Verona, 26 ottobre 2020 – Al XIII Forum Economico Eurasiatico di Verona si è parlato di genetica e ricerca del genoma, e di quanto le stesse siano in grado di migliorare la salute dell’umanità, ma anche di fornire una svolta in molti settori dell’economia. Considerando che il lavoro sul genoma viene percepito molto diversamente in Oriente e in Occidente, la cooperazione internazionale e la possibilità di nuovi standard globali costituiscono un elemento chiave di successo.
A confermarlo Konstantin Severinov, Direttore del Centro di Ricerca moscovita Scoltech Center of Life Sciences, uno dei massimi esperti al mondo. “Le opportunità di lavoro e la collaborazione tra scienziati di vari Paesi non si esauriscono mai – dichiara – Le relazioni tra Italia e Russia, in riferimento agli studi genetici, vivono una nuova partenza. Cito in particolare la collaborazione della Russia con l’Istituto di Ricerca Genetica Umana diretta da Ruggero De Maria, presidente dell’Istituto Italiano per Medicina del Genoma (IIGM)”.
Quali sono le opportunità che le conoscenze legate al genoma possono offrire? Severinov è laconico e arriva subito al nocciolo della questione: “Anche per le malattie genetiche – afferma – vale la regola che prima si diagnosticano meglio si possono curare”.
A segnare un nuovo corso l’impulso del Presidente Russo, Vladimir Putin: “Fino a un anno fa la Russia non era specificamente all’avanguardia nella ricerca genetica ma il Presidente Putin ha promosso un programma di ricerche e ora stiamo lavorando intensamente per concretizzarlo. Sono già quattro i vaccini contro il coronavirus allo studio (di cui il primo potrebbe essere disponibile al pubblico in Russia e in altri Paesi tra fine ottobre e inizio novembre)”, osserva Severinov.
“Il genoma è un problema a lungo termine che permarrà oltre il Covid-19 ma allo stesso tempo questa pandemia ci ha messo nelle condizioni di attuare nuovi studi genetici. Vorrei sottolineare che proprio degli scienziati italiani hanno fatto degli studi di grande valore scientifico, volti a evidenziare la correlazione tra la gravità di manifestazione della malattia e il patrimonio genetico dell’individuo”, conclude Severinov.