Catania, 20 ottobre 2020 – “In questa fase segnata dalle seconda ondata del virus all’emergenza sanitaria si è nuovamente aggiunta quella della carenza del personale sanitario”. A lanciare l’allarme è stata ieri la Ugl Sicilia durante l’incontro del Comitato regionale con le quattro sigle sindacali confederali convocato dall’assessore regionale della Salute Ruggero Razza.
“Se dalla riapertura delle attività ad oggi abbiamo avuto sicuramente il tempo per organizzare reparti, attrezzature, strutture, profilassi e strategie di intervento, in pochi mesi di certo non è stato facile rimpiazzare medici, infermieri ed operatori venuti man mano a mancare per quiescenza – hanno detto chiaramente Carmelo Urzì e Raffaele Lanteri segretari, rispettivamente, delle federazioni Sanità e Medici – mentre è quasi impossibile trovare impiegati in sovrannumero per la gestione delle attività legate al Covid-19 e nel contempo proseguire con la normale attività ospedaliera”.
“Sappiamo bene che si tratta di un problema atavico che peraltro, come Ugl, denunciamo ormai da tempo, dato che il collo di bottiglia venutosi a creare nelle scuole di specializzazione non ha consentito di avere un numero adeguato di professionisti sul territorio. Crediamo quindi che la soluzione del “training on the job” che l’assessore Razza ha immaginato possa essere benissimo esportata anche a livello nazionale perché c’è davvero bisogno di un numero elevato di professionisti, per rimpolpare un sistema sanitario nazionale già in evidente difficoltà in tema di risorse umane prima dello scoppio della pandemia”.
“Abbiamo anche sottolineato l’urgenza di avviare una campagna per il cosiddetto ‘accesso responsabile’ nelle strutture ospedaliere, aumentando contemporaneamente il livello di protezione (controlli più serrati ai varchi e percorsi differenziati tra dipendenti e utenti) per chi in ospedale lavora, poiché proprio in questo momento bisogna evitare il rischio di far diventare untore chi è invece chiamato a dover curare le persone”.
“Al pronto soccorso ed in ospedale ci deve andare solo chi ne ha urgente bisogno, le prestazioni non impellenti possono essere rinviate – hanno tuonato Urzì e Lanteri – Riteniamo, infine, sia necessario una distribuzione dei carichi demandando agli ospedali più piccoli l’urgenza della cura di patologie minori, lasciando ai grandi nosocomi le prestazioni più complicate connesse all’utilizzo delle tecnologie, così come invochiamo ancora una volta l’apertura del punto di emergenza e urgenza dell’ospedale San Marco di Catania. Un polo Covid-19 così importante per l’intera Sicilia orientale non può essere sprovvista del pronto soccorso già previsto e oltretutto pronto, in modo di evitare l’assurda spola di pazienti che ancora oggi continua ad essere frequente con il Policlinico”.
“Siamo certi che quanto da noi proposto – concludono – ancora una volta verrà preso in considerazione dall’Assessorato, fermo restando che come Ugl continueremo a rimanere vigili e propositivi in questa battaglia contro il virus silente”.
Durante la riunione intanto, fanno sapere dalla Ugl, si è anche parlato degli incentivi agli operatori, come da protocollo di intesa firmato lo scorso giugno, che comprenderanno anche la platea di operatori della Seus 118, ma anche delle somme che l’assessore ha reperito ed impegnato per il rinnovo del contratto collettivo Aiop – Aris per i lavoratori dello stesso 118.