Roma, 9 settembre 2020 – “Sono un po’ preoccupato per lo scenario futuro, perché siamo arrivati alla riapertura delle scuole non in condizioni ottimali. Era auspicabile arrivarci con qualche caso in meno rispetto a quelli segnalati giornalmente”. Risponde così l’infettivologo Massimo Andreoni, direttore della UOC Malattie Infettive al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), interpellato dall’agenzia Dire in merito alla riapertura delle scuole e agli eventuali casi di positività da gestire negli istituti.
“Ci saranno focolai che si riaccenderanno all’interno delle scuole – ha proseguito Andreoni – se saremo bravi a controllarli e a tracciarli, isolando immediatamente le persone che sono infette o che sono venute a contatto con soggetti infetti, credo che riusciremo a controllare il fenomeno e a riavviare la scuola, che è qualcosa di indispensabile sia in termini di apprendimento per i giovani che per l’intera società”.
I bambini, questo inverno, dovranno ridurre al minimo i contatti con i nonni? “Difficile rispondere di sì, perché il contatto con i nonni è una cosa importante. Certamente credo che un maggior numero possibile di vaccinati, anche nei bambini, possa ridurre il rischio di avere malattie dell’apparato respiratorio, che saranno fortemente confondenti e che richiederanno un grande impegno da parte della sanità pubblica, per distinguere ciò che è Coronavirus da ciò che non è Coronavirus”, risponde Andreoni.
“Nuovamente inviterei tutti al mantenimento il più possibile di quelle norme che ormai abbiamo imparato – ha proseguito l’infettivologo – Il lavaggio delle mani nei bambini è molto importante e, laddove possibile, teniamo la mascherina e il distanziamento”.
D’altronde queste misure, ha aggiunto ancora Andreoni, hanno dimostrato “di essere efficaci anche nei bambini che, ricordiamolo, sono comunque meno predisposti a infettarsi e ad ammalarsi rispetto agli adulti, e che quindi sono un po’ meno pericolosi in termini epidemici”.
In merito, poi, a tutta una serie di effetti a lungo termine che il Coronavirus può lasciare sugli ex pazienti, il prof. Andreoni ha così commentato: “Quello delle sindromi post-Covid è un mondo che stiamo scoprendo adesso, stiamo richiamando in follow up tutti i pazienti guariti, ormai da diversi mesi, ed effettivamente vediamo che in una certa numerosità di questi pazienti rimangono segni della malattia, come difficoltà respiratoria e un certo stato anche di depressione. D’altronde il Coronavirus ha comportato tutta una serie di situazioni difficili da gestire per il paziente stesso, rinchiuso in isolamento”.
“Credo che avremo bisogno ancora di qualche mese per capire cosa di tutto questo resterà. Io ho fiducia che molte di queste sindromi passeranno con il tempo, però certamente oggi rispondere a questa domanda non è semplice, perché ancora non abbiamo dati sufficientemente provati per poter stabilire con certezza cosa rimane dalla malattia”, ha concluso Andreoni.
(fonte: Agenzia Dire)