Roma, 30 settembre 2020 – “Se è necessario che ad ogni raffreddore o starnuto un bambino faccia un tampone? Il rischio oggi è quello di sovraccaricare il numero di tamponi richiesti, specialmente con le scuole aperte, ma al momento non abbiamo altre soluzioni”. Così il presidente dell’Ordine dei medici di Roma, Antonio Magi, interpellato sul tema dall’agenzia Dire.
“Per evitare i contagi – prosegue Magi – in questo momento è necessario essere il più prudenti possibili e fare i tamponi. Certo è che se al primo segnale ci si ritrova a dover fare un tampone la situazione diventa complessa. Così come sarebbe la ‘fine’ se per ogni bambino che arriva a scuola e fa un colpo di tosse tutti i suoi compagni fossero costretti a tornare a casa e a fare i tamponi tutti i giorni”. Il tampone, aggiunge il presidente dell’OMCeO Roma, non è una “passeggiata di salute e si stanno sperimentando altri tipi di test, che speriamo siano meno invasivi”.
“Soprattutto in una grande città come Roma, capita che le persone non vadano a fare il tampone perché temono di perdere un’intera giornata. Così, il più delle volte, si convincono di avere solo un raffreddore – spiega Magi – A questo si sta aggiungendo il fatto che per avere l’esito del test, a volte, si devono aspettare giorni con persone a casa in attesa di tornare a lavoro”.
Secondo il presidente dell’OMCeO Roma, è però necessario che i cittadini siano “pazienti, perché purtroppo è una guerra contro il virus. Quando durante la Seconda guerra mondiale gli aerei sganciavano le bombe tutti quanti correvano nei rifugi. Dobbiamo fare lo stesso”.
“Sta aumentando il numero dei ricoveri nelle terapie intensive. E questo è fonte di grande preoccupazione – aggiunge il presidente dell’Ordine dei medici di Roma, Antonio Magi – Si tratta dell’onda lunga di questa estate con gli ormai ‘famosi’ nipoti asintomatici rientrati dalle vacanze, che sono andati a trovare i nonni. E magari quei nonni, sottovalutando i primi sintomi perché ‘tanto è solo un’influenza’, non sono andati dal medico di famiglia perché questo avrebbe significato mettersi in fila per andare a fare un tampone. Poi invece sono finiti in ospedale”.
Il problema, secondo Magi, sono quindi i “positivi sintomatici che non troviamo con i tamponi. Buona parte di questi non hanno fatto il tampone e lo fanno solo quando arrivano in ospedale”.
“La Campania è la Regione con più casi in Italia? Questo dato non ha alcun significato, dipende dal numero di tamponi che si fanno”, spiega Magi in merito al ‘salto in avanti’ della Campania, che in una settimana ha avuto 1.796 positività (+38%), scavalcando Lombardia e Lazio.
“Il numero di persone risultate positive ad un tampone dipende da vari fattori, non è significativo a livello statistico – prosegue Magi – dà solo un segnale di quello che si sta cercando, servirebbe piuttosto avere un numero ‘indice’, cioè sapere ogni giorno quanti positivi ci sono per tampone. In questo momento la media nazionale è di un positivo per 39 tamponi fatti. Non abbiamo questo rapporto regione per regione, quindi dire che una regione è al primo posto non ha logica”.
“Quello che è sconfortante è che facciamo fare i tamponi ai bambini per ogni starnuto, ma poi ci ritroviamo a discutere se far entrare o meno 25mila persone dentro a uno stadio. Nel nostro Paese esistono delle contraddizioni – aggiunge Magi – a volte prevalgono motivi economici su motivi sanitari, ma bisogna andare per priorità e fare delle scelte, oltre che essere più coerenti”.
Quindi secondo lei, di riaprire gli stadi, ovviamente con ingressi contingentati, proprio non se ne parla? “Assolutamente no – risponde Magi – il problema non è far mantenere le distanze dentro lo stadio, ma far entrare e poi uscire 25mila persone ai cancelli. Non credo che riuscirebbero a rimanere a due metri di distanza gli uni dagli altri… Lo abbiamo visto con le scuole: che senso ha che gli studenti tengano le mascherine per cinque ore di fila se poi non appena escono si baciano e si abbracciano?”.
Altra questione, secondo il presidente dell’OMCeO Roma, riguarda gli ‘assembramenti’ dei genitori davanti alle scuole: “Accompagnano e vanno a riprendere i figli per timore dei contagi sugli autobus, ma così è aumentato anche il traffico. Bisognava organizzarsi prima, sei mesi fa”.
Lo stesso, ricorda ancora Magi, è accaduto con la questione mascherine: “All’inizio mancavano i dispositivi di protezione individuale, che sono arrivati tardi e che invece avremmo dovuto avere a disposizione prima. Per questo voglio fare un appello: monitoriamo la disponibilità delle mascherine perché se dovesse scoppiare di nuovo un’emergenza non dobbiamo ritrovarci a fare il mercato nero”.
“I vaccini antinfluenzali stanno cominciando ad arrivare nelle Asl. Tutte le Asl hanno già ricevuto il primo lotto di vaccini e i centri vaccinali si stanno organizzando. A breve i medici di famiglia potranno andarli a ritirare, così potranno fare i vaccini direttamente nei loro studi”, conclude Magi.
(fonte: Agenzia Dire)