti con patologia ginecologica;
- le sempre più crescenti incombenze burocratiche legate all’ospedalizzazione e soprattutto alla dimissione delle puerpere e dei neonati covid positivi.
Per tutte queste ragioni, Fismu (FVM) ritiene urgente:
- evitare un ulteriore e pericoloso intasamento degli esistenti punti nascita covid, sempre più gravati da un crescente sovraccarico di pazienti positivi;
- prevenire tutte le immaginabili ripercussioni negative che tale sovraccarico di pazienti può avere sulla qualità dell’assistenza ostetrica e neonatologica;
- contrastare il moltiplicarsi del rischio di contagio per il personale sanitario ( medici, ostetriche, e infermieri) su cui insiste in misura sempre maggiore tale emergenza sanitaria;
- ottimizzare e snellire l’iter burocratico, connesso al ricovero-dimissione di puerpere e neonati positivi, nonché il follow up clinico dei pazienti;
- ridurre inutili trasferimenti delle gravide a termine e non, solo perché covid positive da una provincia all’altra, da un lato determinando l’ interruzione del rapporto medico-paziente, (dal momento che la gravida non potrà più essere assistita dal ginecologo curante), e dall’altro generando ulteriori disagi logistici anche per i familiari.
Le proposte di Fismu:
- venga, al più presto, ampliato il numero di punti nascita covid. In particolare tutti gli ospedali a carattere aziendale della Sicilia, già sede di reparti di ostetricia di II livello, siano rapidamente abilitati alla gestione della propria ostetricia covid;
- venga pertanto bloccato il crescente invio al Presidio Ospedaliero San Marco di pazienti gravide covid positive provenienti sia da aziende ospedaliere di Catania che da aziende ospedaliere di altre provincie, altrettanto qualificate e tutte sede di reparti di ostetricia di II livello.
“Fismu (FVM) – conclude Bentivegna – ritiene opportuno che la Regione sgomberi il campo dalle letture agiografiche, e che abbia un quadro più chiaro e veritiero della crescente ed insostenibile pressione che l’epidemia covid sta esercitando sui punti nascita”, e fa appello alla Regione affinché, “possa tempestivamente procedere ad una riorganizzazione dell’assistenza ostetrica e neonatale covid in Sicilia. Un intervento urgente che dovrebbe principalmente mirare ad estendere la qualifica di punto nascita covid, idealmente, a tutti gli ospedali siciliani sede di ostetricia di II livello. Si intervenga subito perché la situazione è al collasso”.